Caduta del Cappello di Napoleone (Felsenwache)
26 ottobre 1915
Il 23 ottobre una pattuglia (s.ten. Tomelleri) effettua una ricognizione oltre le
linee avanzate italiane del Costone di Agai, riuscendo a localizzare le buche dei tiratori e ad
individuare un percorso defilato per raggiungere la Sella di Agai.
Ciò spinse il t.col. Garibaldi a
tentare di sfruttare i recenti successi. In tale ottica si pensò di ritirare le truppe dalle due
trincee avanzate per far iniziare il tiro dei 210;
terminato questo, sarebbero entrati in azione i cannoni delle batterie campali e da montagna. Di
conseguenza alle 9.30 del 25 inviava la seguente comunicazione al magg.
Pandolfini:
"In seguito alle richieste sue e degli ufficiali alle sue dipendenze ho ottenuto dal comando
della divisione la cooperazione degli obici da 210 al bombardamento del 'Cappello di Napoleone' e
della Sella di Agai, per un'azione decisiva da iniziarsi nelle prime ore pomeridiane di oggi.
La S.V. disponga quindi delle sue due compagnie 10ª e 11ª del III battaglione del 52° e della 19ª
compagnia del 50° fanteria. Questa operazione sarà preparata dagli obici da 210 ed accompagnata
dalle batterie campali del Monte Porè e dalla 11ª batteria da montagna nei suoi appostamenti. Per
conseguenza la S.V. mi farà avere per le ore 11 un dettagliato progetto di attacco, fissando a
ciascun reparto i suoi precisi obiettivi."
Contemporaneamente chiedeva anche al cap. Carosi le condizioni della sua compagnia. La risposa fu:
"In coscenza e per amor di Patria, metto da parte il mio interesse personale e le dichiaro
francamente il mio giudizio: sulla impossibilità di compiere quanto Ella dice, stante la stanchezza
delle truppe."
Alle 15.07 viene diramato un nuovo Ordine di Servizio. Il 26 ottobre alle 9.30 la
10ª/52° Alpi (cap. Carosi) mosse verso il Cappello di
Napoleone sotto il tiro protettivo dell'artiglieria (iniziato alle 7 e divenuto tambureggiante
verso le 12) mentre un reparto della 15ª/50° Parma
partendo dal Vallone di Franza effettuava una manovra avvolgente seguendo le pendici nord-est del
Col di Lana verso la sella di Agai. Attorno alle 12 il caposaldo austriaco cadeva; questo il
racconto del comandante della postazione, cad. Albrecht (secondo Schemfil, il comandante della
posizione era il cad. Kaspar del Landstürm):
"La notte fra il 25 ed il 26 ottobre passò relativamente calma. Il mattino dopo, verso le 7,
ebbe inizio il fuoco delle artiglierie con proseguì con intensità crescente sino a diventare
tambureggiante verso le 10. Da tutte le parti e con i più svariati calibri ci sparavano contro.
Già da alcuni giorni (21 ottobre) eravamo sotto questo tiro infernale: in particolare ci dava
molto fastidio un cannone piazzato sotto la quota 2250 ("Ciamplò") che ci colpiva alle spalle.
Le nostre opere difensive erano state completamente smantellate.
Io, con quattro uomini, mi appostai sulla destra, dove il terreno sembrava più defilato al tiro
dell'artiglieria, i cui proiettili, sia di piccolo sia di grosso calibro, vi passavano sopra senza
esplodere.
Verso le 10.30 - cessato il fuoco delle artiglierie - gli italiani, che si erano ammassati in gran
numero nella valletta di destra, ci attaccarono con molta decisione e non fummo più in grado di
respingerli. Essi piombarono sugli appostamenti delle vedette, uccidendo a colpi di bombe a mano i
pochi superstiti che vi trovarono.
Purtroppo la nostra mitragliatrice sulla vetta del Col di Lana non aprì il fuoco: il suo tempestivo
intervento ci avrebbe sicuramente salvato. Ci difendemmo fin che fu possibile, poi - per non essere
fatti prigionieri - io ed il caporale Innerhofer ci buttammo giù dalla parete, salvandoci per
miracolo."
Il Cappello di Napoleone; sullo sfondo il Piz Boè (Arch. Morell)
Nonostante gli sforzi del cap. Eymuth (comandante del settore, sotto pressione da parte del col. Lauer) gli italiani si rafforzarono sulla posizione appena conquistata; giunse il plotone del s.ten. Caetani che in breve tempo perse 8 uomini tra morti e feriti. Nelle prime ore del pomeriggio il cad. Albrecht riesce a raggiungere il Panettone e gli viene assegnato il comando di un nucleo di 18 kaiserjäger (della 3ª e 4ª compagnia) per tentare la riconquista del Cappello di Napoleone, ma solo durante l'avanzata perse 10 uomini. Alle 17 la mitragliatrice della vetta del Col di Lana inizia a sparare sugli italiani che si ritirano dalla posizione, ma alle 18 la rioccupano immediatamente. In contemporanea parte dalla vetta del Col di Lana un gruppo al comando del cap.magg. Paulweber che viene però intercettato da un riflettore italiano e fatto oggetto di tiro a shrapnell: il gruppo ritenta vanamente alle 24. Un altro attacco di 23 kaiserjäger (cap. Nicolussi) venne arrestato più tardi dagli uomini della 11ª/52° Alpi (cap. Blasi).
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