Attacco austriaco
7 Giugno 1915
La compagnia di alpini (la 96ª del cap. Rossi) teneva due
plotoni sul pianoro sud, e poi uno per ciascuna della due valli laterali (Popena e Rimbianco). Il
4 giugno arriva il cambio da parte della 268ª del
Val Piave (la 96ª viene trasferita sul Passo Fiscalino), che disloca
un plotone in posizione avanzata presso la Piramide Carducci ed il resto circa 200 metri più indietro.
Nel frattempo dal 2 al 6 giugno gli austriaci (su mandato del maresciallo
Goiginger) prepararono un attacco per alleggerire la
pressione.
Le truppe austriache destinate all'attacco (2 compagnie miste di Landesschützen, artiglieri ed elementi del 167°
Landsturm agli ordini del ten. Roachek e una ventina di Standschützen di Dobbiaco e S. Candido come guida per un
totale di 3 ufficiali e 180 uomini) salgono da Carbonin (per il Sentiero dei Turisti) e da Landro (Sentiero dei
Pionieri) verso il pianoro sud, a metà strada tra la Piramide Carducci e la Forcella dei Castrati.
L'artiglieria austriaca dalle 4 inizia a bersagliare gli alpini della 268ª, sotto un cielo nebbioso e piovoso.
Ma i sentieri in precedenza distrutti rallentano l'avanzata dei due gruppi. Quello partito da Carbonin
(s.ten. Bernhard) arriva comunque puntuale nella conca occidentale ma verso le 5:30 viene individuato e bersagliato
dall'osservatorio di artiglieria di Longeres e dagli alpini trincerati sull'orlo del versante sud. Il s.ten.
Bernhard decide di non attendere l'arrivo del secondo gruppo e passa decisamente all'attacco. Nella neve ancora
alta i Landesschützen cercano di aprirsi un varco in direzione del versante sud, che nel frattempo era stato
rinforzato da elementi della 268ª: superato il tratto innevato, grazie anche all'aiuto del secondo gruppo nel
frattempo sopraggiunto e delle batterie di Malga Specie e di Punta Scarperi, gli austriaci riescono a penetrare
nelle trincee italiane. Gli alpini contrattaccarono ripetutamente con i plotoni dei s.ten. De Pluri (
Giovanni e Giuseppe) e
De Toni che trovano la morte assieme ad
altri 100 uomini (tra i quali il serg.
Colle, il cap. magg. Fava, gli alpini Bergabasco,
David,
Vecellio) mentre da parte austriaca le vittime furono circa 12 ed una ventina di feriti.
Gli alpini si ritirarono combattendo sull'orlo meridionale del monte, mentre le batterie italiane
delle Tre Cime, seppur duramente controbattute, riuscirono ad arrestare il progresso nemico e
soprattutto l'afflusso dei rinforzi; alle 14 il comando austriaco, preoccupato dal numero delle
perdite dovute ai tiri dell'artiglieria italiana, ordina di ristabilire la linea del fronte sul
pianoro nord, decisione poi fortemente criticata dagli alti comandi austriaci. Dopo poche ore gli
italiani ritornano in possesso del pianoro sud senza colpo ferire.
Di rinforzo viene inviata una compagnia ed una sezione mitragliatrici del 56°
Marche.
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