Guerra sotterranea
Febbraio-Maggio 1917
Il Comando austriaco progettò una nuova azione da svolgersi all'inizio della bella stagione.
Agli inizi di febbraio l'osservatorio di q.2.350 del Nuvolau osserva un'insolita attività austriaca
sopra l'Appostamento degli Archi. L'intenzione era quella di disintegrare la sporgenza rocciosa
sulla quale si trovava la trincea avanzata italiana. Questo era costituito da un complesso di
opere, sia esterne che in galleria, per una lunghezza complessiva di 140 metri, con numerose
feritoie e cannoniere rivolte su tre fronti, con possibilità di battere dall'alto la Valparola e lo
stesso sovrastante Piccolo Lagazuoi.
Temibile a tale riguardo, una lunga galleria (di sezione 2x2
metri) che aveva andamento elicoidale ed una pendenza non eccessiva: essa poi si estendeva al suo
interno su tre ripiani sovrastanti, formando altrettanti ambienti di una certa capienza, che
servivano per l'appostamento di pezzi di artiglieria, mitragliatrici, magazzini e dormitori.
Fin dall'8 aprile il Martini
richiese al col. Tarditi personale e
mezzi per realizzare la contromina. Il 9 aprile,
Malvezzi e
Cadorin ritengono prematuro l'inizio dei
lavori in quanto non è stata ancora determinata la direzione della galleria austriaca; la
richiesta venne però accolta in via definitiva il 18 aprile.
Il 28 giunse con uomini e mezzi il ten.
Testore che però, anzichè iniziare lo
scavo dalla presunta camera di scoppio, decise di prolungare la galleria della precedente
contromina, con 2 perforatrici. Ma il
Martini, in disaccordo, decide di
scavare un'altra galleria utilizzando il personale (ten.
Tazzer) che stava prolungando la
"galleria dell'Anfiteatro". Nonostante i lavori avessero proceduto con alacrità, ad un certo punto
sembrò che non si fosse più in grado di prevenire le mosse degli austriaci. Questi
dall'8 al 10 marzo eseguirono un nutrito bombardamento contro la Cengia.
Alle 6.30 dell'11 marzo, nonostante la fitta nebbia il bombardamento aumentò di intensità e
solo allora si intuì che lo scopo era quello di coprire le esplosioni delle mine destinate
all'apertura di una nuova cannoniera, 20 metri più a nord della precedente. L'artiglieria italiana
però riuscì a colpirla subito.
Alle 19.30 del 19 marzo gli austriaci tentano di aprire una terza feritoia ed alle 12 del
20 marzo anche una quarta, con lo stesso scarso risultato delle precedenti.
Il giorno 1 maggio il Comando del settore Val Costeana sollecita i lavori di contromina sulla vecchia galleria, ma il giorno dopo impone di cessare i lavori (ritenuti ormai tardivi) e di sgomberare la Trincea Avanzata. L'ordine venne eseguito ma la posizione venne sempre tenuta sotto controllo in modo da poter intervenire in caso di un colpo di mano austriaco: vennero spostate in avanti alcune mitragliatrici e scoperchiato un tratto di camminamento (in modo da complicare la vita agli austriaci che avessero voluto avanzare di là). Le feritoie vennero intasate con sacchi di terra per impedirne la scalata. Si costituì una "Pattuglia della morte" con lo scopo di occupare segretamente la posizione di notte.
Gli ufficiali che ascoltavano i rumori dei lavori notarono che gli austriaci sembravano spingersi al di qua della Trincea Avanzata, verso a Trincerone: questo portò alla considerazione che lo scopo della galleria fosse quello di aprire diversi sbocchi offensivi per far irrompere la fanteria sulla Cengia. Al fine di impedire ciò, gli italiani rinforzarono lo sbarramento dei reticolati e ne impiantarono un altro davanti al Trincerone, predisposero un lanciafiamme ed una scorta di bombe a mano. Ma il 16 maggio fu chiaro che gli austriaci stavano invece ultimando il caricamento della camera di scoppio.
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