Schiocchet Angelo
Sergente Zappatore
7° Alpini, 79ª cp. battaglione Belluno
Nato l'11 settembre 1891 a Sois (BL)
Morto il 30 agosto 1968 a Sois (BL)
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Dando prova di grande ardimento contribuì alla resa di un posto di guardia.
Passo Ombretta, 28 maggio 1915
Medaglia d'Argento
Offrivasi volontariamente con due compagni per snidare dei tiratori nemici da una posizione dalla
quale disturbavano coi loro tiri i nostri reparti. Disimpegnò tale compito con singolare perizia,
ardimento e sprezzo del pericolo nella lotta che seguì in cui due compagni caddero uccisi ed egli
rimase ferito. Alla sera tornò sulle posizioni per recuperare la salma di uno dei caduti.
Cima Bos Tofane, 12 luglio 1915
Medaglia di Bronzo
Rimasto gravemente ferito l’ufficiale presso cui prestava servizio di guida, sotto il continuo
fuoco delle artiglierie nemiche, da solo e allo scoperto si caricava l’ufficiale sulle spalle e lo
trasportava al posto di medicazione.
Monte Sief, 11 novembre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Figlio di Luigi e Caterina Moliner, Angelo (Angelin) Schiocchet nasce a Belluno l'11 settembre del
1891.
Dopo aver frequentato le scuole dell'obbligo, Angelo trova lavoro come minatore nelle cave di
Sois, una frazione di Belluno, dove viene estratto il calcare che rifornisce le locali fornaci
per la produzione della calce bianca.
Rimandato di un anno il servizio di leva, in attesa che suo fratello Antonio venga congedato,
il 20 aprile del 1912 Angelo viene arruolato nel 7° reggimento Alpini - Battaglione "Belluno".
Il suo foglio matricolare dice che è alto un metro e settantacinque e mezzo, ha il torace di
95 centimetri, è biondo con gli occhi castani, colorito rosa, dentatura sana e sa leggere.
La guerra di Libia
A settembre Angelo è aggregato al battaglione "Feltre" che, assieme al "Tolmezzo", va a formare un
reggimento "Speciale" al comando dall'allora colonnello Antonio Cantore.
Il 28 settembre Schiocchet s'imbarca a Napoli con destinazione Tripoli. Presso i villaggi di Henni e
Sciara Sciat i guerriglieri arabi hanno appena massacrato l'11° Bersaglieri e gli Alpini vanno ora a dar
man forte.
Il 2 ottobre gli Alpini si accampano alla periferia di Tripoli, nei pressi della carovaniera che da
Gargaresh porta a Sidi-Abdul-Gelil, per trasferirsi, qualche giorno dopo, più ad ovest presso l'oasi di
Zanzùr dove qualche settimana prima (il 20 settembre) gli Italiani hanno già inflitto un duro colpo
alle truppe turco-arabe.
Il 16 novembre Angelo Schiocchet partecipa all'avanzata verso l'altipiano del Garian che porta
all'occupazione di Suani-Beni-Aden e di Azizìah. Successivamente, il 9 dicembre, con due marce
forzate gli Alpini di Cantore raggiungono il castello di Garian dove il giorno 12 issano il Tricolore.
Non hanno incontrato una forte resistenza, ma la posizione deve essere rafforzata con opere di difesa
e collegata a Tripoli con una pista camionabile. Gli zappatori vengono allora messi all'opera e tra
loro c'é anche Schiocchet.
Il 13 marzo del 1913 a Tripoli succede un fatto increscioso: durante una rivista ai viveri di riserva,
Angelo deve confessare all'ufficiale d'ispezione di essersi mangiato una parte delle scorte di cibo.
"Avevo fame", ammette, e così viene incolpato di furto. Il giorno stesso è messo agli arresti e
denunciato al tribunale militare di Tripoli che lo condanna a sette mesi di galera. Il 24 aprile
viene rinchiuso nelle prigioni preventive di Tripoli. Due mesi più tardi è imbarcato per l'Italia e
il 23 giugno sbarca a Napoli per essere trasferito al carcere militare. Il 6 settembre la pena gli
viene condonata, ma Angelo viene trattenuto fino al giorno 21 per scontare una precedente condanna a
15 giorni che gli era stata inferta dalla Prefettura di Belluno, per futili motivi, un mese prima
che partisse per il servizio militare.
Per tutta la vita Schiocchet parlerà di questa sua sventura come di una gran disgrazia: pazienza la
prigione ... ma rientrare al plotone e non essere più "speciale" ... non poteva andargli giù!
Nonostante ciò, il 30 luglio del 1913 consegnano anche a lui la medaglia commemorativa della guerra
Italo Turca.
Nell'agosto del 1914 suo fratello Fioravante parte per il servizio di leva e cinque mesi più tardi
anche Angelo viene richiamato alle armi.
Il 1° gennaio del 1915 rientra così al 7° Alpini e qualche mese dopo è inviato come zappatore a
Rocca Pietore dove, alla vigilia dell'entrata in guerra, si stanno allestendo gli accantonamenti
per il suo battaglione.
Durante un incendio che colpisce le case di Carcoi, un gruppo di abitazioni che sorge sul versante
del Pettorina opposto a Rocca Pietore, Angelo salva un vecchio che è rimasto imprigionato tra le
fiamme al secondo piano della sua casa. Per il suo atto di eroismo non gli viene assegnata alcuna
medaglia al valor civile, ma il "grazie" dettogli di cuore dai famigliari dell'uomo che ha salvato,
lo ripaga in maggior misura. Nero come uno spazzacamino, con il sorriso stampato in faccia per la
soddisfazione di aver fatto un buon gesto, gli Alpini del 7° gli appioppano un soprannome: "Conzà
cusì te par an diàol" gli dicono, e da quel giorno Angelo diventa per tutti "el diaol", il diavolo.
La Grande Guerra
Il 23 maggio Schiocchet si trova col 7° Alpini al Passo Fedaia e già nei primi giorni, dopo la
dichiarazione di guerra, si fa onore mettendo in fuga gli avversari che, sotto il suo formidabile
tiro, gli volgono spesso le spalle per fuggire. Così succede al Padòn e così accade anche ai passi
dell'Ombretta e dell'Ombrettòla dove la sua compagnia, con una sezione mitragliatrici, viene
impiegata nella presa di quelle posizioni. Per riuscire nell'impresa, approfittando del buio
notturno e del cattivo tempo, Schiocchet e i suoi compagni scalano le pareti delle Cime d'Ombretta
interposte fra i due passi. All'alba il reparto è già sulla vetta e osserva dall'alto la trincea
e il baracchino dove si trovano una cinquantina di tedeschi. Gli alpini si avvicinano in silenzio
e sorprendono il presidio nemico. "Anhalten erheben die Hande" grida Schiocchet: qualcuno tenta
di fuggire ma viene colpito; gli altri si arrendono. Angelo ha così l'onore di scortare i
prigionieri verso le retrovie e per quell'impresa si guadagna la sua prima medaglia di bronzo.
Alla fine di giugno il "Belluno" lascia la Marmolada per trasferirsi in alta Val Costeana. Il
7 luglio inizia l'attacco a Cima Bois, ma una pattuglia austriaca appostata sulla forcella blocca
con tiri precisi l'avanzata dei reparti. Dopo aver visto cadere molti compagni, tra i quali il
capitano Comolli, comandante della 79ª, la sua compagnia,
il 10 luglio Angelo si presenta dal maggiore Grandolfi e si offre di risalire il canalone e
cogliere di sorpresa quei "crucchi" che fan tanto danno. Con lui salgono anche Giuseppe Mezzacasa
e Fabio Leone, un vecchio alpino abruzzese di quasi trent'anni della 77ª compagnia. In cima al
canalone, strisciando tra i massi, i tre alpini si dispongono ben distanziati tra loro e attaccano
a colpi di bombe a mano. Gli austriaci sono colti di sorpresa; molti cadono uccisi, ma i superstiti
reagiscono con un fitto fuoco di fucileria. I due compagni di Schiocchet restano uccisi e lui
stesso rischia molto: un colpo gli fora il passamontagna proprio sopra l'orecchio. Rimasto solo
Angelo si ritira, ma la notte seguente, senza avvisare nessuno, torna sulle posizioni tedesche a
vendicare i compagni. Porta giù il corpo di uno dei suoi amici, e come prova della rivincita,
un paio di scarponi tedeschi. L'azione del trio Schiocchet, Mezzacasa e Leone apre la strada al successivo attacco della compagnia guidata dal capitano Gregori. Per quell'azione Angelo guadagna una medaglia d'Argento.
Qualche giorno più tardi, per vendicare la tragica morte di un compaesano, Antonio Luisetto,
che era rimasto agonizzante per alcuni giorni tra le rocce della Tofana, Schiocchet organizza un
concerto di violino per attirare allo scoperto i tedeschi che presidiano la cima. Quando la
musica finisce, oltre a qualche applauso, giungono a valle grida beffarde e scariche di fucileria.
Pur avendo dapprima cambiato idea, nel sentire quegli sberleffi, Angelo fa partire un colpo dal
cannone che era stato in precedenza puntato proprio dove sapeva che gli austriaci si sarebbero
accomodati per godersi meglio il concertino. E' una strage! "Teufel, teufel" gridano da lassù.
Schiocchet ha dato conferma di essere davvero quel diavolo che dicono che lui sia: il
"Diavolo delle Tofane".
Il 20 ottobre Angelo diventa caporale e subito dopo segue il suo battaglione in Val Cordevole
dove partecipa alle azioni sul Col di Lana.
Il 7 novembre, con l'aiuto del "Belluno", viene conquistata quella vetta, ma un contrattacco
austriaco ricaccia gli attaccanti. In un successivo assalto Angelo Schiocchet ha comunque modo di
guadagnare la sua seconda medaglia di bronzo.
Il 16 dicembre, durante l'ennesimo attacco alla vetta del Col di Lana, Angelo esce col plotone
comandato dal sottotenente Ceccato e viene colpito in faccia e alla coscia sinistra da schegge
di granata. Per quelle ferite viene autorizzato a fregiarsi di un distintivo d'onore, ma di
quel riconoscimento Schiocchet non vuole vantarsi. Dopo un breve ricovero e qualche giorno di
convalescenza, rientra alla 79ª compagnia del "Belluno" che nel frattempo è tornato in Val
Costeana, e con i suoi compagni si appresta a trascorrere i rigori del rigido inverno fra le
Tofane.
Per fatti d'arme il 20 gennaio del 1916 Angelo Schiocchet viene promosso al grado di
caporalmaggiore zappatore e il 15 giugno gli viene attribuito il grado di sergente.
Il 14 luglio del 1916 la conquista del Castelletto della Tofana, iniziata con l'esplosione
della mina fatta brillare nella notte fra il 10 e l'11, si può dire ormai conclusa con successo.
Le posizioni austriache non sono più facilmente difendibili e i Kaiserjäger si ritirano
lasciando sul posto alcune pattuglie che, con continue sparatorie, devono simulare la presenza
dell'intero presidio. Lavorando di notte gli austriaci costruiscono un nuovo sbarramento di
reticolati bassi: una sacca che costeggia per un tratto la parete occidentale della Tofana di
Rozes, scende per i ghiaioni verso il Rio Travenanzes e risale verso Cima Falzarego. Chiunque si
azzardasse a scendere da Forcella Bois cadrebbe in quella trappola. Gli italiani, ignari di
quell'insidia, sono in procinto di sferrare un massiccio attacco verso la Val Travenanzes.
Alle 7 di mattina del 29 luglio le artiglierie italiane aprono il fuoco e più tardi la fanfara
dell'"Antelao" intona la Marcia delle Tofane. La 77ª e la 79ª compagnia del "Belluno" si
portano sul cengione superiore della Tofana. Gli alpini sono ponti all'azione ma alle 10 di
sera non è ancora giunto alcun ordine di attacco. Le altre compagnie non hanno ancora raggiunto
le loro posizioni. E' ormai quasi l'alba quando il "Belluno" riceve l'ordine di attaccare comunque,
e gli alpini della 79ª compagnia, guidati dal capitano
Brida, penetrano nei camminamenti del
Sasso Misterioso e avanzano. Scendono da Forcella Bois lungo i ghiaioni sul retro della Tofana
inconsapevoli di cadere nella trappola tesa dagli austriaci. Sono accolti dal fuoco incrociato
e l'avanzata del "Belluno" si trasforma in tragedia. Gli alpini sono circondati e sentono
urlare da ogni parte minacce in tedesco e in italiano: sono costretti ad arrendersi.
Quella domenica, il 30 luglio del 1916, sui quei ghiaioni, anche Angelo Schiocchet viene fatto
prigioniero.
In quell'azione i danni subiti dal "Belluno" sono rilevanti: 138 prigionieri, fra i quali
8 ufficiali, quasi tutti della 79ª compagnia che conta alla fine una novantina di perdite
tra morti e feriti. La 77ª ha miglior sorte lasciando in mano austriaca solo una ventina di
uomini.
Angelo Schiocchet viene internato in un campo di prigionia dal quale è liberato solo alla fine
della guerra. Il 3 novembre del 1918 ritorna in Italia e viene accolto nel Campo di concentramento
di Reggiolo (Reggio Emilia) dove si trova il centro di mobilitazione per i militari che
rientrano dalla prigionia.
Dopo la guerra
Viene congedato il 24 marzo del 1919, con decorrenza dal 6 dicembre, e nel 1921 gli viene
concessa una pensione di guerra di due annualità corrispondente a 1.761,16 lire.
Il 27 settembre del 1919 gli viene concessa la croce al merito di guerra.
Il 3 agosto del 1926 è autorizzato a fregiarsi della medaglia istituita a ricordo della
guerra 15-18.
Il 12 novembre del 1927 gli viene concessa la medaglia ricordo della Guerra Europea 1915-1918.
Nel frattempo il Comune di Belluno gli ha procurato un posto di lavoro presso il macello
comunale di Fisterre.
Angelo si è sposato e nel 1922 nasce sua figlia Orfea. L'anno dopo viene al mondo suo figlio Bruno.
Angelo Schiocchet muore a Sois, in Comune di Belluno, il 30 agosto del 1968.
A lui è ora intitolata una via del suo paese ed il locale Gruppo ANA.
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Nato l'11 settembre 1891 a Sois (BL)
Morto il 30 agosto 1968 a Sois (BL)
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Dando prova di grande ardimento contribuì alla resa di un posto di guardia.Passo Ombretta, 28 maggio 1915
Medaglia d'Argento
Offrivasi volontariamente con due compagni per snidare dei tiratori nemici da una posizione dalla quale disturbavano coi loro tiri i nostri reparti. Disimpegnò tale compito con singolare perizia, ardimento e sprezzo del pericolo nella lotta che seguì in cui due compagni caddero uccisi ed egli rimase ferito. Alla sera tornò sulle posizioni per recuperare la salma di uno dei caduti.Cima Bos Tofane, 12 luglio 1915
Medaglia di Bronzo
Rimasto gravemente ferito l’ufficiale presso cui prestava servizio di guida, sotto il continuo fuoco delle artiglierie nemiche, da solo e allo scoperto si caricava l’ufficiale sulle spalle e lo trasportava al posto di medicazione.Monte Sief, 11 novembre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Figlio di Luigi e Caterina Moliner, Angelo (Angelin) Schiocchet nasce a Belluno l'11 settembre del 1891. Dopo aver frequentato le scuole dell'obbligo, Angelo trova lavoro come minatore nelle cave di Sois, una frazione di Belluno, dove viene estratto il calcare che rifornisce le locali fornaci per la produzione della calce bianca.Rimandato di un anno il servizio di leva, in attesa che suo fratello Antonio venga congedato, il 20 aprile del 1912 Angelo viene arruolato nel 7° reggimento Alpini - Battaglione "Belluno". Il suo foglio matricolare dice che è alto un metro e settantacinque e mezzo, ha il torace di 95 centimetri, è biondo con gli occhi castani, colorito rosa, dentatura sana e sa leggere.
La guerra di Libia
A settembre Angelo è aggregato al battaglione "Feltre" che, assieme al "Tolmezzo", va a formare un reggimento "Speciale" al comando dall'allora colonnello Antonio Cantore. Il 28 settembre Schiocchet s'imbarca a Napoli con destinazione Tripoli. Presso i villaggi di Henni e Sciara Sciat i guerriglieri arabi hanno appena massacrato l'11° Bersaglieri e gli Alpini vanno ora a dar man forte.Il 2 ottobre gli Alpini si accampano alla periferia di Tripoli, nei pressi della carovaniera che da Gargaresh porta a Sidi-Abdul-Gelil, per trasferirsi, qualche giorno dopo, più ad ovest presso l'oasi di Zanzùr dove qualche settimana prima (il 20 settembre) gli Italiani hanno già inflitto un duro colpo alle truppe turco-arabe.
Il 16 novembre Angelo Schiocchet partecipa all'avanzata verso l'altipiano del Garian che porta all'occupazione di Suani-Beni-Aden e di Azizìah. Successivamente, il 9 dicembre, con due marce forzate gli Alpini di Cantore raggiungono il castello di Garian dove il giorno 12 issano il Tricolore. Non hanno incontrato una forte resistenza, ma la posizione deve essere rafforzata con opere di difesa e collegata a Tripoli con una pista camionabile. Gli zappatori vengono allora messi all'opera e tra loro c'é anche Schiocchet.
Il 13 marzo del 1913 a Tripoli succede un fatto increscioso: durante una rivista ai viveri di riserva, Angelo deve confessare all'ufficiale d'ispezione di essersi mangiato una parte delle scorte di cibo. "Avevo fame", ammette, e così viene incolpato di furto. Il giorno stesso è messo agli arresti e denunciato al tribunale militare di Tripoli che lo condanna a sette mesi di galera. Il 24 aprile viene rinchiuso nelle prigioni preventive di Tripoli. Due mesi più tardi è imbarcato per l'Italia e il 23 giugno sbarca a Napoli per essere trasferito al carcere militare. Il 6 settembre la pena gli viene condonata, ma Angelo viene trattenuto fino al giorno 21 per scontare una precedente condanna a 15 giorni che gli era stata inferta dalla Prefettura di Belluno, per futili motivi, un mese prima che partisse per il servizio militare.
Per tutta la vita Schiocchet parlerà di questa sua sventura come di una gran disgrazia: pazienza la prigione ... ma rientrare al plotone e non essere più "speciale" ... non poteva andargli giù! Nonostante ciò, il 30 luglio del 1913 consegnano anche a lui la medaglia commemorativa della guerra Italo Turca. Nell'agosto del 1914 suo fratello Fioravante parte per il servizio di leva e cinque mesi più tardi anche Angelo viene richiamato alle armi. Il 1° gennaio del 1915 rientra così al 7° Alpini e qualche mese dopo è inviato come zappatore a Rocca Pietore dove, alla vigilia dell'entrata in guerra, si stanno allestendo gli accantonamenti per il suo battaglione. Durante un incendio che colpisce le case di Carcoi, un gruppo di abitazioni che sorge sul versante del Pettorina opposto a Rocca Pietore, Angelo salva un vecchio che è rimasto imprigionato tra le fiamme al secondo piano della sua casa. Per il suo atto di eroismo non gli viene assegnata alcuna medaglia al valor civile, ma il "grazie" dettogli di cuore dai famigliari dell'uomo che ha salvato, lo ripaga in maggior misura. Nero come uno spazzacamino, con il sorriso stampato in faccia per la soddisfazione di aver fatto un buon gesto, gli Alpini del 7° gli appioppano un soprannome: "Conzà cusì te par an diàol" gli dicono, e da quel giorno Angelo diventa per tutti "el diaol", il diavolo.
La Grande Guerra
Il 23 maggio Schiocchet si trova col 7° Alpini al Passo Fedaia e già nei primi giorni, dopo la dichiarazione di guerra, si fa onore mettendo in fuga gli avversari che, sotto il suo formidabile tiro, gli volgono spesso le spalle per fuggire. Così succede al Padòn e così accade anche ai passi dell'Ombretta e dell'Ombrettòla dove la sua compagnia, con una sezione mitragliatrici, viene impiegata nella presa di quelle posizioni. Per riuscire nell'impresa, approfittando del buio notturno e del cattivo tempo, Schiocchet e i suoi compagni scalano le pareti delle Cime d'Ombretta interposte fra i due passi. All'alba il reparto è già sulla vetta e osserva dall'alto la trincea e il baracchino dove si trovano una cinquantina di tedeschi. Gli alpini si avvicinano in silenzio e sorprendono il presidio nemico. "Anhalten erheben die Hande" grida Schiocchet: qualcuno tenta di fuggire ma viene colpito; gli altri si arrendono. Angelo ha così l'onore di scortare i prigionieri verso le retrovie e per quell'impresa si guadagna la sua prima medaglia di bronzo. Alla fine di giugno il "Belluno" lascia la Marmolada per trasferirsi in alta Val Costeana. Il 7 luglio inizia l'attacco a Cima Bois, ma una pattuglia austriaca appostata sulla forcella blocca con tiri precisi l'avanzata dei reparti. Dopo aver visto cadere molti compagni, tra i quali il capitano Comolli, comandante della 79ª, la sua compagnia, il 10 luglio Angelo si presenta dal maggiore Grandolfi e si offre di risalire il canalone e cogliere di sorpresa quei "crucchi" che fan tanto danno. Con lui salgono anche Giuseppe Mezzacasa e Fabio Leone, un vecchio alpino abruzzese di quasi trent'anni della 77ª compagnia. In cima al canalone, strisciando tra i massi, i tre alpini si dispongono ben distanziati tra loro e attaccano a colpi di bombe a mano. Gli austriaci sono colti di sorpresa; molti cadono uccisi, ma i superstiti reagiscono con un fitto fuoco di fucileria. I due compagni di Schiocchet restano uccisi e lui stesso rischia molto: un colpo gli fora il passamontagna proprio sopra l'orecchio. Rimasto solo Angelo si ritira, ma la notte seguente, senza avvisare nessuno, torna sulle posizioni tedesche a vendicare i compagni. Porta giù il corpo di uno dei suoi amici, e come prova della rivincita, un paio di scarponi tedeschi. L'azione del trio Schiocchet, Mezzacasa e Leone apre la strada al successivo attacco della compagnia guidata dal capitano Gregori. Per quell'azione Angelo guadagna una medaglia d'Argento. Qualche giorno più tardi, per vendicare la tragica morte di un compaesano, Antonio Luisetto, che era rimasto agonizzante per alcuni giorni tra le rocce della Tofana, Schiocchet organizza un concerto di violino per attirare allo scoperto i tedeschi che presidiano la cima. Quando la musica finisce, oltre a qualche applauso, giungono a valle grida beffarde e scariche di fucileria. Pur avendo dapprima cambiato idea, nel sentire quegli sberleffi, Angelo fa partire un colpo dal cannone che era stato in precedenza puntato proprio dove sapeva che gli austriaci si sarebbero accomodati per godersi meglio il concertino. E' una strage! "Teufel, teufel" gridano da lassù. Schiocchet ha dato conferma di essere davvero quel diavolo che dicono che lui sia: il "Diavolo delle Tofane".Il 20 ottobre Angelo diventa caporale e subito dopo segue il suo battaglione in Val Cordevole dove partecipa alle azioni sul Col di Lana. Il 7 novembre, con l'aiuto del "Belluno", viene conquistata quella vetta, ma un contrattacco austriaco ricaccia gli attaccanti. In un successivo assalto Angelo Schiocchet ha comunque modo di guadagnare la sua seconda medaglia di bronzo. Il 16 dicembre, durante l'ennesimo attacco alla vetta del Col di Lana, Angelo esce col plotone comandato dal sottotenente Ceccato e viene colpito in faccia e alla coscia sinistra da schegge di granata. Per quelle ferite viene autorizzato a fregiarsi di un distintivo d'onore, ma di quel riconoscimento Schiocchet non vuole vantarsi. Dopo un breve ricovero e qualche giorno di convalescenza, rientra alla 79ª compagnia del "Belluno" che nel frattempo è tornato in Val Costeana, e con i suoi compagni si appresta a trascorrere i rigori del rigido inverno fra le Tofane.
Per fatti d'arme il 20 gennaio del 1916 Angelo Schiocchet viene promosso al grado di caporalmaggiore zappatore e il 15 giugno gli viene attribuito il grado di sergente. Il 14 luglio del 1916 la conquista del Castelletto della Tofana, iniziata con l'esplosione della mina fatta brillare nella notte fra il 10 e l'11, si può dire ormai conclusa con successo. Le posizioni austriache non sono più facilmente difendibili e i Kaiserjäger si ritirano lasciando sul posto alcune pattuglie che, con continue sparatorie, devono simulare la presenza dell'intero presidio. Lavorando di notte gli austriaci costruiscono un nuovo sbarramento di reticolati bassi: una sacca che costeggia per un tratto la parete occidentale della Tofana di Rozes, scende per i ghiaioni verso il Rio Travenanzes e risale verso Cima Falzarego. Chiunque si azzardasse a scendere da Forcella Bois cadrebbe in quella trappola. Gli italiani, ignari di quell'insidia, sono in procinto di sferrare un massiccio attacco verso la Val Travenanzes. Alle 7 di mattina del 29 luglio le artiglierie italiane aprono il fuoco e più tardi la fanfara dell'"Antelao" intona la Marcia delle Tofane. La 77ª e la 79ª compagnia del "Belluno" si portano sul cengione superiore della Tofana. Gli alpini sono ponti all'azione ma alle 10 di sera non è ancora giunto alcun ordine di attacco. Le altre compagnie non hanno ancora raggiunto le loro posizioni. E' ormai quasi l'alba quando il "Belluno" riceve l'ordine di attaccare comunque, e gli alpini della 79ª compagnia, guidati dal capitano Brida, penetrano nei camminamenti del Sasso Misterioso e avanzano. Scendono da Forcella Bois lungo i ghiaioni sul retro della Tofana inconsapevoli di cadere nella trappola tesa dagli austriaci. Sono accolti dal fuoco incrociato e l'avanzata del "Belluno" si trasforma in tragedia. Gli alpini sono circondati e sentono urlare da ogni parte minacce in tedesco e in italiano: sono costretti ad arrendersi. Quella domenica, il 30 luglio del 1916, sui quei ghiaioni, anche Angelo Schiocchet viene fatto prigioniero. In quell'azione i danni subiti dal "Belluno" sono rilevanti: 138 prigionieri, fra i quali 8 ufficiali, quasi tutti della 79ª compagnia che conta alla fine una novantina di perdite tra morti e feriti. La 77ª ha miglior sorte lasciando in mano austriaca solo una ventina di uomini. Angelo Schiocchet viene internato in un campo di prigionia dal quale è liberato solo alla fine della guerra. Il 3 novembre del 1918 ritorna in Italia e viene accolto nel Campo di concentramento di Reggiolo (Reggio Emilia) dove si trova il centro di mobilitazione per i militari che rientrano dalla prigionia.
Dopo la guerra
Viene congedato il 24 marzo del 1919, con decorrenza dal 6 dicembre, e nel 1921 gli viene concessa una pensione di guerra di due annualità corrispondente a 1.761,16 lire. Il 27 settembre del 1919 gli viene concessa la croce al merito di guerra. Il 3 agosto del 1926 è autorizzato a fregiarsi della medaglia istituita a ricordo della guerra 15-18. Il 12 novembre del 1927 gli viene concessa la medaglia ricordo della Guerra Europea 1915-1918. Nel frattempo il Comune di Belluno gli ha procurato un posto di lavoro presso il macello comunale di Fisterre. Angelo si è sposato e nel 1922 nasce sua figlia Orfea. L'anno dopo viene al mondo suo figlio Bruno. Angelo Schiocchet muore a Sois, in Comune di Belluno, il 30 agosto del 1968.A lui è ora intitolata una via del suo paese ed il locale Gruppo ANA.
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