Col di Lana

I bersaglieri avevano l'ordine di concorrere all'assalto contro la Rothschanze: un ufficiale e 20 bersaglieri scelti del XXV battaglione del 3° Reggimento avrebbero dovuto aprire i varchi nelle difese. Appena passate le 24 una pattuglia tentò di scalare i canaloni del Salto Roccioso che però era coperto di ghiaccio, e quindi l'azione non riuscì.

Accampamento italiano di Salesei (Arch. Morell)

La sera del 21 aprile giunse al XVIII battaglione (che si trovava in riposo a Salesei) l'ordine di azione contro il Sief. L'intero battaglione (345 uomini) si ribellò con le armi alla mano e si diresse invece verso le retrovie in Val Cordevole. Il mattino dopo furono fermati dagli autisti e scritturali della 18ª Divisione che presso Alleghe sbarrarono la strada con i loro autocarri. Il Tribunale di Guerra condannò a morte 5 soldati, uno ai lavori forzati, uno a 15 anni di reclusione mentre gli altri 337 furono condannati a 3 anni di carcere militare e vennero trasferiti in reparti addetti ai servizi. Così ricorda l'esecuzione don Bernardino Mastroianni: "Arrivò un'ambulanza con i cinque condannati, che furono fatti sedere su cinque sedie, allineati. Il cappellano parlò con loro, li benedisse. Io li guardai, li osservai, nascosto sul pendio della strada che porta a Caprile. Un segno di spada abbassata fece partire la scarica. Quattro condannati caddero all'indietro, l'altro, ucciso dalla paura, restò reclinato sulla sedia. Fuggii terrorizzato verso la chiesa di Caprile. Don Cipriano stava cantando il Gloria della Resurrezione di Gesù, per la Santa Pasqua. Finita la Messa, la gente ritornò alle case. Pochi avevano saputo della fucilazione. L'ambulanza ritornò a Caprile e depose i fucilati, vestiti e insanguinati, nella camera mortuaria, davanti alla chiesa, a cento metri dal cimitero. Rientrai solo con un bersagliere. Uno alla volta, distesi su una scala, portammo i cinque nella fossa. Ero solo a pregare: 'Signore dona a loro la tua pace. Povere mamme!'"

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