Il risveglio della Cengia
19 Marzo 1916
Alla fine di febbraio il comando del settore Lagazuoi venne assunto dal cap.
Raschin, comandante della Streifkompanie
N. 6 (10 ufficiali e 300 uomini). Giunsero anche 2 compagnie del battaglione Landstürm III e tutto
il 167° (magg. Andres). Vi era inoltre un reparto di mitraglieri con 14 armi per un totale di
circa 1.200 uomini.
Il settore Valparola (affidato al III/3° Kaiserjäger) aveva il suo cardine nel Trincerone
Vonbank: questo era stato rinforzato da manufatti in cemento e dall'apertura di gallerie scavate
nella roccia, mentre sul davanti erano state piazzate 6 file di reticolati. Era però dominato
dalla Cengia, tranne nel suo punto più settentrionale, nel quale i Kaiserjäger costruirono due
ricoveri in legno a 3 piani, rinforzati da muri in cemento. Il più grande era destinato alla
truppa, l'altro agli ufficiali. Furono costruiti 7 appostamenti per fucilieri a difesa ravvicinata
ed un camminamento coperto di 30 metri (largo 2) che collegava il Trincerone con il Passo di
Valparola.
La Cengia Martini era allora presidiata dalla 229ª (cap. Masini) che assieme al s.ten. Omodei-Zorini della 3ª batteria del 1° reggimento artiglieria da montagna studiò il modo migliore per distruggere il villaggio militare; per ottenere lo scopo, si ritenne necessario aprire una feritoia nella grotta a sud-est del Sasso Bucato. Tale lavoro richiese particolari precauzioni e parecchio tempo.
Alle 15.30 del 19 marzo (onomastico dell'imperatore d'Austria) il s.ten. Omodei-Zorini apriva il fuoco e con 30 granate distruggeva entrambi i ricoveri. Dopodiché dirigeva il fuoco contro la massa degli sbandati che cercava riparo verso l'imbocco nord del camminamento; le stime italiane parlarono di circa un centinaio di vittime. La rappresaglia austriaca fu immediata, ma non sortì gli effetti desiderati.
Il 10 aprile il cap. Raschin ed il ten. Tomsa (degli zappatori) con 10 uomini lanciano bombe cilindriche e granate contro le posizioni italiane. Simile azione viene tentata il 12 aprile dall'Anticima.
Il 6 maggio un'azione viene diretta da Tomsa e Schneeberger ed il 17 maggio un'altra azione è appoggiata dall'artiglieria del Forte Tre Sassi. Il 31 maggio vengono gettate bombe ed un barile esplosivo e lo stesso Raschin si fa calare con una fune per studiare gli effetti: ma solo il 6 giugno gli austriaci si resero definitivamente conto delle difficoltà.
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