Nazione Rao Salvatore

Grado Sottotenente di complemento

Mostrina  60° Brigata Calabria

Ritratto

Nato l’8 ottobre 1894 a Palermo

Morto il 10 dicembre 1915 presso l'OdC 041

Note biografiche (Archivio Danilo Morell)

Salvatore nacque a Palermo l’8 ottobre 1894 da Nunzio e Clotilde Sartorio. Studiò fino al secondo anno di ingegneria navale all’Università di Genova poi, con la dichiarazione di guerra dell’Italia, entrò nella Scuola Militare di Modena. Ne uscì dopo tre mesi col grado di sottotenente di complemento. Fece domanda di poter raggiungere il fratello Luigi che, anch’egli sottotenente, si trovava già al fronte. E fu così che venne inscritto nei ranghi del 60° fanteria e partì alla volta del fronte del Col di Lana. Così scrisse in una delle prime lettere inviate alla famiglia: “Carissimi genitori, come avete saputo sono nello stesso reggimento di Luigi anzi nello stesso battaglione. Siamo quasi sempre insieme, soltanto nelle ore di servizio ci dividiamo. Siamo ora in riposo, andremo in trincea fra qualche giorno. Comincio appena a provare le emozioni della guerra, ho udite le prime cannonate, ma da lontano. Luigi domani ritorna in trincea, fra tre o quattro giorni lo raggiungerò. Stiamo bene e siccome dopo l’istruzione mi rimangono 3 ore libere vado a fare delle escursioni nella montagna e mi diverto tanto. Non mi sembra di essere in guerra specialmente per l’affratellamento che anche fra gli ufficiali. Baci a tutti, Tito – 30 settembre 1915”.
Salvatore arriva al fronte nel mentre la brigata Calabria si stava riorganizzando dopo i primi sanguinosi attacchi al Col di Lana. Le truppe cominciarono a prepararsi ai primi di ottobre, le azioni verranno riprese il 18 ottobre contro il settore di fronte Forte La Corte – Monte Sief. Nel mentre ci si preparava all’azione Salvatore invia tre lettere ai genitori, una il 7 ottobre: “Carissima mamma, come ben sai oggi è il mio compleanno e precisamente compio 21 anni. E li compio in mezzo alla neve però molto allegramente assieme agli altri ufficiali. Qui non manca mai il buon umore quantunque vicino al nemico. Sono afflitto, al solito, da un forte raffreddore accompagnato da una discreta tosse. Ma passerà presto. Il freddo non lo soffro perché ho fatto una discreta provvista di oggetti di lana e poi ho avuto un buon cappottone da cavalleria, che mi ricopre abbastanza bene. Ho già fatto la prima notte di guardia in trincea e siccome tocca stare con gli occhi aperti, non si dorme e si soffre un po’ di freddo. Ma a tutto so adattarmi e sto bene. Ho avuto notizie di Luigi stamane e sta bene anche lui. L’unico fatto importante da che sono qui è uno shrapnell esploso a 200 metri dalle trincee. Non c’è pericolo alcuno. Baci a tutti, Tito”.
Le altre due il 13 ottobre: “Carissimi genitori, i giorni passano qui sempre gli stessi. Le emozioni son sempre le stesse, veramente qui queste sono poco forti. Stanotte è stata la prima volta che sono uscito di pattuglia. Sono arrivato fin sotto i reticolati nemici, di lì ho visto gli austriaci. Sono giovanotti, almeno questi, bene piantati. Appena ci hanno scorto hanno smesso di lavorare e si son messi a guardarci. Io li ho salutati levandomi il berretto e dopo tranquillamente, senza che mi dassero il minimo disturbo sono ritornato nella trincea. Si vede che non disturbano per non esserlo a loro volta. Meglio così. Luigi è sempre in seconda linea. Sto bene. Stanotte sono di guardia in trincea. Il pericolo data la neve è molto. Baci a tutti, Tito. Non sapendo che fare oggi fra gli ufficiali abbiamo fatto una tremenda quanto incruenta battaglia a palle di neve. Ci divertiamo per ingannare il tempo. Baci, Tito”.
Carissimi genitori, stasera ho ricevuto la vostra lettera degli auguri pel compleanno. Questo anno m’è toccato farlo fuori di casa però posso dirvi che l’ho festeggiato lo stesso perché mi è toccato pagare 2 bottiglie di spumante ai miei colleghi e superiori dopo aver fatto un discreto pranzetto. Domani riparto da qui per andare con tutto il battaglione in un paese che è lontano dalla prima linea circa 6 km. Non si sa dove ci manderanno. Luigi porterà la bandiera del reggimento perché essendo che la bandiera questa volta va con la 12ª compagnia lui è il più anziano dei sottotenenti e quindi porta la bandiera. Non so quando potrò scrivervi. Non preoccupatevi di nulla. Baci e ringraziamenti a tutti, Tito”.
Cinque giorni dopo iniziarono gli attacchi al forte La Corte, ai ridottini di Laste ed ai fortilizi del Sief. Cominciò il 59° reggimento per poi essere sostituito dal 60° a causa delle numerose perdite. Così scrive Salvatore il 23 ottobre, nel pieno dei combattimenti: “Carissimi genitori, da 5 giorni si combatte e si avanza certamente non appena l’azione a cui prendo parte saprete di una grande e strepitosa Vittoria delle nostre armi. Non mi fanno affatto paura le pallottole austriache; sono abbastanza innocue. Nella mia compagnia c’è stato soltanto un ferito da una scheggia di granata. Non preoccupatevi per questo, son sicuro di ritornare sano e vittorioso. Sto molto bene quantunque soggetto a strapazzi di ogni specie. Se vedeste come sono precisi i colpi della nostra artiglieria. Con un sol colpo ieri ha fatto saltare in aria una mitragliatrice. Di Luigi non ho notizie perché con la sua compagnia si trova a 3 o 4 km distante sempre però nella stessa zona, Fortunatamente il tempo è ottimo, quantunque quasi alla cima di un alto monte alpino non si sente freddo se non nelle prime ore del mattino. Mi sembra di assistere ad una mattinata di primavera della Sicilia. Molto più attraente di questo. Non preoccupatevi, se non scrivo, qui difficilmente in questi giorni arriva la posta e con eguale difficoltà si può inviarla. Come vi dissi non posso contentarvi perché per ora a tutto si pensa meno che ai soldi. Arrivederci baci assieme a tutti i parenti e fratelli, vostro Tito. Vittorio e Mimmo? Leggete il 2° periodo del bollettino di guerra del 19 corr.”.
Riportiamo la seconda parte del bollettino di guerra del 19 ottobre: “... Nell’Alto Cordevole le nostre truppe s’impadronirono a nord-est del Sasso di Mezzodì dell’importante altura di quota 2249 e del contrafforte che da essa degrada sulla riva destra del torrente tra Soraruaz ed Ornella. Sulla opposta sponda furono pure occupati i contrafforti che dal Col di Lana cadono su Livinè ...”.
Il giorno dopo Salvatore scrisse: “Carissimi genitori, anche oggi stò molto bene. Ho ricevuto una vostra cartolina ieri. Chissà quando potrò averne qualche altra. Di Luigi da 4 giorni non ne ho notizie, ma dato che la sua compagnia è di riserva, starà anche lui bene. La musica qui continua ininterrotta e durerà certamente qualche giorno ancora. Dite pure ai parenti che per ora non ho tempo di scriver loro ma lo farò non appena mi sarà possibile. A voi non scriverò per 2 giorni non sapendo cosa dirvi. Vittorio ha fatto gli esami? Per Carlo cosa fate? Arrivederci e baci a tutti, Tito”.
Il 28 ottobre, ormai verso il termine degli scontri nella zona del Forte La Corte, scrisse: “Carissimi genitori, anche oggi sto molto bene. Il freddo si fa sentire un po’ ma si sopporta bene perché è asciutto. Per oggetti di lana per ora non ne ho bisogno, se del caso ve lo dirò. Mi bisogna il rasoio e non potendo procurarmene uno qui, mandatemi, non appena vi sarà possibile, quello che ho lasciato costì. Sembra che dopo le fatiche sostenute ci manderanno un po’ a riposo, del resto ben meritato dopo quello che abbiamo fatto. Di Luigi sono sempre senza notizie data la distanza a cui ci troviamo. So che non corre serio pericolo. Ho scritto ieri allo zio Pillo agli altri parenti date voi le mie notizie per ora. Non posso inviarvi nulla perché son sempre in prima linea ed a nulla si pensa, nemmeno alla vita. Non datevi pensiero di noi, perché facciamo il nostro dovere. Siamo accorsi a servire la Patria e si fa con tutto lo scrupolo della nostra coscienza. Siate forti e qualunque cosa accada accoglietela con calma e fortezza di animo. E mi raccomando specialmente a mamma, desidero che sii coraggiosa e vadi altera dei suoi figliolo che sanno servire la Patria. Stamane mi ha scritto Mimmo. Penserò per un regalo a Elena alla quale invio un bacio assieme ai suoi genitori. Vittorio che ha fatto con gli esami. Fatemi sapere il giorno che papà ritorna a Ragusa. Carlo come sta? Spero che migliori con quello che gli è stato prescritto. Ricevete i più cari baci, Tito”.
Il giorno dopo, 29 ottobre, scrisse: “Carissimi genitori, come ho potuto semplicemente accennarvi , ho ricevuto una cartolina da Luigi proveniente da Varese. Trovasi colà ferito e deve essere leggermente perché l’hanno mandato subito indietro, poiché quelli piuttosto gravi li trattengono negli ospedaletti da campo. Meglio così che peggio. È la sorte che ci è riservata, quindi bisogna aspettarcela da un momento all’altro, anzi dobbiamo prepararci con fermezza di animo come vi dicevo ieri. Io sto bene. Mi dimenticavo dirvi che è stato ferito alla caviglia. Certamente a quest’ora l’avrete saputo prima di me. Arrivederci e baci, vostro Tito”.
Dopo le azioni del 26 ottobre e del 29 ottobre i reparti italiani riescono definitivamente a mettere piede sia sul Cappello di Napoleone sia sul Panettone. Così Salvatore scrisse al termine di quelle battaglie: “Carissimi genitori, sono esultante di gioia per uno splendido successo che le nostre armi oggi hanno riportato. Sono stati fatti 200 prigionieri e prese 5 mitragliatrici oltre un gran numero di morti che abbiamo trovati. La ferita di Luigi è stata più vendicata. Mi interesserò non appena possibile del suo bagaglio. Io sto bene e completamente illeso. Non corro altri pericoli per oggi. Ricevi i più affettuosi baci, Tito. Scrivetemi”.
Il giorno dopo scrisse: “Carissimi genitori, ho ricevuto oggi una cartolina da Luigi e migliora del resto non è grave la sua ferita. Io sto bene quantunque il tempo s’è guastato un po’ e nevica e fa freddo. Contrariamente a quanto si diceva, rimango in prima linea e non so ancora per quanto tempo. Del resto son qui per la Patria e la servirò sino all’ultimo. Saluti e baci a tutti, Tito”.
Passano alcuni giorni e Salvatore rimane in linea. Le azioni proseguiranno fino al 2 novembre per poi interrompersi per qualche giorno. Il 6 novembre così scrisse ai genitori: “Carissimi genitori, da qualche giorno non vi ho scritto perché non ne ho avuto il tempo e vi immaginerete il perché. Sto bene e sono incolume, sino a questo momento, quantunque qualche pericolo ho passato. Non vi preoccupate però per questo, sono qui per la Patria e sopporto tutto con amore e rassegnazione. Credete però che non cadrò da codardo. Farò il mio dovere fino all’ultimo e voi non disperatevi, ve ne prego siate forti, vi sacrificate anche voi per la Patria. Coraggio e avanti. Oggi ho ricevuto una cartolina da Luigi, e mi dice che migliora. Carlo come sta? Raccomando a Vittorio di studiare e molto. Dite a Maruzza che ho ricevuto io la lettera diretta a Luigi ed appena ne avrò gli manderò 5 lire. Baci a tutti, Tito”.
Il giorno 7 novembre ripresero le azioni per completare la conquista del Col di Lana, soprattutto diretti verso la vetta. Gli obici italiani da 210 iniziarono la loro azione alle 9 per terminarla alle 11.30; poi per un'altra ora spararono cinque batterie da campagna. Sotto questa copertura di fuoco avanzarono i plotoni del III° battaglione del 60° fanteria: alle 11 il 1° plotone, agli ordini del s.ten. Romualdi, preceduto dalla pattuglia del sergente Corna, si inerpica lungo la cresta rocciosa, seguiva di rincalzo il 3° plotone agli ordini di Salvatore. Il 2° ed il 4° plotone si spostarono a loro volta sulle posizioni occupate in precedenza dagli altri due plotoni. Il comandante di compagnia (cap. Sacchetti) aveva fatto costruire tracce di sentiero in modo da facilitare l'avanzata. La pattuglia di punta giunse alle 12.05 sotto la trincea austriaca che sbarrava il Costone di Agai ed iniziò il taglio dei reticolati. Alle 12.15 giungeva il resto dei due plotoni mentre gli altri due si appostavano a 150 metri dalla vetta. Gli austriaci vennero sorpresi dall'improvviso attacco e dopo una breve resistenza si arresero: 48 prigionieri e 20 fuggiaschi. Per la prima volta i fanti della Calabria toccarono la vetta di Cima Lana. Si disposero subito per il rafforzamento della posizione: il 3° plotone di Salvatore venne inviato sul cocuzzolo avanzato per trincerarsi di fronte al Sief. Partirono i primi fonogrammi di congratulazioni, ma da lì a poco tutte le artiglierie austro-ungariche aprirono il fuoco sulla posizione e partirono al contrattacco. Con una manovra a tenaglia riuscirono a rioccupare la posizione costringendo i fanti italiani a rimanere aggrappati sotto la cima meridionale.
Così Salvatore scrisse l’8 novembre: “Carissimi genitori, ieri per me è stata una giornata indimenticabile. Ho portato alto l’onore d’Italia ed anche il nostro nome. Sono stato alle prese del punto più importante della nostra frontiera. La fortuna ed il valore dei miei cari soldati non mi sono mancati ed ho fatto col mio plotone un centinaio di prigionieri. Sono salvo per miracolo. Il mio vestito è ricoperto di sangue e cervello schizzato a dei prigionieri con una cannonata. Sono stato proposto per la medaglia d’argento, spero me la accordino. Ho avuto elogi dal comandante del battaglione e dal colonnello. Ho preso pure una mitragliatrice. Sono un po’ contuso ma sto bene e presto servizio. Spero ora mi diano un po’ di riposo. Baci a tutti, Tito”.
Ed il 10 novembre: “Carissimi genitori, come vi dicevo sono stato alle prese col nemico per parecchio. Tutto ciò che ho fatto e dove sono stato potete leggerlo nel corriere della sera del 9 corrente che porta il bollettino del giorno 8 e che vi invio. Sto bene. Stamani mi ha chiamato il colonnello e mi ha vivamente elogiato. Sono stato proposto per una ricompensa e forse sarò fatto effettivo per merito di guerra. Potete essere orgogliosi di me. L’azione principale è stata fatta dal mio plotone con l’aiuto di un altro. Tutto il reggimento è glorioso di questo fatto importantissimo. Quantunque per due giorni ho avuto una leggera febbretta sono rimasto al mio posto. Come stà Carlo? Migliora? E Vittorio studia? Bacioni a tutti, Tito. Mi dimenticavo dirvi che dopo presa la posizione sono restato 9 ore e mezza in una buca da 210 nostro e ne sono uscito incolume perfettamente. Siete contenti di me?”.
Così recitava il bollettino ufficiale dell’8 novembre 1915: “Nell’Alto Cordevole la nostra offensiva contro il formidabile baluardo del Col di Lana è stata coronata da successo. Le eccezionali difficoltà del terreno, accresciute da numerose e potenti difese, l’accanita resistenza nemica, i rigori precoci dell’inverno non valsero ad arrestare l’avanzata delle nostre valorose truppe. Nel pomeriggio di ieri, dopo efficace preparazione delle artiglierie, le nostre fanterie con un ultimo furioso attacco espugnarono le posizioni nemiche, piantando la nostra bandiera sull’aspra vetta che si eleva tra le nevi a 2464 metri. Furono finora presi un centinaio di prigionieri, tra i quali 4 ufficiali, appartenenti al 3° reggimento cacciatori dell’imperatore (Kaiserjager), una mitragliatrice, grande copia di munizioni e altro materiale da guerra [...]”.

Salvatore viene poi ritirato dalla prima linea per un po’ di riposo e così scrive il 17 novembre: “Carissimi genitori, le vostre cartoline che ricevo mi recano tanta, tanta gioia specialmente qui ove nulla si pensa, solo la Patria. Però spesso alla mente si affacciano cari ricordi e si diventa tristi, ma di una tristezza passeggera perché viene ad essere scacciata da un’altra forza imperiosa qual è la voce dell’onore. Per dirvi la verità oggi non stò proprio bene, sono raffreddato come al mio solito. Mi dispiace una cosa: i giornali parlano della nostra continua azione vittoriosa, specialmente della principale cioè l’occupazione della cima, attribuendo la gloria ad altri reggimenti e ad altre armi come gli Alpini ecc. Invece l’occupazione fu fatta dalla fanteria e precisamente dalla mia compagnia ed i due plotoni che eseguirono l’azione principale furono il mio e quello di un altro mio collega rimasto leggermente ferito. Tant’è vero che siamo stati proposti per ricompense al valore militare. Ciò tanto per evitare dicerie. Bacioni affettuosi a tutti, Tito”.
Il 20 novembre venne tentata la riconquista di Cima Lana ma le condizioni atmosferiche pessime bloccarono qualsiasi tipo di avanzata causando numerose perdite. Salvatore durante queste azioni, e precisamente il 21 novembre, venne ferito alla testa da una palletta di shrapnell e così ne diede notizia ai genitori il 22 novembre: “Carissimo babbo, ieri ricevetti lettere da parenti e amici di auguri e congratulazioni te ne ringrazio tanto. Anche ieri la mia compagnia come in tutta questa lunga azione era in prima linea. Sono stato ferito leggermente alla testa da una scheggia di bomba. Fra una diecina di giorni potrò essere guarito. Arrivederci. Baci. Oggi stesso forse mi invieranno a Milano qualche altro ospedale è vicino".
Il 23 novembre inviò una cartolina: “Miglioro sensibilmente la ferita non presenta gravità. Baci a tutti, Tito”. E un'altra la inviò il giorno dopo: “Carissimi genitori, oggi sto meglio. Fra due o tre giorni sarò in qualche ospedale in Italia forse con Luigi. Vi manderò allora il mio indirizzo. Arrivederci. Baci a tutti, Tito”. Salvatore venne trasportato fino all’ospedaletto da campo n° 041 che si trovava sulle sponde del Lago di Alleghe e i medici gli estrassero la palletta come lui stesso scrisse il 25 novembre: “Carissimi genitori, ancora mi trovo in un ospedaletto da campo perché c’è un dottore mio amico e quindi mi trattano molto bene per cui ci resterò ancora qualche giorno, dopo sarò trasportato in qualche ospedale in Italia. Ieri mattina mi estrassero dalla testa una palletta di shrapnell e debbo alla dura consistenza della mia scatola cranica se sono vivo. La ferita non è poi grave e quindi fra breve sarò certamente guarito. Avremo così occasione di rivederci. Per me quindi non temete nulla. Vi darò dopo il mio indirizzo. Vedete che anch’io ho versato un po’ di sangue per la patria finalmente e fortunatamente non l’ho versato tutto, per la patria si fa tutto. Coraggio. Baci a tutti, Tito. Quantunque ferito ho portato un po’ di buon umore dentro l’ospedale”.
Il 28 novembre invia una cartolina: “Non ancora mi inoltrano in Italia, miglioro sensibilmente e spero in poco tempo essere guarito. State tutti bene? Baci a tutti, Tito”. Il 29 novembre invia un’altra lettera, a scriverla però sarà un suo amico su dettatura: “Carissimo papà, continuo a trovarmi in questo ospedale da campo 041 in condizioni abbastanza buone ma siccome i medici, perché sia più pronta e completa la mia guarigione, non vogliono che mi preoccupi in nulla e non mi muovo, mando i miei saluti per mezzo di mio amico che ben volentieri si presta a farmi questo favore. Tanti baci assieme a mamma e fratelli. Arrivederci presto, Aff.mo figlio Salvatore. Non preoccupatevi, Tito”.
Il giorno dopo così Salvatore spiega il perché si era fatto aiutare a scrivere: “Carissimi genitori, ieri vi feci scrivere da un mio compagno perché faceva molto freddo. Miglioro molto e fra breve sarò guarito completamente come mi ha detto il chirurgo visitandomi la ferita stamani. Luigi come sta? Carlo? Baci a tutti, Tito”. Il 3 dicembre scrisse: “Carissimi genitori, approfitto nuovamente della gentilezza del mio amico per scrivervi. Oggi sto molto meglio, anzi mi è quasi scomparsa quel po’ di febbretta che avevo. Spero fra qualche giorno trovarmi in qualche ospedale in Italia, anzi spero di farmi trasportare a Palermo perché ciò è molto possibile. Arrivederci presto. Luigi è venuto in famiglia. Baci a tutti, vostro Tito”.
Il 4 dicembre srisse: “Carissimi genitori, anche oggi le mie condizioni sono molto migliorate. Ma come tutte le ferite alla testa la guarigione è lenta ma continua e sicura. Non ricevo ancora vostre notizie. Luigi? Baci a tutti, Tito”. Scriverà alla famiglia anche il suo amico: “Illustrissimo Signore, questa sera il carissimo Tito si trova un po’ più sollevato, ma la notte scorsa e quest’oggi stette un po’ inquieto e con febbre, per cui scrivo io mandando le sue notizie. Speriamo che tutto si risolva in bene e presto. Il suo stato non presenta al momento gravità di importanza, ma non esclude il pericolo di qualche complicazione. Si lamenta perché non può avere notizie da casa: forse furono spedite al reggimento: bisogna mandarle secondo l’indirizzo notato qui dietro. Manda baci e saluti a tutti. Distinti ossequi, un amico di Tito”.
Il giorno dopo le condizioni di Salvatore si aggravarono e sarà sempre il suo compagno a scrivere per conto suo: “Carissimi genitori, oggi sto molto male perché mi sono venuti dei fortissimi dolori nel capo causati dalla ferita. Spero che mi passi presto, ma certi momenti non posso più resistere. Penso sempre a voi e sono desiderosissimo di vostre notizie. Non vi angustiate e state di buon animo, coraggio. Tanti baci dal vostro affezionatissimo figlio, Tito”. Al termine di questa lettera il suo compagno annotò: “Il carissimo Tito è purtroppo aggravato. Speriamo però bene”.
Il 6 dicembre sempre su dettatura scrive: “Carissimi genitori, la mia ferita alla testa è piuttosto grave e mi fa soffrire molto. Anche la febbre mi va sempre più crescendo. Spero però che questo sia il periodo della crisi, superata la quale possa presto fare il viaggio e venire a casa con voi. Tanti saluti e baci, affezionatissimo figlio Tito". Al termine della lettera il suo compagno aggiunge: “Oggi la febbre è cresciuta di molto, e i medici stanno alquanto impensieriti temendo qualche complicazione. È assistito amorosamente da tutti come un figliuolo, un fratello”.
7 dicembre: “Carissimi genitori, quest’oggi ho passato la giornata un po’ più quieta. La febbre è diminuita ed anche i dolori. Speriamo bene. Non ho ancora potuto ricevere vostre notizie. Tanti saluti e baci, affezionatissimo figlio Tito”.
8 dicembre: “Carissimi genitori, oggi la mia salute non è completamente buona sento un qualche miglioramento della mia ferita. Quindi non preoccupatevi sul mio stato di salute che fra giorni spero di rivedervi tutti e bene. Saluti e baci a tutti, vostro affezionatissimo figlio Tito Rao. N.B. Così mi detta il carissimo Tito. Le sue condizioni continuano ad essere gravi trattandosi di una ferita alla testa in cui sono possibili ancora delle complicazioni. Distinti ossequi”.
E finalmente il 9 dicembre arrivarono anche le notizie da casa: “Carissimi genitori, ho ricevuto stamane la lettera di mamma. Oh, quanto mi ha fatto piacere! Io continuo a trovarmi ammalato e piuttosto fortemente. Penso sempre a Voi. Vi mando tanti baci, affezionatissimo figlio Tito. N.B. Quest’oggi il carissimo Tito è più aggravato del solito. Qualche momento delira. I medici stanno impensieriti; ma non hanno perduta ogni speranza”.
Questa fu l’ultima lettera che partì dall’ospedaletto da campo n° 041. Le condizioni di Salvatore si aggravarono sempre di più. La ferita non guariva anzi, subentrò anche la conseguente meningo-encefalite che non gli lasciò scampo. Alle ore 9:30 circa del mattino del 10 dicembre 1915 si spense definitivamente. Venne sepolto nel cimitero comunale di Alleghe.