Forcella Marmolada
Gennaio - Aprile 1916
Con l'approssimarsi della primavera il Comando Supremo stava studiando operazioni di piú vasta portata, sollecitato
dagli alleati franco-inglesi, duramente impegnati nella battaglia di Verdun.
Il 6 marzo, mentre si stava preparando la quinta battaglia dell'Isonzo, si ordinava alla 4ª Armata di eseguire
- compatibilmente con le condizioni di clima e di terreno non molto propizie - "contemporanee energiche azioni
parzialmente dirette a immobilizzare le forze nemiche fronteggianti". Di conseguenza, la 18ª Divisione dispose
che "a partire dal giorno 11 aprile, nel settore Fedaia-Ombretta fosse aumentata, a scopo dimostrativo, l'attività
di pattuglie, specie di sciatori, e intensificata l'azione dell'artiglieria, spingendo con maggior alacrità i lavori
di approccio verso la Mesola (Sasso di Mezzodí)".
Veniva inoltre suggerito di trar partito da queste azioni dimostrative per compiere audaci colpi di mano e puntate
offensive, allo scopo d'impadronirsi di qualche posizione utile alle operazioni previste per la primavera e, in ogni modo,
per ampliare il raggio d'azione e migliorare le condizioni della difesa. In relazione a questi piani assumeva grande
importanza il gruppo montuoso Ombretta-Ombrettòla, per il quale doveva svilupparsi un'eventuale futura azione avente
come obiettivo la Val Contrín.
Il fulcro dei combattimenti si ebbe alla Forcella Marmolada, il profondo intaglio fra la Punta Penía e il Piccolo Vernèl,
che costituisce l'unico passaggio fra la Val Contrín e la conca della Fedaia. Le prime pattuglie italiane vi avevano messo
piede nell'estate del 1915, subito dopo la conquista del Passo d'Ombretta, e vi giungevano talvolta anche pattuglie austriache,
senza mai incontrarsi.
Sul finire dell'autunno 1915, l'Aspirante Ufficiale bolzanino Ludescher, nel corso di una sua ricognizione alla forcella vi
trovò una gavetta e un elmetto italiani. Il comando austriaco, venuto a conoscenza di tali ritrovamenti e giustamente allarmato
che gli alpini potessero installarsi su questo importante valico, ne dispose l'immediata occupazione. Per tale compito, venne
formato uno speciale distaccamento di cinquanta Kaiserjäger al comando dell'Aspirante Ludescher. La direzione tecnica dei lavori
venne affidata al Sottotenente ingegner Hinterberger. Questi fece innanzi tutto costruire una baracca di circa sedici metri
quadrati e alta due metri e mezzo, per dare ricovero - alternativamente – a venticinque persone. I lavori, che dovevano svolgersi
solo di notte o con la nebbia per sottrarsi all'osservazione italiana, ebbero inizio con il mese di gennaio 1916.
In tale periodo, proprio nel cuore dell'inverno, il servizio italiano di pattuglia verso la Forcella Marmolada venne sospeso,
sia per le persistenti avverse condizioni meteorologiche, sia per l'enorme quantità di neve caduta, sia per l'errata convinzione
che anche gli austriaci avrebbero fatto altrettanto. In tal modo la forcella fu definitivamente perduta. Eppure, fino a questo momento,
sarebbero bastati pochissimi uomini per occupare e tenere questa posizione, dalla quale si poteva facilmente prendere possesso del costone
occidentale del monte, sino a Punta Penía.
I lavori per la sistemazione difensiva della forcella (costruzione di due piccoli baraccamenti a quota 2.709, scavo di una trincea e
tracciamento di una pista d'accesso dal versante del ghiacciaio) tennero impegnati gli austriaci fino alla fine del gennaio 1916.
Ai primi di febbraio, il Sottotenente Carlo Alberto Strada assumeva il comando del plotone autonomo in sostituzione del Sottotenente
Berlese, ma si trattenne con i suoi uomini ancora una ventina di giorni a Malga Ciapèla allo scopo di conoscere sommariamente il territorio
sul quale doveva operare. Il 4 marzo, gli giunse un perentorio ordine di trasferirsi al Passo Ombretta, e di là raggiungere la Forcella
Marmolada, per ricercare una via d'accesso, possibilmente per i canaloni est e nord-est, alla vetta del Gran Vernèl. Nel frattempo, gli austriaci
avevano consolidato ed esteso l'occupazione della Forcella Marmolada, costruendo in direzione della cresta ovest, la cosiddetta «Capanna Scholz»
dal nome del generale comandante la 90ª Divisione di fanteria austriaca. Era previsto che dopo la guerra, questa capanna-rifugio sarebbe
stata presa in consegna dal Club Alpino Accademico di Vienna, ma di essa oggi non rimane piú traccia.
Verso la metà di marzo, sui posti avanzati italiani del Passo e della Cima d'Ombretta, cominciarono a piombare colpi di fucile d'insolita
provenienza. Non fu difficile appurare che le pallottole arrivavano dalla cresta ovest della Marmolada; segno evidente che gli austriaci avevano
esteso l'occupazione dalla forcella verso la cima della montagna.
Il Comando del 51° Alpi ritenne allora di rimediare all'inaspettato evento impartendo l'ordine di
attaccare e conquistare a ogni costo la forcella. La sera del 20 marzo, il Sottotenente Strada e il Sergente
Filippo Bassot, con gli uomini della loro pattuglia, raggiunsero il posto avanzato
della "Camorzera". Avanzarono poi cautamente sul ripido pendio innevato e verso la mezzanotte giunsero alla base dell'angusto canalone
che porta alla Forcella Marmolada. Mentre i primi uomini della pattuglia stavano per arrampicarsi sugli arpioni di ferro, vennero accolti
da una scarica di fucileria, sparata a distanza ravvicinata. Un colpo strappò di mano il fucile all'alpino che si trovava in testa al gruppo
e questi scivolò sul ripido pendio ghiacciato, finendo alquanto in basso, ma fortunatamente senza farsi gran male. Si ebbe cosí la conferma
che gli austriaci non si lasciavano sorprendere ed era quindi inutile insistere in questo tentativo suicida. Cosicché lo Strada decise di
ripiegare sulla Camorzera. Nel frattempo anche i piccoli posti austriaci sistemati sul costone occidentale della Marmolada, presero a sparare
sulla pattuglia che si ritirava alla spicciolata verso il Passo d'Ombretta.
Quando la notizia della stabile occupazione della Forcella Marmolada pervenne al Comando della 4ª Armata, essa destò viva impressione e conseguenti preoccupazioni.
Venne stabilito che il Maggiore Geremia del Comando stesso si portasse sul posto per rendersi conto della situazione e suggerire i necessari
provvedimenti. Contemporaneamente il Capitano Andreoletti, che si trovava a
Palla sul Col di Lana con la sua 206ª Compagnia, ricevette l'ordine di accompagnare, per qualche giorno, l'ufficiale designato dal
comando d'armata. Nel corso delle ricognizioni effettuate dai due ufficiali, sui due versanti della Marmolada, ma in particolare su
quello meridionale, si poté accertare che gli austriaci non solo tenevano saldamente la forcella, ma avevano ormai raggiunto anche la
vetta estrema della Marmolada, salendovi sia per la cresta ovest, sia dalla Fedaia per il ghiacciaio.
Il 4 aprile la 206ª compagnia, assestata ed equipaggiata per quanto possibile, lasciò gli accantonamenti di Rocca Piétore per ritornare
in prima linea. Un plotone l'aveva preceduta il giorno prima con il compito di trasportare al Rifugio Ombretta, bagagli, viveri e munizioni.
Il giorno dopo, seguí un plotone con il Sottotenente Fabbro e l'Aspirante Frisinghelli, che raggiunse il Passo d'Ombretta. Un altro plotone
con il Sottotenente Volpe e l'Aspirante Tommasi, salí al Passo d'Ombrettòla. Altri due plotoni con il comando della compagnia si stabilirono
al Rifugio Ombretta e nelle sue immediate vicinanze.
A completare le forze a disposizione del settore, nei giorni seguenti, vennero aggregati tre reparti di fanti della brigata
Alpi, appositamente costituiti, i cosiddetti plotoni d'alta montagna del 51° Reggimento Fanteria.
Assumendo il comando della regione Ombretta - Ombrettòla il Capitano Andreoletti
stabilí la sua sede al Rifugio Ombretta. Egli non avrebbe mai immaginato quando, nel 1908, propose all'amico Chiggiato del Club Alpino di
Venezia la costruzione di questo rifugio, che pochi anni dopo, vi sarebbe tornato quale combattente e responsabile di questo fronte.
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