Conquista del Montucolo Austriaco
21 aprile 1916
Il costone occidentale del Sief (che era diventato il nuovo obiettivo dell'avanzata italiana) rappresentava il punto maggiormente vulnerabile del nuovo schieramento austriaco; nella sua parte superiore (q.2275) venne insediato il nuovo posto di comando Höhle e poco più ad est il nuovo trinceramento Peterstellung. Questo dovette essere ricostruito ex novo, in quanto il vecchio e superficiale tracciato non era più idoneo alle nuove esigenze: solo la linea dei reticolati potè essere riutilizzata dopo che fu spalata la neve che la copriva per intero. La parte inferiore del costone comprendeva i "Ridottini Bianchi", i "Ridottini di Laste", il Forte La Corte e la Tagliata di Ruaz. Sulla vetta del Sief vi era un osservatorio di artiglieria e circa 100 metri sotto l'arrivo della teleferica che arrivava da Corvara passando per l'Alpenrose.
Il Col di Lana ed il Sief visti dall'alto (da Schamfil)
Ogni ordine italiano raccomandava l'avanzata per conquistare di slancio il Sief, quasi presagendo
che quest'ultimo si potesse trasformare in un nuovo Col di Lana.
Nelle prime ore del 20 aprile il comando della 18ª Divisione impartiva l'ordine di un
duplice attacco contro il Sief e Ferdole ad opera del 60° Calabria. Per le 14 era previsto il tiro
dell'artiglieria; la prima colonna (IV/60°, magg.
Alcioni) si mosse dalla cima verso le
22 in direzione del Crestone con la 16ª in testa e la 15ª di rincalzo. La seconda colonna (II/60°,
magg. Marras) si muoveva in due gruppi: il primo (6ª e 7ª compagnia) partiva dal Montucolo Italiano
ed il secondo (5ª e 8ª) dalla Ridotta Calabria.
Sulla sinistra, 2 compagnie del 3° Bersaglieri
si tenevano pronte all'azione, mentre sulla cima un cannone da 42 era pronto a battere le
mitragliatrici austriache. Sulla destra (nel settore della 17ª Divisione) si andavano delineando i
primi movimenti d'attacco alla Sella del Sief.
Un plotone della colonna Alcioni riuscì a raggiungere di sorpresa il camminamento lungo il Crestone
del Sief e mise in fuga il presidio del Grat-Stützpunkt. Gli austriaci, riavutisi dalla sorpresa,
bloccarono il resto della colonna, che per tre volte tentò inutilmente di reiterare l'attacco. Nel
pomeriggio del 21 la colonna Alcioni ripiegò fino al termine della cresta dove sorgeva
l'Opera C, e la sistemò a difesa. La colonna Marras ebbe miglior fortuna: la 6ª e la 7ª riuscirono
ad oltrepassare i reticolati della Rothschanze e ad occupare il Posto N.1, salvo poi doverlo
abbandonare a causa del violento bombardamento. Le altre due compagnie vennero bersagliate dal
fuoco proveniente dalla Lunetta 2 (FW 8). Tale posizione venne neutralizzata durante la notte da un
plotone della 15ª che si era mosso lungo il Camminamento B.
La linea austriaca era presidiata dalla 1ª/2° Kaiserjäger (ten. Tuhn) con circa 120 uomini; alle 23
giunse il cambio della 7ª (ten. Reidl). Il cambio avvenne senza incidenti ed il Tuhn riferì che la
posizione poteva ormai considerarsi perduta. Le due compagnie italiane provenienti dalla Ridotta
Calabria, con l'aiuto del plotone che aveva occupato il Posto N.8 minacciavano il fianco della
posizione, mentre i superstiti della 6ª e 7ª riprendevano l'attacco finale. Il ten. Reidl ricevette
l'ordine di abbandonare la posizione e di ritirarsi; alle 2 il cap. Groller (comandante della
posizione del Col di Roda) avvisò anche il Posto N.6 che in caso di avanzata italiana, avrebbero
dovuto ritirarsi, ma ciò non avvenne in quanto gli italiani erano già troppo vicini e vennero
quindi catturati. Alle 5 lo sgombero della Rothschanze si poteva considerare terminato, a meno di
alcune pattuglie che avevano il compito di trattenere gli italiani.
Alle 12 l'artiglieria italiana riprende a battere la linea Peter ed il campo Alpenrose; alle 18.30
veniva colpito il centralino telefonico ed alle 20.10 il comando di settore, causando la morte del
magg. Waltersckirchen, del suo aiutante Fischl, e del ten. Gleisenberger (comandante della sezione
mitragliatrici). Il nuovo comandante di settore, il col. von Sparber, diramò il seguente appello:
"Intendo che le truppe ai miei ordini non si impressionino per la situazione momentaneamente
sfavorevole ed esigo che un ulteriore cedimento della linea venga assolutamente impedito. Mi
attendo da tutti gli ufficiali e comandanti ch'essi adoperino ogni mezzo di convinzione per elevare
il morale delle truppe dipendenti. Questa notte sarà decisiva per lo svolgimento dei combattimenti
futuri. Il nemico cercherà forse di approfittare del suo successo per penetrare nel punto debole
della nostra linea (Piccolo Posto N.5 al Col di Roda). Questa posizione deve essere tenuta ad ogni
costo. Essa rappresenta, in questo momento, il punto chiave del fronte Col di Lana - Sief. Si
comunichi alle truppe che rinforzi di fanteria e di artiglieria sono in marcia e che domani la
nostra situazione migliorerà."
Le perdite italiane furono: 5 ufficiali morti (cap.
Branca e De Vito, s.ten.
Giannetti ed asp.
Dragonetti e Piano) e 4 feriti
(cap. Paribene, s.ten. Pirotti e Brunini, asp. Gallisti), 49 soldati
morti, 263 feriti e 13 dispersi. L'episodio è narrato in una lettera/protesta del s.ten.
Gentili.
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