Dettoni Alfredo
Sottotenente
91° Brigata Basilicata
Nato il 18 novembre 1892 a Voghera (PV)
Morto il 18 luglio 1915 su Monte Cavallino
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Nell’assalto delle trincee nemiche, ferito ad una gamba, incitava con voce i militari del suo
plotone. Nuovamente colpito, moriva sul campo.
Monte Cavallino, 18 luglio 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Alfredo Dettoni nasce a Voghera, in provincia di Pavia, il 18 novembre del 1892 da Michelangelo e
da Luigia Cioccolandi. Orfano di padre a tre anni, cresce tra le cure della madre, delle sorelle e
dei fratelli. Dopo aver frequentato le scuole elementari, passa a quelle tecniche dalle quali si
licenzia ottenendo, nel 1906, per merito, una borsa di studio. Frequenta quindi l'istituto tecnico
"Carlo Cattaneo" di Milano dando prova di serietà e ingegno non comuni. Nel luglio del 1910, appena
diciottenne, merita il diploma di ragioniere e nel successivo settembre è assunto negli uffici del
"Credito Italiano" di Milano. Il 30 dicembre del 1912, chiamato a soddisfare gli obblighi di leva,
lascia il suo impiego e viene ammesso al corso degli allievi ufficiali di complemento del 90°
fanteria, a Genova. Il 19 febbraio del 1914 è nominato sottotenente, tra i primi del suo corso, ed
assegnato al II battaglione del 91° fanteria della brigata Basilicata.
La dichiarazione di guerra lo trova a Longarone dove il suo reggimento è posto alle dipendenze
della 10ª Divisione. Trasferito in Cadore, il 15 giugno il suo battaglione è schierato a Forcella
Zovo - Passo Longerin da dove tenta, con successivi e infruttuosi attacchi, di sfondare le linee
austriache di Cima Palombino e Forcella di Dignas. Per il sottotenente Alfredo Dettoni è il
battesimo del fuoco ed egli combatte con ardore guidando la sua squadra che, dopo la battaglia,
riporta a valle incolume.
Il 2 luglio viene spostato nel tratto Cima Canale - Monte Chiadenis - Monte Avanza e con la
compagnia agli ordini del capitano Lodovico Bianco Crista, nelle giornate del 9 e del 10, partecipa
a diversi attacchi verso la parete sud del Monte Cavallino e Forcella Ciuzes. Nonostante il tenace
impegno dei fanti, dei bersaglieri e degli alpini del
Pieve di Cadore e del
Fenestrelle, uniti in quei giorni nell'assalto, il Monte Cavallino resta in mano austriaca.
Il 18 luglio è previsto un secondo tentativo d'attacco contro lo stesso obiettivo e assieme ad
altri reparti di bersaglieri e alpini, anche il II/91° ed il III/91° sono nuovamente chiamati
all'azione che, dopo l'esperienza delle precedenti ed inefficaci cariche, è considerata una tra le
più difficili operazioni di tutta la fronte della 4ª Armata. Le truppe dirette contro il Cavallino
sono guidate dal comandante della brigata "Basilicata", il maggiore generale
Giacinto Ferrero.
La notte del 17 luglio il sottotenente Dettoni è schierato col suo plotone nei ranghi della colonna
che deve attaccare alla sinistra della fronte, non lontano dal comandante della sua compagnia.
C'è la nebbia e cade acqua mista a neve. Giunge l'ora dell'assalto e le compagnie si muovono in
silenzio; riescono ad avanzare indisturbate ma all'alba la nebbia si disperde e il nemico scorge le
colonne che salgono e apre il fuoco. Svanito l'effetto sorpresa, sotto il tiro delle mitragliatrici
austriache, i fanti sono costretti a rallentare l'avanzata. I combattimenti si protraggono per
tutta la giornata con insistenza; muoiono in molti, e tra quelli c'é anche il maggiore
Riva Rocci, il comandante del II battaglione.
Verso sera Dettoni viene ferito a una gamba; sanguina copiosamente e i suoi soldati lo vogliono
allontanare dalla linea del fuoco. Il giovane sottotenente rifiuta; si alza invece, e continua ad
esortare i suoi con la voce che ha ancora forte. Viene preso di mira ed è colpito nuovamente da un
proiettile, questa volta in piena fronte; cade morto all'istante.
"Con me e poco distante da me ..." - scriverà alla madre il capitano Lodovico Bianco
Crista - "... si è trovato il caro Alfredo per tutto il combattimento del giorno 18 luglio,
comportandosi con vero e grande valore. Verso le ore 17, appostato, con alcuni soldati del suo
plotone in prossimità ad una trincea del nemico, a cui si teneva fronte sin dal mattino, e già dopo
un assalto ben riuscito, veniva colpito al capo da mortale ferita ... Faccio però voti che le sia
di conforto il sapere che suo figlio cadde da valoroso, adempiendo il più nobile dovere verso la
Patria".
Per il suo comportamento, ad Alfredo Dettoni sarà attribuita la Medaglia d'argento al Valor
Militare.
La scomparsa del giovane ufficiale commuove tutti i suoi compaesani. Il 25 novembre del 1915 il
Consiglio comunale di Voghera lo commemora dedicandogli una via cittadina.
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Nato il 18 novembre 1892 a Voghera (PV)
Morto il 18 luglio 1915 su Monte Cavallino
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Nell’assalto delle trincee nemiche, ferito ad una gamba, incitava con voce i militari del suo plotone. Nuovamente colpito, moriva sul campo.Monte Cavallino, 18 luglio 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Alfredo Dettoni nasce a Voghera, in provincia di Pavia, il 18 novembre del 1892 da Michelangelo e
da Luigia Cioccolandi. Orfano di padre a tre anni, cresce tra le cure della madre, delle sorelle e
dei fratelli. Dopo aver frequentato le scuole elementari, passa a quelle tecniche dalle quali si
licenzia ottenendo, nel 1906, per merito, una borsa di studio. Frequenta quindi l'istituto tecnico
"Carlo Cattaneo" di Milano dando prova di serietà e ingegno non comuni. Nel luglio del 1910, appena
diciottenne, merita il diploma di ragioniere e nel successivo settembre è assunto negli uffici del
"Credito Italiano" di Milano. Il 30 dicembre del 1912, chiamato a soddisfare gli obblighi di leva,
lascia il suo impiego e viene ammesso al corso degli allievi ufficiali di complemento del 90°
fanteria, a Genova. Il 19 febbraio del 1914 è nominato sottotenente, tra i primi del suo corso, ed
assegnato al II battaglione del 91° fanteria della brigata Basilicata.
La dichiarazione di guerra lo trova a Longarone dove il suo reggimento è posto alle dipendenze
della 10ª Divisione. Trasferito in Cadore, il 15 giugno il suo battaglione è schierato a Forcella
Zovo - Passo Longerin da dove tenta, con successivi e infruttuosi attacchi, di sfondare le linee
austriache di Cima Palombino e Forcella di Dignas. Per il sottotenente Alfredo Dettoni è il
battesimo del fuoco ed egli combatte con ardore guidando la sua squadra che, dopo la battaglia,
riporta a valle incolume.
Il 2 luglio viene spostato nel tratto Cima Canale - Monte Chiadenis - Monte Avanza e con la
compagnia agli ordini del capitano Lodovico Bianco Crista, nelle giornate del 9 e del 10, partecipa
a diversi attacchi verso la parete sud del Monte Cavallino e Forcella Ciuzes. Nonostante il tenace
impegno dei fanti, dei bersaglieri e degli alpini del
Pieve di Cadore e del
Fenestrelle, uniti in quei giorni nell'assalto, il Monte Cavallino resta in mano austriaca.
Il 18 luglio è previsto un secondo tentativo d'attacco contro lo stesso obiettivo e assieme ad
altri reparti di bersaglieri e alpini, anche il II/91° ed il III/91° sono nuovamente chiamati
all'azione che, dopo l'esperienza delle precedenti ed inefficaci cariche, è considerata una tra le
più difficili operazioni di tutta la fronte della 4ª Armata. Le truppe dirette contro il Cavallino
sono guidate dal comandante della brigata "Basilicata", il maggiore generale
Giacinto Ferrero.
La notte del 17 luglio il sottotenente Dettoni è schierato col suo plotone nei ranghi della colonna
che deve attaccare alla sinistra della fronte, non lontano dal comandante della sua compagnia.
C'è la nebbia e cade acqua mista a neve. Giunge l'ora dell'assalto e le compagnie si muovono in
silenzio; riescono ad avanzare indisturbate ma all'alba la nebbia si disperde e il nemico scorge le
colonne che salgono e apre il fuoco. Svanito l'effetto sorpresa, sotto il tiro delle mitragliatrici
austriache, i fanti sono costretti a rallentare l'avanzata. I combattimenti si protraggono per
tutta la giornata con insistenza; muoiono in molti, e tra quelli c'é anche il maggiore
Riva Rocci, il comandante del II battaglione.
Verso sera Dettoni viene ferito a una gamba; sanguina copiosamente e i suoi soldati lo vogliono
allontanare dalla linea del fuoco. Il giovane sottotenente rifiuta; si alza invece, e continua ad
esortare i suoi con la voce che ha ancora forte. Viene preso di mira ed è colpito nuovamente da un
proiettile, questa volta in piena fronte; cade morto all'istante.
"Con me e poco distante da me ..." - scriverà alla madre il capitano Lodovico Bianco
Crista - "... si è trovato il caro Alfredo per tutto il combattimento del giorno 18 luglio,
comportandosi con vero e grande valore. Verso le ore 17, appostato, con alcuni soldati del suo
plotone in prossimità ad una trincea del nemico, a cui si teneva fronte sin dal mattino, e già dopo
un assalto ben riuscito, veniva colpito al capo da mortale ferita ... Faccio però voti che le sia
di conforto il sapere che suo figlio cadde da valoroso, adempiendo il più nobile dovere verso la
Patria".
Per il suo comportamento, ad Alfredo Dettoni sarà attribuita la Medaglia d'argento al Valor
Militare.
La scomparsa del giovane ufficiale commuove tutti i suoi compaesani. Il 25 novembre del 1915 il
Consiglio comunale di Voghera lo commemora dedicandogli una via cittadina.