Caduta del Panettone (Infanteriestellung)
29 ottobre 1915
Assieme all'attacco contro il Cappello di Napoleone, anche sul Costone di Salesei si svolgevano
alcuni attacchi contro il Panettone ad opera del III/92°
Basilicata (magg. Siliprandi). L'operazione venne
però rimandata al 27 ottobre secondo l'ordine del t.col.
Garibaldi del 26 ottobre, ore 23.04.
La mattina del 27 alle 10.30, dopo il consueto bombardamento, l'azione delle fanterie italiane
riprende contro il Panettone ed i due Montucoli.
L'11ª compagnia avrebbe operato contro il Panettone, mentre la 10ª contro l'obiettivo secondario; a
rincalzo di entrambe veniva la 12ª (tutte appartenenti al III/92°). Il sostegno era fornito dal
fuoco ravvicinato di una mezza sezione di artiglieria da montagna. Le posizioni di partenza erano
presidiate da una compagnia del 59° Calabria e da
due plotoni del 60°.
Gli attaccanti uscirono dal lato sud della trincea lungo il Ferro di Cavallo per raggiungere e
risalire il Vallone della Morte. I plotoni giungono alle 12 al secondo ordine di reticolati ma
vengono accolti dallo scoppio di alcune mine e dal lancio di bombe a mano. L'azione frontale era
dunque fallita, quindi il t.col. Garibaldi dispose per un'azione aggirante sul lato occidentale del
Panettone; questa inizia verso le ore 16. Le truppe escono stavolta dal lato nord della trincea
mentre l'artiglieria batte il rovescio delle posizioni austriache. Ma proprio a causa di questo, i
reticolati rimangono intatti ed alle 18.30 gli attaccanti sono costretti a rientrare nelle posizioni
di partenza con oltre 200 tra morti e feriti. Da parte austriaca, i kaiserjäger che avevano respinto
15 attacchi in 13 giorni avevano perso più di 170 uomini e verso le 24 vennero sostituiti dalla 4ª
e da un plotone della 12ª/4° Kaiserjäger. Il cap.
Eymuth passò il comando al cap. Marenzi della
5ª compagnia.
Il giorno seguente (28 ottobre) gli italiani ripropongono lo stesso copione (artiglieria la
mattina ed attacchi di fanteria nel pomeriggio). Così ricorda la giornata il cad. Nicolussi della 7ª/4°
Kaiserjäger:
"Della nostra posizione non esisteva più nulla, nè un tratto di camminamento, nè una trincea, ma solo
mucchi di terra e detriti. [...]
Il bombardamento prosegue senza interruzione: attorno a noi è l'inferno! Di tanto in tanto diamo
un'occhiata al terreno antistante e vediamo, pian piano, sgretolarsi le nostre difese accessorie: i
reticolati sono completamente distrutti e non sono più impedimento all'avanzata degli italiani. [...]
Quando verso le 19 il bombardamento ebbe termine, i difensori corsero ad occupare quel che era rimasto
delle trincee, ma qui ne approfittarono gli italiani del Cappello di Napoleone che da lassù sparavano
nella schiena e di fianco dei kaiserjäger in corsa. Costoro ebbero l'impressione che l'attacco provenisse
dal versante opposto, e così rientrarono di corsa nell'accampamento, e qui rimasero inchiodati dal fuoco
proveniente dal Cappello di Napoleone. Intanto gli italiani avanzarono indisturbati sino ad occupare la
nostra trincea, senza quasi incontrare resistenza."
Due intere compagnie (la 1ª e la 10ª) ed un plotone della 9ª superarono i due ordini di reticolati e
raggiunsero la trincea austriaca. Di rincalzo giunse poi la 12ª; vennero catturati 15 uomini e 3
mitragliatrici. Il furioso contrattacco dei kaiserjäger costò circa 100 vittime per parte. Nel tardo
pomeriggio il III/92° ebbe il cambio dal II/91° che si trincerò a breve distanza dai reticolati del
Panettone.
Anche gli austriaci ricevettero rinforzi: verso le 23 giunsero 3 plotoni della 12ª (cap.
Ebner), mezzo plotone della 14ª (ten. Low) e due
mitragliatrici, per un totale di 17 ufficiali, 495 uomini e 8 mitragliatrici posti a difesa del Panettone.
Il 29 ottobre alle 13.30 gli italiani sferrarono l'ultimo decisivo attacco. La 7ª/91°
uscì dal lato est della trincea e, suddivisa in due colonne, procedette in direzione della Collina
di Mezzo e della Terza Collinetta; la 6ª uscì dal camminamento coperto su tre linee e puntò in
direzione del caposaldo principale. Un plotone della 5ª uscì dal lato ovest in appoggio all'attacco
frontale. L'8ª rimase per rinforzo. Alle 14.30 tutta la linea tra il Panettone ed il Cappello di
Napoleone è in mano italiana. Di rinforzo vengono inviate la 11ª e 12ª/92°. Durante l'azione
vennero catturati 270 uomini, 1.000 fucili, 8 mitragliatrici, 3 lanciabombe e numerose casse di
munizioni e bombe a mano.
Il col. Vonbank ordinò l'immediata
riconquista della posizione perduta, sollecitando il col.
Lauer, ma erano disponibili solo
alcuni plotoni della 13ª e 14ª/4° Kaiserjäger e metà della 201ª sezione mitragliatrici bavarese. Si
pensò piuttosto a trasformare in trincea il camminamento che dal Col della Roda, per il Posto di
Guardia (FW) 6, porta al Bergsappe sul pendio occidentale del Col di Lana. Questa nuova linea venne
chiamata Rothschanze (in onore del gen. Roth), mentre per gli italiani divenne il Montucolo
Austriaco. Circa 150 metri più avanti sorgeva la FW 7 che venne abbandonato dagli austriaci e
subito occupato dalla 12ª/52° Alpi che lo battezzò come
Montucolo Italiano (Italienische Hangstellung).
Le nuove posizioni italiane vennero subito rafforzate ma senza grandi risultati; ricorda in
proposito il magg. Mezzetti:
"Particolarmente disagiata era la vita nella trincea del Panettone, vero cunicolo da talpe,
blindato alla meglio, umidiccio e nel quale filtrava scarsa luce dalle feritoie. Metà del presidio
vi restava in piedi con il fucile alla feritoia a spiare la trincea nemica, distante una quarantina
di metri, pronta a fulminare chiunque si mostrasse; l'altra metà attendeva il suo turno accosciata
sul fondo. Si restava 48 ore in quella trincea e se ne usciva abbruttiti. Fra le due trincee
giacevano e si corrompevano i cadaveri dei nostri e degli austriaci caduti nei numerosi
combattimenti [...]"
Queste le prime impressioni del Caetani
quando giunse al "Villaggio Austriaco":
"In mezzo a tutta questa baraonda, cadaveri in ogni dove, in ogni immaginabile atteggiamento:
gente schiacciata, fulminata ove si era rifugiata; soldati caduti mentre correvano.
Nel posto di medicazione una granata da 210 ha causato un vero macello. Dietro una baracca giaceva
sulla schiena il capitano Ebner, sereno nel suo atteggiamento di morte; faccia da bulldog, con i
baffi irti come un porcospino. Non si era voluto arrendere e si era fatto uccidere da eroe."
Rispetto a quest'ultima versione, altre testimonianze raccontano che il cap. Ebner sia stato ucciso
dagli italiani perchè si rifiutò di consegnare la pistola d'ordinanza.
Il Col di Lana e Pieve di Livinallongo (Arch. Morell)
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