Attacco al Passo Le Selle
18 giugno 1915
La sera del 17 giugno, gli alpini della 206ª si trovavano al posto loro assegnato e il comandante del battaglione
Val Cordevole aveva raggiunto il posto di comando tattico
sull'altura dell'Uomo.
Alle ore 22:30 i bersaglieri del XX battaglione, agli ordini
del Maggiore Silvio Romei, avendo come guida il volontario
trentino Gustavo Ochner, mossero dal Masaré di Fuchiade
dov'erano accampati, e iniziarono ad avanzare verso il Passo di S. Pellegrino.
La notte era molto buia, anche a causa di una fitta nebbia e si ebbe un po' di confusione e qualche allarme ingiustificato.
Nei pressi del Pian de Pez, la colonna abbandonò la strada carrareccia, e salí verso destra a ritroso del rio, puntando
sul Baito della Campagnaccia, che venne occupato. All'altezza del Colifòn, dileguatasi la nebbia,
l'Ochner indicò la via migliore per raggiungere la vetta del Monte Allochet.
Nel frattempo un plotone occupò il Colifòn e un altro raggiunse la Forcella d'Allochet, dopo aver sorpreso un
piccolo posto austriaco, catturando quattro prigionieri e mettendo in fuga i rimanenti cinque uomini del presidio avanzato.
Un terzo plotone, avanzando, raggiunse senza difficoltà la cima dell'Allochet che non era presidiata. Alle 03:30 l'artiglieria
italiana aprí il fuoco sul Passo Le Selle e sulla batteria austriaca localizzata a Fango. La nebbia non si era ancora del tutto
diradata, ma le batterie disponevano già dei necessari dati di tiro.
Verso le 04:00, la 2ª batteria da montagna cominciò a sua volta a bombardare il Passo Le Selle, provocando anche lo scoppio
di alcune mine disseminate davanti alle opere difensive. Piú tardi il tiro venne allungato sulle posizioni retrostanti
il passo e sulla valle sottostante.
La parte piú problematica della manovra di attacco era stata affidata a una sessantina di alpini del battaglione
Val Cordevole i quali dovevano avanzare lungo la cresta della Costabella
(due chilometri in linea d'aria) su di un terreno impervio e battuto dal fuoco.
Data l'insperata situazione favorevole in cui si era trovata la colonna dei bersaglieri, la guida
Ochner suggerí di approfittare dell'evidente scompiglio che si
era determinato nelle file austriache, per far avanzare rapidamente alcune squadre di audaci, allo scopo di aggirare i difensori.
Un fitto nebbione levatosi proprio in quel momento avrebbe certamente favorito la manovra, ma la proposta non venne neppure presa
in considerazione.
Alle 05:45, il Colonnello Cantú che coordinava l'azione, senza
aver ricevuto alcuna segnalazione dagli alpini, ritenne imminente l'assalto decisivo di questi ultimi contro la Cima di Costabella,
e necessaria di conseguenza l'azione dei bersaglieri contro Le Selle.
Gli alpini che nel corso della notte, con i Sottotenenti Mario Pasqualin e Carlo Volpe, erano riusciti a raggiungere q.2723 sulla
Costabella, e stavano procedendo cautamente e con molte difficoltà verso la cima, vennero fatti segno a improvviso tiro di
fucileria da alcuni impensati appostamenti. Costretti ad arrestarsi, il Pasqualin ne dava notizia al comando di battaglione,
facendo presente la scarsità delle forze di cui disponeva e le difficoltà del terreno, per cui riteneva assai difficile
raggiungere e occupare la cima della Costabella. Pertanto chiedeva l'invio sul posto dell'aiutante maggiore, che conoscendo
bene il terreno, avrebbe potuto prendere i provvedimenti necessari.
Intanto, alle ore 05:15, sulla cima dell'Allochet, i bersaglieri avevano issato una grande bandiera tricolore, tra festose
grida di evviva e sventolio di cappelli piumati. Questa scena di esultanza si scorgeva benissimo, col binocolo, dalla Costabella.
Era il segnale convenuto con l'artiglieria, per sospendere il tiro al fine di evitare di colpire i nostri soldati che dovevano avanzare.
Nel frattempo, alle ore 06:30, il Tenente Andreoletti raggiungeva le
nostre pattuglie avanzate sulle posizioni della Costabella e poteva rendersi conto della situazione. Presi di fronte e di fianco
dal preciso tiro austriaco, gli alpini, disseminati qua e là, strisciando pancia a terra, dietro gli spuntoni della cresta,
rispondevano al fuoco come meglio potevano.
Fallito l'ennesimo tentativo per cresta, il Sottotenente Pasqualin ebbe l'ordine dall'aiutante maggiore di calarsi con due
squadre per un ripido canalone nevoso sfociante sulla Campagnaccia, e, aggirando le posizioni austriache, risalire verso la
Cima di Costabella per un altro scosceso canalone di roccia e ghiaccio. Nel frattempo il Sottotenente Volpe ed il Tenente
Andreoletti si mantenevano con gli alpini restanti, sul filo
della cresta, pronti a sostenere la posizione impegnando l'attenzione austriaca con un continuo fuoco di fucileria.
Verso le ore 07:00, la nebbia che avvolgeva l'Allochet cominciò a dileguarsi; nel mentre i difensori di Le Selle, riavutisi
dalla sorpresa, erano tornati a piccoli gruppi a rioccupare le trincee abbandonate. Si ebbe quindi una decisa reazione
austriaca, con intenso fuoco di fucili e mitragliatrici contro gli italiani sul costone dell'Allochet, e tiri d'artiglieria
sulla Costabella e sul terreno antistante Le Selle.
L'intenso sbarramento di fucileria e lo scoppio di una ventina di granate da 105, indussero gli attaccanti a ripiegare.
La ritirata, iniziatasi alle ore 08:30, venne protetta dall'artiglieria dell'Uomo, che in seguito spostò il tiro sugli
austriaci che si spingevano fuori dal Passo Le Selle per inseguire gli attacanti in ritirata. La situazione del
XX Bersaglieri andava facendosi critica, nell'attesa che gli Alpini sulla Costabella riuscissero ad attirare su loro
stessi il fuoco dei centosettanta difensori di Le Selle (tanti ne ebbe a segnalare un prigioniero catturato in mattinata)
e d'altri gruppi sopraggiunti dal Malinverno e dalla Val dei Monzoni.
Alle ore 9,15 il generale De Bernardis, comandante il settore Val Biois, inviava al colonnello Cantú il seguente fonogramma:
"Se XX battaglione non può proseguire attacco, insista nel mantenere posizioni Rizzoni - Allochet fino a che non si avranno
precise notizie sull'azione che si sta svolgendo in Val S. Nicolò. Il XX battaglione deve essere guardato da sud dalle
truppe di codesto reggimento che operano verso Allochet".
Il comandante del 3° Bersaglieri stimò invece opportuno ordinare il ripiegamento generale, che venne iniziato verso le ore 10:00,
e si svolse celermente e senza gravi perdite, col favore della nebbia.
Anche il XVIII Bersaglieri, che si era spinto fino a Case Allochet e a Campo dell'Orso, ritornava sui propri passi!
Il Tenente Andreoletti, intanto, dal punto in cui si trovava,
che costituiva un eccellente osservatorio su tutto il campo di battaglia, tra una folata e l'altra di nebbia, poté rendersi
conto dello svolgimento dell'intera operazione, nella quale gli alpini si trovavano impegnati. Aveva avvistato un piccolo
reparto del battaglione Belluno, fermo poco sotto la Forcella Marmolada
all'imbocco della Val Rosalia, e altri alpini che avevano raggiunto la Cima Ombretta e il Sasso Vernale, mentre l'altra
metà della 206ª si andava affermando sulla Cima Cadina. Alla destra, l'azione risultava bloccata dalla tenace
resistenza austriaca, ma ciò che piú lo colpí e preoccupò era quello che vedeva sulla sinistra: i bersaglieri del XX
si ritiravano rapidamente dall'Allochet, dimostrando chiaramente che il loro compito era fallito. La situazione era tale
che diventavano inutili i tentativi degli alpini di raggiungere la cima di Costabella. In base a queste considerazioni
l'aiutante maggiore ritenne di dover informare il proprio comando di battaglione con il seguente fonogramma: "La
pattuglia del sottotenente Pasqualin è stata arrestata dal fuoco di mitragliatrici appostate non si sa precisamente
dove, su Cima Costabella. Fuoco di fucileria giunge quassú sia da Cima Costabella che dai suoi speroni settentrionali
e anche dalla Val S. Nicolò alta. Poiché vedo ritirarsi alla nostra sinistra i reparti bersaglieri, non insisto
perché il sottotenente Pasqualin prosegua nel suo compito; col favore della nebbia egli si ritirerà dove io mi trovo.
Attendo ordini da V.S. per il resto della giornata ed eventualmente della notte". A seguito di questa comunicazione
gli alpini che operavano sulla Costabella ebbero l'ordine di lasciare sulle posizioni raggiunte un piccolo reparto misto,
di alpini e bersaglieri, e di rientrare con gli altri uomini.
Nel frattempo venivano fatte altre dolorose constatazioni, quelle riguardanti le perdite della giornata: nove morti e
trentacinque feriti (e tra questi due ufficiali, compreso il comandante del XX Bersaglieri). L'artiglieria italiana
aveva sparato ben 1.183 colpi. Il comando del settore ordinò in seguito che la 206ª, oltre ad assicurare la protezione
della 2ª batteria da montagna all'Uomo, fornisse giornalmente una cinquantina di soldati per l'occupazione delle varie
forcellette lungo la cresta di Costabella, fermo restando il presidio di un centinaio di uomini al Passo delle Cirelle.
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