Il battaglione Belluno sulla Marmolada
26 maggio - 8 giugno 1915
La sera del 26 maggio 1915 il battaglione Belluno ricevette
l'ordine di muoversi all'alba per attaccare i passi di Padòn e Fedaia, che risultavano presidiati.
La 77ª compagnia, comandata dal Capitano Pietro Carrara, prese le mosse da Tabià Palazze in Val Ciamp d'Arei,
preceduta da due pattuglie e da un plotone che aveva appunto il compito di occupare le alture dominanti la testata della valle.
Alle ore 03:30 i reparti d'avanguardia si trovarono a contatto con gli austriaci, che occupavano una trincea dominante
il Passo Padòn. Il Sottotenente Attilio Carrera con cinque uomini di sua fiducia attaccò questa posizione. I difensori
(una ventina di territoriali) colti di sorpresa dall'irruenza degli attaccanti aprirono il fuoco in modo disordinato.
Il Carrera, con alcuni alpini, superò i reticolati, mentre la fucileria si faceva più intensa e rabbiosa.
Il Carrera non si fermò per questo, anzi per sfottere l'imperizia dei tiratori avversari, prese a commentare
ad alta voce i colpi andati a vuoto. «Più in alto! A destra! Non sapete neppure mirare!» E intanto, con balzi improvvisi,
andava avvicinandosi sempre più alla trincea austriaca. Il panico cominciò a diffondersi fra i difensori che rallentarono il fuoco.
L'animoso ufficiale, con la pistola in pugno, mise piede sul bordo della trincea. Vi trovò quattro o cinque soldati.
Intanto, sulla sinistra, anche la 79ª compagnia, al comando del capitano Alessandro
Gregori, lasciò verso mezzanotte la Malga Ciapéla. Due pattuglie la precedevano in avanscoperta; una di queste
composta da dodici alpini al comando di un sottufficiale venne improvvisamente fatta segno dal fuoco e perse due uomini
(Dal libro dei morti della parrocchia di Rocca Piétore si apprende il nome dei primi due caduti in Marmolada. 28 maggio 1915:
«Questa sera, alle ore tre, sotto una pioggia torrenziale e mentre rombava il cannone austriaco della Fortezza di Corte
(Livinallongo) ho sepolto i due soldati: De March (?) da
Tambre d'Alpago e Fontanive Umberto da Forno Canale, appartenenti al 7°
alpini, battaglione "Belluno").
I rimanenti non si scoraggiarono e, quando furono raggiunti dalla compagnia, ripresero con essa l'avanzata.
Alle sette del mattino la vetta della Mesolina era raggiunta e occupata. La resistenza austriaca si rivelò invece assai più
accanita al Passo della Fedaia, che veniva attaccato da un altro reparto della stessa 79ª compagnia.
La posizione era infatti molto ben presidiata e si dovette compiere una manovra aggirante per occupare la posizione.
A questo punto intervenne l'artiglieria austriaca di piccolo calibro che si trovava nei pressi della Bambergerhaus,
per cui la 79ª compagnia, venuta a trovarsi su posizioni troppo scoperte, per ordine del comando di battaglione,
ripiegò sul costone occidentale della Mesolina, mentre la batteria da montagna dal Sass di Roi prese a controbattere
efficacemente il tiro austriaco. La 77ª compagnia, nel frattempo, era riuscita ad avanzare sul fianco e poté cosí
prendere sotto il fuoco da una posizione dominante la trincea nemica. Nello stesso tempo la 106ª compagnia, con la
sezione mitragliatrici, riusciva a guadagnare terreno al centro dello schieramento. Alle ore 09:00, anche il
Passo della Fedaia, stretto nella morsa delle varie compagnie del Belluno, veniva abbandonato dagli austriaci.
L'1 giugno, alle dirette dipendenze del 51° Alpi, il Belluno
proseguí la sua marcia lungo la catena del Monte Padòn, avendo come obiettivo la conquista della Mesola.
Due batterie d'artiglieria da montagna giunsero per l'occasione al Passo della Fedaia, e alle ore 05:30 aprirono
il fuoco sulle posizioni della Bambergerhaus e sulla batteria austriaca posta a q.2043. Approfittando della
nebbia che gravava sulla zona si mossero in avanti la 106ª e la 78ª compagnia, la prima lungo la falda inferiore
del ghiacciaio e l'altra sulle pendici meridionali del costone Mesolina-Mesola.
Tutto sembrava procedere senza eccessivi ostacoli, ma dopo circa un'ora gli austriaci si avvidero della manovra
e aprirono un vivace fuoco di fucileria sulla 106ª compagnia. Gli alpini, approfittando dei frequenti banchi di
nebbia che avvolgevano la zona, proseguirono la marcia a gruppi largamente intervallati fra loro, fino a raggiungere
un costone fronteggiante il Col de Bous. Alle ore 09:00, mancando notizie precise sulla situazione della 78ª compagnia,
venne fatta entrare in azione la 77ª, alla quale si accompagnò il comandante del battaglione. La nebbia nel frattempo
s'era infittita, agevolando un piú celere movimento degli alpini, che però in seguito furono notevolmente ostacolati
da una pioggia incessante. La 77ª riuscí a raggiungere il costone che scende dalla Mesola, ma lí dovette arrestarsi.
Anche gli altri reparti impegnati nell'azione rimasero bloccati dal terreno impervio e dall'intenso fuoco austriaco.
Verso mezzogiorno il comandante del 51°, per rinvigorire l'azione, fece avanzare sulla destra la 79ª compagnia a
rincalzo della 78ª e ribadí l'ordine di proseguire nell'attacco a ogni costo!
Su di un terreno molto accidentato, reso quasi impraticabile dalla pioggia, gli alpini della 78ª arrancarono con
grande fatica, di roccia in roccia, riuscendo infine a giungere a poche centinaia di metri dalla vetta della Mesola. Vennero
però avvistati e subito fatti segno a violento tiro d'artiglieria, che li obbligò a retrocedere su posizioni piú riparate.
Un ulteriore tentativo di proseguire nell'azione, poco tempo dopo, non ebbe esito migliore.
In situazione analoga si trovava la 106ª compagnia che operava, essa pure, su terreno difficile e battuto anche da mitragliatrici.
Alle ore 14:00, considerata la staticità della situazione, tutti i reparti ricevettero l'ordine di ripiegare sulle posizioni di partenza.
Le perdite subite in questa azione non furono gravi: un morto, otto feriti e alcuni contusi o congelati.
Il Capitano Augusto Bauzano, comandante della 106ª compagnia, venne decorato con
medaglia di bronzo al V.M. Il giorno seguente l'azione proseguí con alcuni cambiamenti: al Belluno
venne affidata la linea d'investimento che, dalle pendici settentrionali della Marmolada, per Fedaia e Mesolina, raggiungeva il Padòn.
Al 51° Alpi venne assegnato il tratto Padòn - Sass di Roi - Monte Migogn, con posti di
osservazione sul costone dominante il Bosco della Fernazza, sulla Cima Valbruna e sul Col Toront. La situazione del settore venne
notevolmente migliorata in seguito all'ardita azione svolta l'8 giugno dalla 79ª, al comando del Capitano
Alessandro Gregori, che riuscí a snidare gli austriaci che
occupavano i passi d'Ombretta e d'Ombrettòla.
Il Capitano diede pertanto le seguenti disposizioni: al centro dello schieramento, il plotone del Sottotenente Perrin con una squadra di otto
uomini e la guida Fersuoch in avanguardia doveva occupare il Sasso Vernale e poi suddividersi in due gruppi per concorrere, sulla sinistra,
con il plotone del Sottotenente Cajani per l'azione contro il Passo Ombrettòla, e sulla destra con il resto della compagnia per l'attacco
al Passo Ombretta. La cresta fra questi due passi era ben conosciuta da alcuni ufficiali e anche da graduati della 79ª compagnia, che l'avevano
percorsa, anni addietro, in una «marcia-ardita» alla quale aveva partecipato anche l'allora Sottotenente
Andreoletti. Il felice esito della complessa manovra, conclusasi verso le ore 08:30,
veniva comunicato al comando di battaglione con le seguenti parole: «Gli alpini si sono comportati egregiamente. Il Passo Contrín (Ombretta)
e quello d'Ombrettòla sono in nostro possesso. Nessuna perdita da parte nostra. Abbiamo fatto alquanto bottino e massacrato qualche tuder. Viva gli alpini.
Faccio noto che siamo ormai sfiniti di stanchezza».
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