Attacchi italiani al Costone di Agai
Luglio-Settembre 1915
Il 17 luglio i fratelli Garibaldi giunsero a Caprile e si presentarono al gen. Carpi (comandante
della 18ª divisione); Peppino venne
destinato al comando del III/52° Alpi che operava sul
Costone di Agai. Le accoglienze dei militari di carriera furono ovviamente piuttosto fredde ed
indispettite, ma il comando d'armata sperava in tal modo di dare una svolta alle azioni sul Col di
Lana. Afferma però Viazzi: "Infatti, la conquista di questa montagna, che si presentava al
neocomandante Peppino Garibaldi come un'occasione irripetibile per rinverdire le glorie di
famiglia, lo spinse - con ostinazione suicida - a mandare avanti allo sbaraglio le sue truppe,
senza tenere conto delle sanguinose perdite che il nemico stava loro infliggendo."
Il 27 luglio il t.col. Garibaldi presentava il suo piano d'attacco al comando che ne autorizzava
l'esecuzione. Il Costone di Agai, che era rimasto fino a quei giorni relativamente tranquillo,
divenne il punto nevralgico degli attacchi proprio del III/52° che si era così dislocato:
- la 10ª (cap. Carosi) in prima linea;
- la 11ª (ten. De Amicis) in seconda linea;
- la 9ª (cap. Raimondo) di riserva in terza linea;
- la 12ª (cap. Blasi) sul Costone di
Salesei tra il II/52° ed il 60° Calabria
Di fronte, al culmine del Costone di Agai, una temibile posizione austriaca: il Cappello di
Napoleone (Felsenwache).
Tra il 26 ed il 27 luglio una pattuglia della 10ª trova il Cappello di Napoleone
sgombro e lo occupa prontamente; subito si provvede a scavare due trincee di sbarramento. La notte
seguente però gli austriaci la riprendono a colpi di bombe a mano, ma verso l'alba un nuovo colpo
di mano italiano riporta la posizione nelle mani del 52°.
Alle 1 della notte del 28 luglio una pattuglia bavarese (caporale Redelberger) riesce
ad infiltrarsi nella linea degli avamposti italiani:
"Cinque di loro si andarono ad appostare nei pressi di una trincea occupata da una decina di
soldati e vi lanciarono all'interno almeno una ventina di bombe a mano, di quelle a strappo e con
il manico di legno. La pronta reazione dei reparti che si trovavano lateralmente costrinse la
pattuglia a ritirarsi. Un attimo prima, il caporale Redelberger, già ferito ad un braccio da una
scarica di fucileria, rimaneva dilaniato dall'esplosione di una bomba a mano che non era riuscito a
lanciare, perchè colpito da un proiettile alla gola. Gli italiani non inseguirono la pattuglia sul
pendio troppo esposto che conduceva al Cappello di Napoleone, ma discesero sul fianco sinistro
verso la posizione del Panettone andando ad incappare in un piccolo posto denominato Flächenwache.
Le vedette non diedero l'allarme e li lasciarono avvicinare perchè ritenevano si trattasse di
componenti la loro pattuglia che ripiegavano dopo l'azione. Tale errore fu pagato a caro prezzo,
poichè nel feroce corpo a corpo che ne seguì il piccolo presidio di 6 uomini venne quasi del tutto
annientato. Solo il caporale Dees, comandante della piccola guardia, pur crivellato di ferite,
tenne la posizione sino all'arrivo dei rinforzi, i quali finirono col ricacciare gli italiani
nuovamente sulle loro posizioni di partenza."
Nella notte tra il 29 ed il 30 luglio alcuni colpi delle batterie di Valparola
causarono perdite alla 9ª che era impegnata nei lavori di rafforzamento. Tali lavori avevano
portato alla costruzione di ulteriori tre trincee.
Il 14 agosto il comando della 18ª Divisione affidava al t.col. Garibaldi la
responsabilità del Sottosettore Palla, che comprendeva i Costoni di Agai e Salesei. Il III/52°
venne affidato al magg. Pandolfini, il
quale portò a termine i lavori. Le opposte linee risultarono alla fine talmente vicine che le
rispettive artiglierie erano in serie difficoltà nel regolare il tiro per non colpire le posizioni
amiche.
Nella notte tra il 26 ed il 27, 10 jäger della 4ª/II Jäger bavaresi ed un plotone
della 102ª cp. pionieri rimangono nel presidio, mentre altri 30 jäger e 7 pionieri al comando del
s.ten. Henke e del serg.magg. Baumgartner, alle 24 escono dalla trincea, e non scorti dagli
italiani, riescono ad impadronirsi della posizione, trovando nella trincea stessa i corpi di 30
caduti del IV/52°. Il giorno dopo gli italiani iniziano con il bombardamento di artiglieria, e
tentano anche due attacchi che però vengono respinti dall'intervento del Gruppo d'Artiglieria
Valparola.
Alle 5 del 28, i grossi calibri italiani del Porè e del Col Torond ed i pezzi da
montagna del Costone di Agai, spianano completamente la trincea mettendo fuori causa la maggior
parte dei 15 uomini del presidio. Verso le 12, una trentina di fanti italiani tentano di occupare
la trincea, ma sono respinti dalla mitragliatrice del presidio della cima.
Il 5 settembre il t.col. Garibaldi scese a Caprile per progettare i lavori di
rafforzamento e scavo assieme al s.ten. Caetani
e 36 genieri del reparto zappatori. Il mese di settembre passò nell'approntamento dei materiali e
delle squadre di uomini (2 gruppi di 3 squadre da 6 uomini con turni di 8 ore) affidate
rispettivamente al serg. Mariotti (Costone di Agai) ed al serg. Barella (Costone di Salesei).
Peppino Garibaldi (Arch. Morell)
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