Rao Salvatore
Sottotenente di complemento
60° Brigata Calabria
Nato l’8 ottobre 1894 a Palermo
Morto il 10 dicembre 1915 presso l'OdC 041
Note biografiche (Archivio Danilo Morell)
Salvatore nacque a Palermo l’8 ottobre 1894 da Nunzio e Clotilde Sartorio.
Studiò fino al secondo anno di ingegneria navale all’Università di Genova poi, con la dichiarazione
di guerra dell’Italia, entrò nella Scuola Militare di Modena.
Ne uscì dopo tre mesi col grado di sottotenente di complemento. Fece domanda di poter raggiungere
il fratello Luigi che, anch’egli sottotenente, si trovava già al
fronte. E fu così che venne inscritto nei ranghi del 60° fanteria e partì alla volta del fronte del
Col di Lana. Così scrisse in una delle prime lettere inviate alla famiglia: “Carissimi genitori,
come avete saputo sono nello stesso reggimento di Luigi anzi nello stesso battaglione. Siamo quasi
sempre insieme, soltanto nelle ore di servizio ci dividiamo. Siamo ora in riposo, andremo in
trincea fra qualche giorno. Comincio appena a provare le emozioni della guerra, ho udite le prime
cannonate, ma da lontano. Luigi domani ritorna in trincea, fra tre o quattro giorni lo raggiungerò.
Stiamo bene e siccome dopo l’istruzione mi rimangono 3 ore libere vado a fare delle escursioni
nella montagna e mi diverto tanto. Non mi sembra di essere in guerra specialmente per
l’affratellamento che anche fra gli ufficiali. Baci a tutti, Tito – 30 settembre 1915”.
Salvatore arriva al fronte nel mentre la brigata Calabria si stava riorganizzando dopo i primi
sanguinosi attacchi al Col di Lana. Le truppe cominciarono a prepararsi ai primi di ottobre, le
azioni verranno riprese il 18 ottobre contro il settore di fronte Forte La Corte – Monte Sief.
Nel mentre ci si preparava all’azione Salvatore invia tre lettere ai genitori, una il 7 ottobre:
“Carissima mamma, come ben sai oggi è il mio compleanno e precisamente compio 21 anni. E li
compio in mezzo alla neve però molto allegramente assieme agli altri ufficiali. Qui non manca mai
il buon umore quantunque vicino al nemico. Sono afflitto, al solito, da un forte raffreddore
accompagnato da una discreta tosse. Ma passerà presto. Il freddo non lo soffro perché ho fatto una
discreta provvista di oggetti di lana e poi ho avuto un buon cappottone da cavalleria, che mi
ricopre abbastanza bene. Ho già fatto la prima notte di guardia in trincea e siccome tocca stare
con gli occhi aperti, non si dorme e si soffre un po’ di freddo. Ma a tutto so adattarmi e sto
bene. Ho avuto notizie di Luigi stamane e sta bene anche lui. L’unico fatto importante da che sono
qui è uno shrapnell esploso a 200 metri dalle trincee. Non c’è pericolo alcuno. Baci a tutti,
Tito”.
Le altre due il 13 ottobre: “Carissimi genitori, i giorni passano qui sempre gli stessi. Le
emozioni son sempre le stesse, veramente qui queste sono poco forti. Stanotte è stata la prima
volta che sono uscito di pattuglia. Sono arrivato fin sotto i reticolati nemici, di lì ho visto gli
austriaci. Sono giovanotti, almeno questi, bene piantati. Appena ci hanno scorto hanno smesso di
lavorare e si son messi a guardarci. Io li ho salutati levandomi il berretto e dopo
tranquillamente, senza che mi dassero il minimo disturbo sono ritornato nella trincea. Si vede che
non disturbano per non esserlo a loro volta. Meglio così. Luigi è sempre in seconda linea. Sto
bene. Stanotte sono di guardia in trincea. Il pericolo data la neve è molto. Baci a tutti, Tito.
Non sapendo che fare oggi fra gli ufficiali abbiamo fatto una tremenda quanto incruenta battaglia
a palle di neve. Ci divertiamo per ingannare il tempo. Baci, Tito”.
“Carissimi genitori, stasera ho ricevuto la vostra lettera degli auguri pel compleanno. Questo
anno m’è toccato farlo fuori di casa però posso dirvi che l’ho festeggiato lo stesso perché mi è
toccato pagare 2 bottiglie di spumante ai miei colleghi e superiori dopo aver fatto un discreto
pranzetto. Domani riparto da qui per andare con tutto il battaglione in un paese che è lontano
dalla prima linea circa 6 km. Non si sa dove ci manderanno. Luigi porterà la bandiera del
reggimento perché essendo che la bandiera questa volta va con la 12ª compagnia lui è il più anziano
dei sottotenenti e quindi porta la bandiera. Non so quando potrò scrivervi. Non preoccupatevi di
nulla. Baci e ringraziamenti a tutti, Tito”.
Cinque giorni dopo iniziarono gli attacchi al forte La Corte,
ai ridottini di Laste ed ai fortilizi del Sief. Cominciò il 59° reggimento per poi essere
sostituito dal 60° a causa delle numerose perdite. Così scrive Salvatore il 23 ottobre, nel pieno
dei combattimenti: “Carissimi genitori, da 5 giorni si combatte e si avanza certamente non
appena l’azione a cui prendo parte saprete di una grande e strepitosa Vittoria delle nostre armi.
Non mi fanno affatto paura le pallottole austriache; sono abbastanza innocue. Nella mia compagnia
c’è stato soltanto un ferito da una scheggia di granata. Non preoccupatevi per questo, son sicuro
di ritornare sano e vittorioso. Sto molto bene quantunque soggetto a strapazzi di ogni specie. Se
vedeste come sono precisi i colpi della nostra artiglieria. Con un sol colpo ieri ha fatto saltare
in aria una mitragliatrice. Di Luigi non ho notizie perché con la sua compagnia si trova a 3 o 4
km distante sempre però nella stessa zona, Fortunatamente il tempo è ottimo, quantunque quasi alla
cima di un alto monte alpino non si sente freddo se non nelle prime ore del mattino. Mi sembra di
assistere ad una mattinata di primavera della Sicilia. Molto più attraente di questo. Non
preoccupatevi, se non scrivo, qui difficilmente in questi giorni arriva la posta e con eguale
difficoltà si può inviarla. Come vi dissi non posso contentarvi perché per ora a tutto si pensa
meno che ai soldi. Arrivederci baci assieme a tutti i parenti e fratelli, vostro Tito.
Vittorio e Mimmo? Leggete il 2° periodo del bollettino di guerra del 19 corr.”.
Riportiamo la seconda parte del bollettino di guerra del 19 ottobre: “... Nell’Alto Cordevole le
nostre truppe s’impadronirono a nord-est del Sasso di Mezzodì dell’importante altura di quota 2249
e del contrafforte che da essa degrada sulla riva destra del torrente tra Soraruaz ed Ornella.
Sulla opposta sponda furono pure occupati i contrafforti che dal Col di Lana cadono su Livinè ...”.
Il giorno dopo Salvatore scrisse: “Carissimi genitori, anche oggi stò molto bene. Ho ricevuto
una vostra cartolina ieri. Chissà quando potrò averne qualche altra. Di Luigi da 4 giorni non ne ho
notizie, ma dato che la sua compagnia è di riserva, starà anche lui bene. La musica qui continua
ininterrotta e durerà certamente qualche giorno ancora. Dite pure ai parenti che per ora non ho
tempo di scriver loro ma lo farò non appena mi sarà possibile. A voi non scriverò per 2 giorni non
sapendo cosa dirvi. Vittorio ha fatto gli esami? Per Carlo cosa fate? Arrivederci e baci a tutti,
Tito”.
Il 28 ottobre, ormai verso il termine degli scontri nella zona del Forte La Corte, scrisse:
“Carissimi genitori, anche oggi sto molto bene. Il freddo si fa sentire un po’ ma si sopporta
bene perché è asciutto. Per oggetti di lana per ora non ne ho bisogno, se del caso ve lo dirò. Mi
bisogna il rasoio e non potendo procurarmene uno qui, mandatemi, non appena vi sarà possibile,
quello che ho lasciato costì. Sembra che dopo le fatiche sostenute ci manderanno un po’ a riposo,
del resto ben meritato dopo quello che abbiamo fatto. Di Luigi sono sempre senza notizie data la
distanza a cui ci troviamo. So che non corre serio pericolo. Ho scritto ieri allo zio Pillo agli
altri parenti date voi le mie notizie per ora. Non posso inviarvi nulla perché son sempre in prima
linea ed a nulla si pensa, nemmeno alla vita. Non datevi pensiero di noi, perché facciamo il nostro
dovere. Siamo accorsi a servire la Patria e si fa con tutto lo scrupolo della nostra coscienza.
Siate forti e qualunque cosa accada accoglietela con calma e fortezza di animo. E mi raccomando
specialmente a mamma, desidero che sii coraggiosa e vadi altera dei suoi figliolo che sanno servire
la Patria. Stamane mi ha scritto Mimmo. Penserò per un regalo a Elena alla quale invio un bacio
assieme ai suoi genitori. Vittorio che ha fatto con gli esami. Fatemi sapere il giorno che papà
ritorna a Ragusa. Carlo come sta? Spero che migliori con quello che gli è stato prescritto.
Ricevete i più cari baci, Tito”.
Il giorno dopo, 29 ottobre, scrisse: “Carissimi genitori, come ho potuto semplicemente
accennarvi , ho ricevuto una cartolina da Luigi proveniente da Varese. Trovasi colà ferito e deve
essere leggermente perché l’hanno mandato subito indietro, poiché quelli piuttosto gravi li
trattengono negli ospedaletti da campo. Meglio così che peggio. È la sorte che ci è riservata,
quindi bisogna aspettarcela da un momento all’altro, anzi dobbiamo prepararci con fermezza di
animo come vi dicevo ieri. Io sto bene. Mi dimenticavo dirvi che è stato ferito alla caviglia.
Certamente a quest’ora l’avrete saputo prima di me. Arrivederci e baci, vostro Tito”.
Dopo le azioni del 26 ottobre e del 29 ottobre i reparti italiani riescono definitivamente a
mettere piede sia sul Cappello di Napoleone sia sul Panettone. Così Salvatore scrisse al termine di
quelle battaglie: “Carissimi genitori, sono esultante di gioia per uno splendido successo che le
nostre armi oggi hanno riportato. Sono stati fatti 200 prigionieri e prese 5 mitragliatrici oltre
un gran numero di morti che abbiamo trovati. La ferita di Luigi è stata più vendicata. Mi
interesserò non appena possibile del suo bagaglio. Io sto bene e completamente illeso. Non corro
altri pericoli per oggi. Ricevi i più affettuosi baci, Tito. Scrivetemi”.
Il giorno dopo scrisse: “Carissimi genitori, ho ricevuto oggi una cartolina da Luigi e migliora
del resto non è grave la sua ferita. Io sto bene quantunque il tempo s’è guastato un po’ e nevica e
fa freddo. Contrariamente a quanto si diceva, rimango in prima linea e non so ancora per quanto
tempo. Del resto son qui per la Patria e la servirò sino all’ultimo. Saluti e baci a tutti,
Tito”.
Passano alcuni giorni e Salvatore rimane in linea. Le azioni proseguiranno fino al 2 novembre per
poi interrompersi per qualche giorno. Il 6 novembre così scrisse ai genitori: “Carissimi
genitori, da qualche giorno non vi ho scritto perché non ne ho avuto il tempo e vi immaginerete il
perché. Sto bene e sono incolume, sino a questo momento, quantunque qualche pericolo ho passato.
Non vi preoccupate però per questo, sono qui per la Patria e sopporto tutto con amore e
rassegnazione. Credete però che non cadrò da codardo. Farò il mio dovere fino all’ultimo e voi non
disperatevi, ve ne prego siate forti, vi sacrificate anche voi per la Patria. Coraggio e avanti.
Oggi ho ricevuto una cartolina da Luigi, e mi dice che migliora. Carlo come sta? Raccomando a
Vittorio di studiare e molto. Dite a Maruzza che ho ricevuto io la lettera diretta a Luigi ed
appena ne avrò gli manderò 5 lire. Baci a tutti, Tito”.
Il giorno 7 novembre ripresero le azioni per completare la conquista del Col di Lana, soprattutto
diretti verso la vetta. Gli obici italiani da
210 iniziarono la loro azione alle 9 per terminarla alle
11.30; poi per un'altra ora spararono cinque batterie da campagna. Sotto questa copertura di fuoco
avanzarono i plotoni del III° battaglione del 60° fanteria: alle 11 il 1° plotone, agli ordini del
s.ten. Romualdi, preceduto dalla pattuglia del sergente Corna, si inerpica lungo la cresta
rocciosa, seguiva di rincalzo il 3° plotone agli ordini di Salvatore. Il 2° ed il 4° plotone si
spostarono a loro volta sulle posizioni occupate in precedenza dagli altri due plotoni. Il
comandante di compagnia (cap. Sacchetti) aveva fatto costruire tracce di sentiero in modo da
facilitare l'avanzata. La pattuglia di punta giunse alle 12.05 sotto la trincea austriaca che
sbarrava il Costone di Agai ed iniziò il taglio dei reticolati. Alle 12.15 giungeva il resto dei
due plotoni mentre gli altri due si appostavano a 150 metri dalla vetta. Gli austriaci vennero
sorpresi dall'improvviso attacco e dopo una breve resistenza si arresero: 48 prigionieri e 20
fuggiaschi. Per la prima volta i fanti della Calabria toccarono la vetta di Cima Lana. Si disposero
subito per il rafforzamento della posizione: il 3° plotone di Salvatore venne inviato sul cocuzzolo
avanzato per trincerarsi di fronte al Sief. Partirono i primi fonogrammi di congratulazioni, ma da
lì a poco tutte le artiglierie austro-ungariche aprirono il fuoco sulla posizione e partirono al
contrattacco. Con una manovra a tenaglia riuscirono a rioccupare la posizione costringendo i fanti
italiani a rimanere aggrappati sotto la cima meridionale.
Così Salvatore scrisse l’8 novembre: “Carissimi genitori, ieri per me è stata una giornata
indimenticabile. Ho portato alto l’onore d’Italia ed anche il nostro nome. Sono stato alle prese
del punto più importante della nostra frontiera. La fortuna ed il valore dei miei cari soldati non
mi sono mancati ed ho fatto col mio plotone un centinaio di prigionieri. Sono salvo per miracolo.
Il mio vestito è ricoperto di sangue e cervello schizzato a dei prigionieri con una cannonata. Sono
stato proposto per la medaglia d’argento, spero me la accordino. Ho avuto elogi dal comandante del
battaglione e dal colonnello. Ho preso pure una mitragliatrice. Sono un po’ contuso ma sto bene e
presto servizio. Spero ora mi diano un po’ di riposo. Baci a tutti, Tito”.
Ed il 10 novembre: “Carissimi genitori, come vi dicevo sono stato alle prese col nemico per
parecchio. Tutto ciò che ho fatto e dove sono stato potete leggerlo nel corriere della sera del 9
corrente che porta il bollettino del giorno 8 e che vi invio. Sto bene. Stamani mi ha chiamato il
colonnello e mi ha vivamente elogiato. Sono stato proposto per una ricompensa e forse sarò fatto
effettivo per merito di guerra. Potete essere orgogliosi di me. L’azione principale è stata fatta
dal mio plotone con l’aiuto di un altro. Tutto il reggimento è glorioso di questo fatto
importantissimo. Quantunque per due giorni ho avuto una leggera febbretta sono rimasto al mio
posto. Come stà Carlo? Migliora? E Vittorio studia? Bacioni a tutti, Tito.
Mi dimenticavo dirvi che dopo presa la posizione sono restato 9 ore e mezza in una buca da 210
nostro e ne sono uscito incolume perfettamente. Siete contenti di me?”.
Così recitava il bollettino ufficiale dell’8 novembre 1915: “Nell’Alto Cordevole la nostra
offensiva contro il formidabile baluardo del Col di Lana è stata coronata da successo. Le
eccezionali difficoltà del terreno, accresciute da numerose e potenti difese, l’accanita resistenza
nemica, i rigori precoci dell’inverno non valsero ad arrestare l’avanzata delle nostre valorose
truppe. Nel pomeriggio di ieri, dopo efficace preparazione delle artiglierie, le nostre fanterie
con un ultimo furioso attacco espugnarono le posizioni nemiche, piantando la nostra bandiera
sull’aspra vetta che si eleva tra le nevi a 2464 metri. Furono finora presi un centinaio di
prigionieri, tra i quali 4 ufficiali, appartenenti al 3° reggimento cacciatori dell’imperatore
(Kaiserjager), una mitragliatrice, grande copia di munizioni e altro materiale da guerra [...]”.
Salvatore viene poi ritirato dalla prima linea per un po’ di riposo e così scrive il 17 novembre:
“Carissimi genitori, le vostre cartoline che ricevo mi recano tanta, tanta gioia specialmente
qui ove nulla si pensa, solo la Patria. Però spesso alla mente si affacciano cari ricordi e si
diventa tristi, ma di una tristezza passeggera perché viene ad essere scacciata da un’altra forza
imperiosa qual è la voce dell’onore. Per dirvi la verità oggi non stò proprio bene, sono
raffreddato come al mio solito. Mi dispiace una cosa: i giornali parlano della nostra continua
azione vittoriosa, specialmente della principale cioè l’occupazione della cima, attribuendo la
gloria ad altri reggimenti e ad altre armi come gli Alpini ecc. Invece l’occupazione fu fatta dalla
fanteria e precisamente dalla mia compagnia ed i due plotoni che eseguirono l’azione principale
furono il mio e quello di un altro mio collega rimasto leggermente ferito. Tant’è vero che siamo
stati proposti per ricompense al valore militare. Ciò tanto per evitare dicerie. Bacioni affettuosi
a tutti, Tito”.
Il 20 novembre venne tentata la riconquista di Cima Lana ma le condizioni atmosferiche pessime
bloccarono qualsiasi tipo di avanzata causando numerose perdite. Salvatore durante queste azioni, e
precisamente il 21 novembre, venne ferito alla testa da una palletta di shrapnell e così ne diede
notizia ai genitori il 22 novembre: “Carissimo babbo, ieri ricevetti lettere da parenti e amici
di auguri e congratulazioni te ne ringrazio tanto. Anche ieri la mia compagnia come in tutta questa
lunga azione era in prima linea. Sono stato ferito leggermente alla testa da una scheggia di bomba.
Fra una diecina di giorni potrò essere guarito. Arrivederci. Baci. Oggi stesso forse mi invieranno
a Milano qualche altro ospedale è vicino".
Il 23 novembre inviò una cartolina: “Miglioro sensibilmente la ferita non presenta gravità. Baci
a tutti, Tito”. E un'altra la inviò il giorno dopo: “Carissimi genitori, oggi sto meglio.
Fra due o tre giorni sarò in qualche ospedale in Italia forse con Luigi. Vi manderò allora il mio
indirizzo. Arrivederci. Baci a tutti, Tito”.
Salvatore venne trasportato fino all’ospedaletto da campo n° 041 che si trovava sulle sponde del
Lago di Alleghe e i medici gli estrassero la palletta come lui stesso scrisse il 25 novembre:
“Carissimi genitori, ancora mi trovo in un ospedaletto da campo perché c’è un dottore mio amico
e quindi mi trattano molto bene per cui ci resterò ancora qualche giorno, dopo sarò trasportato in
qualche ospedale in Italia. Ieri mattina mi estrassero dalla testa una palletta di shrapnell e
debbo alla dura consistenza della mia scatola cranica se sono vivo. La ferita non è poi grave e
quindi fra breve sarò certamente guarito. Avremo così occasione di rivederci. Per me quindi non
temete nulla. Vi darò dopo il mio indirizzo. Vedete che anch’io ho versato un po’ di sangue per la
patria finalmente e fortunatamente non l’ho versato tutto, per la patria si fa tutto. Coraggio.
Baci a tutti, Tito.
Quantunque ferito ho portato un po’ di buon umore dentro l’ospedale”.
Il 28 novembre invia una cartolina: “Non ancora mi inoltrano in Italia, miglioro sensibilmente e
spero in poco tempo essere guarito. State tutti bene? Baci a tutti, Tito”.
Il 29 novembre invia un’altra lettera, a scriverla però sarà un suo amico su dettatura:
“Carissimo papà, continuo a trovarmi in questo ospedale da campo 041 in condizioni abbastanza
buone ma siccome i medici, perché sia più pronta e completa la mia guarigione, non vogliono che mi
preoccupi in nulla e non mi muovo, mando i miei saluti per mezzo di mio amico che ben volentieri si
presta a farmi questo favore. Tanti baci assieme a mamma e fratelli. Arrivederci presto, Aff.mo
figlio Salvatore. Non preoccupatevi, Tito”.
Il giorno dopo così Salvatore spiega il perché si era fatto aiutare a scrivere: “Carissimi
genitori, ieri vi feci scrivere da un mio compagno perché faceva molto freddo. Miglioro molto e fra
breve sarò guarito completamente come mi ha detto il chirurgo visitandomi la ferita stamani. Luigi
come sta? Carlo? Baci a tutti, Tito”.
Il 3 dicembre scrisse: “Carissimi genitori, approfitto nuovamente della gentilezza del mio amico
per scrivervi. Oggi sto molto meglio, anzi mi è quasi scomparsa quel po’ di febbretta che avevo.
Spero fra qualche giorno trovarmi in qualche ospedale in Italia, anzi spero di farmi trasportare a
Palermo perché ciò è molto possibile. Arrivederci presto. Luigi è venuto in famiglia. Baci a tutti,
vostro Tito”.
Il 4 dicembre srisse: “Carissimi genitori, anche oggi le mie condizioni sono molto migliorate.
Ma come tutte le ferite alla testa la guarigione è lenta ma continua e sicura. Non ricevo ancora
vostre notizie. Luigi? Baci a tutti, Tito”.
Scriverà alla famiglia anche il suo amico: “Illustrissimo Signore, questa sera il carissimo Tito
si trova un po’ più sollevato, ma la notte scorsa e quest’oggi stette un po’ inquieto e con febbre,
per cui scrivo io mandando le sue notizie. Speriamo che tutto si risolva in bene e presto. Il suo
stato non presenta al momento gravità di importanza, ma non esclude il pericolo di qualche
complicazione. Si lamenta perché non può avere notizie da casa: forse furono spedite al reggimento:
bisogna mandarle secondo l’indirizzo notato qui dietro. Manda baci e saluti a tutti. Distinti
ossequi, un amico di Tito”.
Il giorno dopo le condizioni di Salvatore si aggravarono e sarà sempre il suo compagno a scrivere
per conto suo: “Carissimi genitori, oggi sto molto male perché mi sono venuti dei fortissimi
dolori nel capo causati dalla ferita. Spero che mi passi presto, ma certi momenti non posso più
resistere. Penso sempre a voi e sono desiderosissimo di vostre notizie. Non vi angustiate e state
di buon animo, coraggio. Tanti baci dal vostro affezionatissimo figlio, Tito”.
Al termine di questa lettera il suo compagno annotò: “Il carissimo Tito è purtroppo aggravato.
Speriamo però bene”.
Il 6 dicembre sempre su dettatura scrive: “Carissimi genitori, la mia ferita alla testa è
piuttosto grave e mi fa soffrire molto. Anche la febbre mi va sempre più crescendo. Spero però che
questo sia il periodo della crisi, superata la quale possa presto fare il viaggio e venire a casa
con voi. Tanti saluti e baci, affezionatissimo figlio Tito". Al termine della lettera il suo
compagno aggiunge: “Oggi la febbre è cresciuta di molto, e i medici stanno alquanto impensieriti
temendo qualche complicazione. È assistito amorosamente da tutti come un figliuolo, un
fratello”.
7 dicembre: “Carissimi genitori, quest’oggi ho passato la giornata un po’ più quieta. La febbre
è diminuita ed anche i dolori. Speriamo bene. Non ho ancora potuto ricevere vostre notizie. Tanti
saluti e baci, affezionatissimo figlio Tito”.
8 dicembre: “Carissimi genitori, oggi la mia salute non è completamente buona sento un qualche
miglioramento della mia ferita. Quindi non preoccupatevi sul mio stato di salute che fra giorni
spero di rivedervi tutti e bene. Saluti e baci a tutti, vostro affezionatissimo figlio Tito Rao.
N.B. Così mi detta il carissimo Tito. Le sue condizioni continuano ad essere gravi trattandosi di
una ferita alla testa in cui sono possibili ancora delle complicazioni. Distinti ossequi”.
E finalmente il 9 dicembre arrivarono anche le notizie da casa: “Carissimi genitori, ho ricevuto
stamane la lettera di mamma. Oh, quanto mi ha fatto piacere! Io continuo a trovarmi ammalato e
piuttosto fortemente. Penso sempre a Voi. Vi mando tanti baci, affezionatissimo figlio Tito.
N.B. Quest’oggi il carissimo Tito è più aggravato del solito. Qualche momento delira. I medici
stanno impensieriti; ma non hanno perduta ogni speranza”.
Questa fu l’ultima lettera che partì dall’ospedaletto da campo n° 041. Le condizioni di Salvatore
si aggravarono sempre di più. La ferita non guariva anzi, subentrò anche la conseguente
meningo-encefalite che non gli lasciò scampo. Alle ore 9:30 circa del mattino del 10 dicembre 1915
si spense definitivamente.
Venne sepolto nel cimitero comunale di Alleghe.
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Nato l’8 ottobre 1894 a Palermo
Morto il 10 dicembre 1915 presso l'OdC 041
Note biografiche (Archivio Danilo Morell)
Salvatore nacque a Palermo l’8 ottobre 1894 da Nunzio e Clotilde Sartorio.
Studiò fino al secondo anno di ingegneria navale all’Università di Genova poi, con la dichiarazione
di guerra dell’Italia, entrò nella Scuola Militare di Modena.
Ne uscì dopo tre mesi col grado di sottotenente di complemento. Fece domanda di poter raggiungere
il fratello Luigi che, anch’egli sottotenente, si trovava già al
fronte. E fu così che venne inscritto nei ranghi del 60° fanteria e partì alla volta del fronte del
Col di Lana. Così scrisse in una delle prime lettere inviate alla famiglia: “Carissimi genitori,
come avete saputo sono nello stesso reggimento di Luigi anzi nello stesso battaglione. Siamo quasi
sempre insieme, soltanto nelle ore di servizio ci dividiamo. Siamo ora in riposo, andremo in
trincea fra qualche giorno. Comincio appena a provare le emozioni della guerra, ho udite le prime
cannonate, ma da lontano. Luigi domani ritorna in trincea, fra tre o quattro giorni lo raggiungerò.
Stiamo bene e siccome dopo l’istruzione mi rimangono 3 ore libere vado a fare delle escursioni
nella montagna e mi diverto tanto. Non mi sembra di essere in guerra specialmente per
l’affratellamento che anche fra gli ufficiali. Baci a tutti, Tito – 30 settembre 1915”.
Salvatore arriva al fronte nel mentre la brigata Calabria si stava riorganizzando dopo i primi
sanguinosi attacchi al Col di Lana. Le truppe cominciarono a prepararsi ai primi di ottobre, le
azioni verranno riprese il 18 ottobre contro il settore di fronte Forte La Corte – Monte Sief.
Nel mentre ci si preparava all’azione Salvatore invia tre lettere ai genitori, una il 7 ottobre:
“Carissima mamma, come ben sai oggi è il mio compleanno e precisamente compio 21 anni. E li
compio in mezzo alla neve però molto allegramente assieme agli altri ufficiali. Qui non manca mai
il buon umore quantunque vicino al nemico. Sono afflitto, al solito, da un forte raffreddore
accompagnato da una discreta tosse. Ma passerà presto. Il freddo non lo soffro perché ho fatto una
discreta provvista di oggetti di lana e poi ho avuto un buon cappottone da cavalleria, che mi
ricopre abbastanza bene. Ho già fatto la prima notte di guardia in trincea e siccome tocca stare
con gli occhi aperti, non si dorme e si soffre un po’ di freddo. Ma a tutto so adattarmi e sto
bene. Ho avuto notizie di Luigi stamane e sta bene anche lui. L’unico fatto importante da che sono
qui è uno shrapnell esploso a 200 metri dalle trincee. Non c’è pericolo alcuno. Baci a tutti,
Tito”.
Le altre due il 13 ottobre: “Carissimi genitori, i giorni passano qui sempre gli stessi. Le
emozioni son sempre le stesse, veramente qui queste sono poco forti. Stanotte è stata la prima
volta che sono uscito di pattuglia. Sono arrivato fin sotto i reticolati nemici, di lì ho visto gli
austriaci. Sono giovanotti, almeno questi, bene piantati. Appena ci hanno scorto hanno smesso di
lavorare e si son messi a guardarci. Io li ho salutati levandomi il berretto e dopo
tranquillamente, senza che mi dassero il minimo disturbo sono ritornato nella trincea. Si vede che
non disturbano per non esserlo a loro volta. Meglio così. Luigi è sempre in seconda linea. Sto
bene. Stanotte sono di guardia in trincea. Il pericolo data la neve è molto. Baci a tutti, Tito.
Non sapendo che fare oggi fra gli ufficiali abbiamo fatto una tremenda quanto incruenta battaglia
a palle di neve. Ci divertiamo per ingannare il tempo. Baci, Tito”.
“Carissimi genitori, stasera ho ricevuto la vostra lettera degli auguri pel compleanno. Questo
anno m’è toccato farlo fuori di casa però posso dirvi che l’ho festeggiato lo stesso perché mi è
toccato pagare 2 bottiglie di spumante ai miei colleghi e superiori dopo aver fatto un discreto
pranzetto. Domani riparto da qui per andare con tutto il battaglione in un paese che è lontano
dalla prima linea circa 6 km. Non si sa dove ci manderanno. Luigi porterà la bandiera del
reggimento perché essendo che la bandiera questa volta va con la 12ª compagnia lui è il più anziano
dei sottotenenti e quindi porta la bandiera. Non so quando potrò scrivervi. Non preoccupatevi di
nulla. Baci e ringraziamenti a tutti, Tito”.
Cinque giorni dopo iniziarono gli attacchi al forte La Corte,
ai ridottini di Laste ed ai fortilizi del Sief. Cominciò il 59° reggimento per poi essere
sostituito dal 60° a causa delle numerose perdite. Così scrive Salvatore il 23 ottobre, nel pieno
dei combattimenti: “Carissimi genitori, da 5 giorni si combatte e si avanza certamente non
appena l’azione a cui prendo parte saprete di una grande e strepitosa Vittoria delle nostre armi.
Non mi fanno affatto paura le pallottole austriache; sono abbastanza innocue. Nella mia compagnia
c’è stato soltanto un ferito da una scheggia di granata. Non preoccupatevi per questo, son sicuro
di ritornare sano e vittorioso. Sto molto bene quantunque soggetto a strapazzi di ogni specie. Se
vedeste come sono precisi i colpi della nostra artiglieria. Con un sol colpo ieri ha fatto saltare
in aria una mitragliatrice. Di Luigi non ho notizie perché con la sua compagnia si trova a 3 o 4
km distante sempre però nella stessa zona, Fortunatamente il tempo è ottimo, quantunque quasi alla
cima di un alto monte alpino non si sente freddo se non nelle prime ore del mattino. Mi sembra di
assistere ad una mattinata di primavera della Sicilia. Molto più attraente di questo. Non
preoccupatevi, se non scrivo, qui difficilmente in questi giorni arriva la posta e con eguale
difficoltà si può inviarla. Come vi dissi non posso contentarvi perché per ora a tutto si pensa
meno che ai soldi. Arrivederci baci assieme a tutti i parenti e fratelli, vostro Tito.
Vittorio e Mimmo? Leggete il 2° periodo del bollettino di guerra del 19 corr.”.
Riportiamo la seconda parte del bollettino di guerra del 19 ottobre: “... Nell’Alto Cordevole le
nostre truppe s’impadronirono a nord-est del Sasso di Mezzodì dell’importante altura di quota 2249
e del contrafforte che da essa degrada sulla riva destra del torrente tra Soraruaz ed Ornella.
Sulla opposta sponda furono pure occupati i contrafforti che dal Col di Lana cadono su Livinè ...”.
Il giorno dopo Salvatore scrisse: “Carissimi genitori, anche oggi stò molto bene. Ho ricevuto
una vostra cartolina ieri. Chissà quando potrò averne qualche altra. Di Luigi da 4 giorni non ne ho
notizie, ma dato che la sua compagnia è di riserva, starà anche lui bene. La musica qui continua
ininterrotta e durerà certamente qualche giorno ancora. Dite pure ai parenti che per ora non ho
tempo di scriver loro ma lo farò non appena mi sarà possibile. A voi non scriverò per 2 giorni non
sapendo cosa dirvi. Vittorio ha fatto gli esami? Per Carlo cosa fate? Arrivederci e baci a tutti,
Tito”.
Il 28 ottobre, ormai verso il termine degli scontri nella zona del Forte La Corte, scrisse:
“Carissimi genitori, anche oggi sto molto bene. Il freddo si fa sentire un po’ ma si sopporta
bene perché è asciutto. Per oggetti di lana per ora non ne ho bisogno, se del caso ve lo dirò. Mi
bisogna il rasoio e non potendo procurarmene uno qui, mandatemi, non appena vi sarà possibile,
quello che ho lasciato costì. Sembra che dopo le fatiche sostenute ci manderanno un po’ a riposo,
del resto ben meritato dopo quello che abbiamo fatto. Di Luigi sono sempre senza notizie data la
distanza a cui ci troviamo. So che non corre serio pericolo. Ho scritto ieri allo zio Pillo agli
altri parenti date voi le mie notizie per ora. Non posso inviarvi nulla perché son sempre in prima
linea ed a nulla si pensa, nemmeno alla vita. Non datevi pensiero di noi, perché facciamo il nostro
dovere. Siamo accorsi a servire la Patria e si fa con tutto lo scrupolo della nostra coscienza.
Siate forti e qualunque cosa accada accoglietela con calma e fortezza di animo. E mi raccomando
specialmente a mamma, desidero che sii coraggiosa e vadi altera dei suoi figliolo che sanno servire
la Patria. Stamane mi ha scritto Mimmo. Penserò per un regalo a Elena alla quale invio un bacio
assieme ai suoi genitori. Vittorio che ha fatto con gli esami. Fatemi sapere il giorno che papà
ritorna a Ragusa. Carlo come sta? Spero che migliori con quello che gli è stato prescritto.
Ricevete i più cari baci, Tito”.
Il giorno dopo, 29 ottobre, scrisse: “Carissimi genitori, come ho potuto semplicemente
accennarvi , ho ricevuto una cartolina da Luigi proveniente da Varese. Trovasi colà ferito e deve
essere leggermente perché l’hanno mandato subito indietro, poiché quelli piuttosto gravi li
trattengono negli ospedaletti da campo. Meglio così che peggio. È la sorte che ci è riservata,
quindi bisogna aspettarcela da un momento all’altro, anzi dobbiamo prepararci con fermezza di
animo come vi dicevo ieri. Io sto bene. Mi dimenticavo dirvi che è stato ferito alla caviglia.
Certamente a quest’ora l’avrete saputo prima di me. Arrivederci e baci, vostro Tito”.
Dopo le azioni del 26 ottobre e del 29 ottobre i reparti italiani riescono definitivamente a
mettere piede sia sul Cappello di Napoleone sia sul Panettone. Così Salvatore scrisse al termine di
quelle battaglie: “Carissimi genitori, sono esultante di gioia per uno splendido successo che le
nostre armi oggi hanno riportato. Sono stati fatti 200 prigionieri e prese 5 mitragliatrici oltre
un gran numero di morti che abbiamo trovati. La ferita di Luigi è stata più vendicata. Mi
interesserò non appena possibile del suo bagaglio. Io sto bene e completamente illeso. Non corro
altri pericoli per oggi. Ricevi i più affettuosi baci, Tito. Scrivetemi”.
Il giorno dopo scrisse: “Carissimi genitori, ho ricevuto oggi una cartolina da Luigi e migliora
del resto non è grave la sua ferita. Io sto bene quantunque il tempo s’è guastato un po’ e nevica e
fa freddo. Contrariamente a quanto si diceva, rimango in prima linea e non so ancora per quanto
tempo. Del resto son qui per la Patria e la servirò sino all’ultimo. Saluti e baci a tutti,
Tito”.
Passano alcuni giorni e Salvatore rimane in linea. Le azioni proseguiranno fino al 2 novembre per
poi interrompersi per qualche giorno. Il 6 novembre così scrisse ai genitori: “Carissimi
genitori, da qualche giorno non vi ho scritto perché non ne ho avuto il tempo e vi immaginerete il
perché. Sto bene e sono incolume, sino a questo momento, quantunque qualche pericolo ho passato.
Non vi preoccupate però per questo, sono qui per la Patria e sopporto tutto con amore e
rassegnazione. Credete però che non cadrò da codardo. Farò il mio dovere fino all’ultimo e voi non
disperatevi, ve ne prego siate forti, vi sacrificate anche voi per la Patria. Coraggio e avanti.
Oggi ho ricevuto una cartolina da Luigi, e mi dice che migliora. Carlo come sta? Raccomando a
Vittorio di studiare e molto. Dite a Maruzza che ho ricevuto io la lettera diretta a Luigi ed
appena ne avrò gli manderò 5 lire. Baci a tutti, Tito”.
Il giorno 7 novembre ripresero le azioni per completare la conquista del Col di Lana, soprattutto
diretti verso la vetta. Gli obici italiani da
210 iniziarono la loro azione alle 9 per terminarla alle
11.30; poi per un'altra ora spararono cinque batterie da campagna. Sotto questa copertura di fuoco
avanzarono i plotoni del III° battaglione del 60° fanteria: alle 11 il 1° plotone, agli ordini del
s.ten. Romualdi, preceduto dalla pattuglia del sergente Corna, si inerpica lungo la cresta
rocciosa, seguiva di rincalzo il 3° plotone agli ordini di Salvatore. Il 2° ed il 4° plotone si
spostarono a loro volta sulle posizioni occupate in precedenza dagli altri due plotoni. Il
comandante di compagnia (cap. Sacchetti) aveva fatto costruire tracce di sentiero in modo da
facilitare l'avanzata. La pattuglia di punta giunse alle 12.05 sotto la trincea austriaca che
sbarrava il Costone di Agai ed iniziò il taglio dei reticolati. Alle 12.15 giungeva il resto dei
due plotoni mentre gli altri due si appostavano a 150 metri dalla vetta. Gli austriaci vennero
sorpresi dall'improvviso attacco e dopo una breve resistenza si arresero: 48 prigionieri e 20
fuggiaschi. Per la prima volta i fanti della Calabria toccarono la vetta di Cima Lana. Si disposero
subito per il rafforzamento della posizione: il 3° plotone di Salvatore venne inviato sul cocuzzolo
avanzato per trincerarsi di fronte al Sief. Partirono i primi fonogrammi di congratulazioni, ma da
lì a poco tutte le artiglierie austro-ungariche aprirono il fuoco sulla posizione e partirono al
contrattacco. Con una manovra a tenaglia riuscirono a rioccupare la posizione costringendo i fanti
italiani a rimanere aggrappati sotto la cima meridionale.
Così Salvatore scrisse l’8 novembre: “Carissimi genitori, ieri per me è stata una giornata
indimenticabile. Ho portato alto l’onore d’Italia ed anche il nostro nome. Sono stato alle prese
del punto più importante della nostra frontiera. La fortuna ed il valore dei miei cari soldati non
mi sono mancati ed ho fatto col mio plotone un centinaio di prigionieri. Sono salvo per miracolo.
Il mio vestito è ricoperto di sangue e cervello schizzato a dei prigionieri con una cannonata. Sono
stato proposto per la medaglia d’argento, spero me la accordino. Ho avuto elogi dal comandante del
battaglione e dal colonnello. Ho preso pure una mitragliatrice. Sono un po’ contuso ma sto bene e
presto servizio. Spero ora mi diano un po’ di riposo. Baci a tutti, Tito”.
Ed il 10 novembre: “Carissimi genitori, come vi dicevo sono stato alle prese col nemico per
parecchio. Tutto ciò che ho fatto e dove sono stato potete leggerlo nel corriere della sera del 9
corrente che porta il bollettino del giorno 8 e che vi invio. Sto bene. Stamani mi ha chiamato il
colonnello e mi ha vivamente elogiato. Sono stato proposto per una ricompensa e forse sarò fatto
effettivo per merito di guerra. Potete essere orgogliosi di me. L’azione principale è stata fatta
dal mio plotone con l’aiuto di un altro. Tutto il reggimento è glorioso di questo fatto
importantissimo. Quantunque per due giorni ho avuto una leggera febbretta sono rimasto al mio
posto. Come stà Carlo? Migliora? E Vittorio studia? Bacioni a tutti, Tito.
Mi dimenticavo dirvi che dopo presa la posizione sono restato 9 ore e mezza in una buca da 210
nostro e ne sono uscito incolume perfettamente. Siete contenti di me?”.
Così recitava il bollettino ufficiale dell’8 novembre 1915: “Nell’Alto Cordevole la nostra
offensiva contro il formidabile baluardo del Col di Lana è stata coronata da successo. Le
eccezionali difficoltà del terreno, accresciute da numerose e potenti difese, l’accanita resistenza
nemica, i rigori precoci dell’inverno non valsero ad arrestare l’avanzata delle nostre valorose
truppe. Nel pomeriggio di ieri, dopo efficace preparazione delle artiglierie, le nostre fanterie
con un ultimo furioso attacco espugnarono le posizioni nemiche, piantando la nostra bandiera
sull’aspra vetta che si eleva tra le nevi a 2464 metri. Furono finora presi un centinaio di
prigionieri, tra i quali 4 ufficiali, appartenenti al 3° reggimento cacciatori dell’imperatore
(Kaiserjager), una mitragliatrice, grande copia di munizioni e altro materiale da guerra [...]”.
Salvatore viene poi ritirato dalla prima linea per un po’ di riposo e così scrive il 17 novembre:
“Carissimi genitori, le vostre cartoline che ricevo mi recano tanta, tanta gioia specialmente
qui ove nulla si pensa, solo la Patria. Però spesso alla mente si affacciano cari ricordi e si
diventa tristi, ma di una tristezza passeggera perché viene ad essere scacciata da un’altra forza
imperiosa qual è la voce dell’onore. Per dirvi la verità oggi non stò proprio bene, sono
raffreddato come al mio solito. Mi dispiace una cosa: i giornali parlano della nostra continua
azione vittoriosa, specialmente della principale cioè l’occupazione della cima, attribuendo la
gloria ad altri reggimenti e ad altre armi come gli Alpini ecc. Invece l’occupazione fu fatta dalla
fanteria e precisamente dalla mia compagnia ed i due plotoni che eseguirono l’azione principale
furono il mio e quello di un altro mio collega rimasto leggermente ferito. Tant’è vero che siamo
stati proposti per ricompense al valore militare. Ciò tanto per evitare dicerie. Bacioni affettuosi
a tutti, Tito”.
Il 20 novembre venne tentata la riconquista di Cima Lana ma le condizioni atmosferiche pessime
bloccarono qualsiasi tipo di avanzata causando numerose perdite. Salvatore durante queste azioni, e
precisamente il 21 novembre, venne ferito alla testa da una palletta di shrapnell e così ne diede
notizia ai genitori il 22 novembre: “Carissimo babbo, ieri ricevetti lettere da parenti e amici
di auguri e congratulazioni te ne ringrazio tanto. Anche ieri la mia compagnia come in tutta questa
lunga azione era in prima linea. Sono stato ferito leggermente alla testa da una scheggia di bomba.
Fra una diecina di giorni potrò essere guarito. Arrivederci. Baci. Oggi stesso forse mi invieranno
a Milano qualche altro ospedale è vicino".
Il 23 novembre inviò una cartolina: “Miglioro sensibilmente la ferita non presenta gravità. Baci
a tutti, Tito”. E un'altra la inviò il giorno dopo: “Carissimi genitori, oggi sto meglio.
Fra due o tre giorni sarò in qualche ospedale in Italia forse con Luigi. Vi manderò allora il mio
indirizzo. Arrivederci. Baci a tutti, Tito”.
Salvatore venne trasportato fino all’ospedaletto da campo n° 041 che si trovava sulle sponde del
Lago di Alleghe e i medici gli estrassero la palletta come lui stesso scrisse il 25 novembre:
“Carissimi genitori, ancora mi trovo in un ospedaletto da campo perché c’è un dottore mio amico
e quindi mi trattano molto bene per cui ci resterò ancora qualche giorno, dopo sarò trasportato in
qualche ospedale in Italia. Ieri mattina mi estrassero dalla testa una palletta di shrapnell e
debbo alla dura consistenza della mia scatola cranica se sono vivo. La ferita non è poi grave e
quindi fra breve sarò certamente guarito. Avremo così occasione di rivederci. Per me quindi non
temete nulla. Vi darò dopo il mio indirizzo. Vedete che anch’io ho versato un po’ di sangue per la
patria finalmente e fortunatamente non l’ho versato tutto, per la patria si fa tutto. Coraggio.
Baci a tutti, Tito.
Quantunque ferito ho portato un po’ di buon umore dentro l’ospedale”.
Il 28 novembre invia una cartolina: “Non ancora mi inoltrano in Italia, miglioro sensibilmente e
spero in poco tempo essere guarito. State tutti bene? Baci a tutti, Tito”.
Il 29 novembre invia un’altra lettera, a scriverla però sarà un suo amico su dettatura:
“Carissimo papà, continuo a trovarmi in questo ospedale da campo 041 in condizioni abbastanza
buone ma siccome i medici, perché sia più pronta e completa la mia guarigione, non vogliono che mi
preoccupi in nulla e non mi muovo, mando i miei saluti per mezzo di mio amico che ben volentieri si
presta a farmi questo favore. Tanti baci assieme a mamma e fratelli. Arrivederci presto, Aff.mo
figlio Salvatore. Non preoccupatevi, Tito”.
Il giorno dopo così Salvatore spiega il perché si era fatto aiutare a scrivere: “Carissimi
genitori, ieri vi feci scrivere da un mio compagno perché faceva molto freddo. Miglioro molto e fra
breve sarò guarito completamente come mi ha detto il chirurgo visitandomi la ferita stamani. Luigi
come sta? Carlo? Baci a tutti, Tito”.
Il 3 dicembre scrisse: “Carissimi genitori, approfitto nuovamente della gentilezza del mio amico
per scrivervi. Oggi sto molto meglio, anzi mi è quasi scomparsa quel po’ di febbretta che avevo.
Spero fra qualche giorno trovarmi in qualche ospedale in Italia, anzi spero di farmi trasportare a
Palermo perché ciò è molto possibile. Arrivederci presto. Luigi è venuto in famiglia. Baci a tutti,
vostro Tito”.
Il 4 dicembre srisse: “Carissimi genitori, anche oggi le mie condizioni sono molto migliorate.
Ma come tutte le ferite alla testa la guarigione è lenta ma continua e sicura. Non ricevo ancora
vostre notizie. Luigi? Baci a tutti, Tito”.
Scriverà alla famiglia anche il suo amico: “Illustrissimo Signore, questa sera il carissimo Tito
si trova un po’ più sollevato, ma la notte scorsa e quest’oggi stette un po’ inquieto e con febbre,
per cui scrivo io mandando le sue notizie. Speriamo che tutto si risolva in bene e presto. Il suo
stato non presenta al momento gravità di importanza, ma non esclude il pericolo di qualche
complicazione. Si lamenta perché non può avere notizie da casa: forse furono spedite al reggimento:
bisogna mandarle secondo l’indirizzo notato qui dietro. Manda baci e saluti a tutti. Distinti
ossequi, un amico di Tito”.
Il giorno dopo le condizioni di Salvatore si aggravarono e sarà sempre il suo compagno a scrivere
per conto suo: “Carissimi genitori, oggi sto molto male perché mi sono venuti dei fortissimi
dolori nel capo causati dalla ferita. Spero che mi passi presto, ma certi momenti non posso più
resistere. Penso sempre a voi e sono desiderosissimo di vostre notizie. Non vi angustiate e state
di buon animo, coraggio. Tanti baci dal vostro affezionatissimo figlio, Tito”.
Al termine di questa lettera il suo compagno annotò: “Il carissimo Tito è purtroppo aggravato.
Speriamo però bene”.
Il 6 dicembre sempre su dettatura scrive: “Carissimi genitori, la mia ferita alla testa è
piuttosto grave e mi fa soffrire molto. Anche la febbre mi va sempre più crescendo. Spero però che
questo sia il periodo della crisi, superata la quale possa presto fare il viaggio e venire a casa
con voi. Tanti saluti e baci, affezionatissimo figlio Tito". Al termine della lettera il suo
compagno aggiunge: “Oggi la febbre è cresciuta di molto, e i medici stanno alquanto impensieriti
temendo qualche complicazione. È assistito amorosamente da tutti come un figliuolo, un
fratello”.
7 dicembre: “Carissimi genitori, quest’oggi ho passato la giornata un po’ più quieta. La febbre
è diminuita ed anche i dolori. Speriamo bene. Non ho ancora potuto ricevere vostre notizie. Tanti
saluti e baci, affezionatissimo figlio Tito”.
8 dicembre: “Carissimi genitori, oggi la mia salute non è completamente buona sento un qualche
miglioramento della mia ferita. Quindi non preoccupatevi sul mio stato di salute che fra giorni
spero di rivedervi tutti e bene. Saluti e baci a tutti, vostro affezionatissimo figlio Tito Rao.
N.B. Così mi detta il carissimo Tito. Le sue condizioni continuano ad essere gravi trattandosi di
una ferita alla testa in cui sono possibili ancora delle complicazioni. Distinti ossequi”.
E finalmente il 9 dicembre arrivarono anche le notizie da casa: “Carissimi genitori, ho ricevuto
stamane la lettera di mamma. Oh, quanto mi ha fatto piacere! Io continuo a trovarmi ammalato e
piuttosto fortemente. Penso sempre a Voi. Vi mando tanti baci, affezionatissimo figlio Tito.
N.B. Quest’oggi il carissimo Tito è più aggravato del solito. Qualche momento delira. I medici
stanno impensieriti; ma non hanno perduta ogni speranza”.
Questa fu l’ultima lettera che partì dall’ospedaletto da campo n° 041. Le condizioni di Salvatore
si aggravarono sempre di più. La ferita non guariva anzi, subentrò anche la conseguente
meningo-encefalite che non gli lasciò scampo. Alle ore 9:30 circa del mattino del 10 dicembre 1915
si spense definitivamente.
Venne sepolto nel cimitero comunale di Alleghe.