Lavori in galleria
Gennaio-Marzo 1916
Ai primi di marzo il troncone principale della galleria era giunto a metà strada tra gli opposti
reticolati ed era ormai lungo 52 metri. A questo punto sulla sinistra venne ricavato un ramo
perpendicolare di circa 30 metri destinato dapprima allo sbocco per una mitragliatrice. In realtà
la galleria (che venne denominata "Trieste") servì per costruire degli sbocchi orizzontali per gli
attaccanti dopo lo scoppio della mina.
I primi 62 metri erano stati scavati con una pendenza del 15%, ma per non allontanarsi troppo dalla
superficie, i successivi 20 metri vennero scavati con una pendenza di 42°. A questo punto si
proseguì lo scavo in senso orizzontale, piegando prima a sinistra per 4 metri, e poi ancora nella
direzione originale per altri 3 metri, in modo da formare un doppio angolo retto ("incastro a
baionetta") che avrebbe favorito l'intasamento dei fornelli di mina.
Ma già da metà gennaio l'attenzione degli austriaci era stata risvegliata; il
19 gennaio il gen. Friedl (responsabile delle fortificazioni) si era recato su Cima
Lana per predisporre un servizio di ascolto ed iniziare una contromina. I lavori però proseguivano
lentamente e a mano, in quanto le perforatrici meccaniche erano vecchie e senza corrente a causa
dei costanti bombardamenti dell'artiglieria italiana; la galleria si fermò a 25 metri e venne poi
adattata a ricovero per la truppa. Nonostante il blocco dei lavori, da parte italiana si diffuse
tra la truppa ed anche tra gli ufficiali l'allarme per i rumori che si udivano tanto che lo stesso
Caetani si recò sul posto per meditare
una soluzione.
A metà marzo, il comandante del Posto N.5 informò dei rumori il cap. Homa il quale
provvide a convocare gli ingegneri del comando che però non diedero però troppo peso al fatto. Ma i
soldati sul posto non erano affatto convinti dalle rassicurazioni dei comandi ed il sottufficiale
degli zappatori (cap. Retti) pensarono di utilizzare una piccola cavernetta (lunga 3 metri, larga 2
ed alta 1 e mezzo) come contromina occasionale. Questa scoppiò alle 18 del 5 aprile
(era riempita con 30 Kg di ecrasite ed 80 di dinamite, oltre a 1100 sacchi di terra) sul lato
destro della galleria italiana e l'unico risultato che ottenne fu una piccola frana sotto la quale
rimase sepolto per un po' anche il Bonfioli,
ed un po' di trambusto tra gli uomini del 59°
Calabria (s.ten. Carmagnola) che temendo un'irruzione
austriaca attraverso il cratere dell'esplosione, si disposero a difendere la posizione con la baionetta
inastata.
A questo punto il Caetani abbandonò ogni prudenza e decise di proseguire gli scavi a colpi di mina,
riuscendo ad avanzare di quasi 4 metri al giorno.
Il comando austriaco pensò di tentare una vasta azione offensiva ma la neve e la scarsa artiglieria
disponibile costrinsero a rimandare l'azione di settimana in settimana finchè diventò inutile. Stessa
sorte ebbe un progetto di attacco frontale al trincerone italiano di prima linea.
Galleria S. Andrea (Arch. Morell)
< Precedente Successivo >