La ritirata

Novembre 1917

Il 28 ottobre, giornata di violentissima tormenta lassú fra le cime, il comando della Val Pettorina avvertí i comandi delle truppe in linea che si tenessero pronti a ripiegare sulla cosidetta "linea gialla" o di resistenza dell'armata, dove il comando della brigata Alpi aveva intanto mandato in ricognizione il Tenente Zanutti del Val Cordevole. La sera del 3 novembre, la 276ª compagnia alpina riceveva l'ordine di portarsi nella zona Fedaia-Mesola, per dare il cambio ai reparti che dovevano ripiegare per primi. Intanto, il comandante del battaglione Val Cordevole assumeva il comando dell'alta Val Pettorina e si stabiliva a Malga Ciapèla. Nella notte del 4 pervennero alle truppe dislocate sulla Marmolada le ultime istruzioni sulle modalità da seguire per il ripiegamento. Il comando della retroguardia della colonna in Val Cordevole veniva assunto dalla brigata Reggio, alle cui dipendenze passava pertanto anche il battaglione Val Cordevole, con i plotoni d'alta montagna del 51° Alpi, la 24ª batteria da montagna e le sezioni mitragliatrici dipendenti. Ogni contatto con gli austriaci doveva essere interrotto alle ore 20:00 del giorno 4 novembre. Durante la giornata si sgombrarono i materiali dai punti non in vista austriaca; per quelli di maggior valore e piú esposti si attese l'oscurità. I soldati montarono di vedetta per l'ultima volta, senza pronunciare parola, accasciati da un muto dolore, quasi senza rendersi conto di quel che era accaduto, né di ciò che si stava preparando.
Alle ore 20:00 s'iniziò il movimento delle truppe, che si svolse secondo i piani prestabiliti nel piú perfetto ordine e nel massimo silenzio. Le teleferiche continuarono sino all'ultimo momento a trasportare a valle i materiali. Verso le ore 22:00 raggiungevano Malga Ciapèla due plotoni d'alta montagna del 51°, i quali con due plotoni di alpini che già vi si trovavano si schierarono sulle posizioni predisposte a difesa dei Serrai di Sottoguda. Nel frattempo venne fatta saltare la polveriera di Tabià Ere. La 997ª e la 3ª Compagnia Mitraglieri prendevano successivamente posizione ai Serrai. Il reparto lanciafiamme, la 276ª e la 266ª compagnia alpina, insieme con la 1411ª, la 9ª e la 18ª Mitraglieri, lasciate le prime linee, proseguirono subito per Sottoguda e Palue. Il ripiegamento della 206ª avvenne per scaglioni, prima dalla quota 3.065, poi dalla Forcella e dalla Punta Seràuta. Sulla tavola della mensa ufficiali fu lasciata infissa una baionetta con un foglio sul quale era scritto a caratteri cubitali: «Ritorneremo!».
Tutte le munizioni d'artiglieria furono precipitate giú per il ghiacciaio, i vari depositi incendiati, le teleferiche fatte saltare, la «Galleria Rosso» ostruita. La 206ª compagnia si portò seco non solo le sue armi, ma anche sei mitragliatrici e due bombarde da 58A con le relative munizioni, che poi servirono egregiamente nella prima difesa del Monfenera. Durante la distruzione delle opere difensive di Forcella a Vu, l'alpino Fioravante da Canal restò isolato dai compagni, ma riuscí a raggiungere piú tardi il suo plotone col viso tutto bruciacchiato dal fuoco, dopo esser passato tra i baraccamenti incendiati.
Verso la una di notte, la 206ª riprendeva la marcia verso Palue, seguita un quarto d'ora dopo dal plotone sciatori, che aveva il compito d'incendiare le baracche e far saltare la polveriera di Malga Ciapèla. I reparti già schierati lungo i Serrai di Sottoguda, ripiegando su Palue, facevano pur essi saltare alle loro spalle, uno dopo l'altro, tutti i ponti sul torrente Pettorina e le due gallerie scavate nell'ultimo tratto della forra selvaggia. Distruggevano tutto ciò che era possibile dei depositi militari di Palue, costituiti in previsione di un lungo inverno, e facevano saltare in aria anche il ponte di pietra sul torrente Pettorina.
Alle ore 03:45 del 5 novembre, il battaglione Val Cordevole ed i plotoni d'alta montagna proseguirono la loro marcia lungo la Val Pettorina. Oltrepassati i villaggi di Rocca Piétore e di Caprile, alle ore 05:30 giunsero a Le Grazie, gruppo di casolari sul Cordevole, dove sostarono. Ripreso il cammino giunsero ad Alleghe alle ore 09:00, e alle 11:00 a Cencenighe, all'imbocco dalla Val Biois. Verso la mezzanotte giunsero ad Agordo, dove poterono prendere un po' di riposo. Il giorno seguente, lungo il Canale d'Agordo, raggiunsero Mas dove trascorsero la notte. Il 7 novembre sboccarono nella Val Belluna e passarono la notte ad Anzú, un piccolo villaggio nei pressi di Feltre. La mattina dell'8 ripresero il cammino lungo il corso del Piave alla volta di Alano, a valle della stretta di Quero, sistemandosi alla meglio presso il Ponte di Vidòr. Alle ore 10:00 del giorno 9 i reparti proseguirono ancora verso Casera Guizza, nei pressi delle Grave di Alano. Il 10 novembre il battaglione Val Cordevole si schierò con le altre truppe della Divisione a difesa del Piave, ma a mezzogiorno ricevette l'ordine di trasferirsi a Crespignana, fra i colli asolani, sulle pendici meridionali del Monte Grappa, a disposizione del comando il IX Corpo d'Armata.

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