Cima d'Ombretta e Sasso Vernale

Aprile - Giugno 1916

Il compito principale e il piú urgente fra quelli assegnati alla 206ª compagnia alpina al suo ritorno in zona Marmolada, era l'occupazione graduale del poderoso massiccio delle Cime d'Ombretta e del Sasso Vernale, nonché dell'orlo inferiore dell'omonima Vedretta.
Da qui si dominava la conca erbosa della Contrinhaus, il capace rifugio del Club Alpino di Norimberga, sede del comando austriaco, in quanto la località costituiva il fulcro del sistema difensivo della zona. Alla Contrinhaus, infatti, facevano capo i sentieri e gli itinerari d'approccio sia per la cosiddetta fortezza, una singolare posizione armata sulle falde meridionali del Vernèl, sia per la Forcella Marmolada allo sbocco superiore della Valle Rosalia, che per i passi di Ombretta e di Ombrettòla, e per quelli delle Cirelle e del S. Nicolò, e infine per il Col Ombèrt, il Sasso di Rocca, i Varòs, il Vernardais, tutte posizioni che gli austriaci avevano saldamente apprestato a difesa.

Il settore Ombretta - Ombrettòla disponeva in quel periodo, oltre alla 206ª Compagnia alpina e dei tre reparti speciali del 51° Alpi, denominati plotoni d'alta montagna, di una sezione d'artiglieria con pezzi da 65 da montagna, di quattro sezioni mitragliatrici, e di nuclei di altre armi e servizi (fotoelettrici, telefonisti, teleferisti, sanità, conducenti, ecc.) nonché di un centinaio di lavoratori militarizzati. Cosicché la forza alle dipendenze del comandante il settore, Capitano Andreoletti, sommava a circa milleseicento uomini. L'ininterrotta attività delle pattuglie fu ben presto coronata da successi.

Nella notte fra il 19 e il 20 aprile veniva raggiunta la quota 2.799 sulla Vedretta del Vernale, dove si costituiva un posto fisso avanzato designato appunto «Posto della Vedretta», presidiato in modo permanente da un graduato con sei alpini. Due giorni dopo, nel corso di un'improvvisa tormenta, un'altra pattuglia, al comando del Sottotenente Alberto Zanutti, raggiungeva, prendendone possesso con un presidio di otto alpini e un graduato, la cima del Sasso Vernale a una altitudine di 3.054 metri. Il giorno 30 aprile, una terza pattuglia con l'Aspirante Vittorio Frisinghelli, risalendo un aspro canalone, raggiungeva la cima Ombretta Occidentale, dove venne installato un altro presidio permanente. Infine il 2 maggio successivo un'altra pattuglia perveniva su questa medesima posizione dal versante ovest, assicurando cosí l'accesso in ogni evenienza.
Lo stesso comandante del settore, al fine di controllare la sistemazione e l'efficienza di queste occupazioni, ne rifece personalmente ricognizione, nel corso di alcune notti, avendo compagni, a turno, due giovani Sottotenenti del comando: Ettore Zucchelli e Giovanni Strobele, e talvolta, a sua richiesta, anche l'anziano Tenente Alberto Zanutti. Egli ebbe modo cosí di studiare la possibilità di estendere e completare il saldo possesso dell'intero massiccio, con la costituzione di un ulteriore posto avanzato alla quota 2.453, nel margine inferiore della Vedretta.
Infine, il 16 maggio, con sei uomini ciascuna, due pattuglie alpine occupavano altre due posizioni sulla Vedretta del Vernale, l'una a quota 2.444 denominata «della Forcelletta», l'altra a quota 2.687 chiamata «dello Sperone»; il 27 maggio la pattuglia del Sottotenente Bruno Conz occupava una nuova posizione sulle Cime d'Ombretta.

Il presidio che fin dall'inizio venne stabilito al Passo d'Ombretta era costituito da due ufficiali alpini (V.E. Fabbro e V. Frisinghelli), da un ufficiale d'artiglieria e da uno di fanteria con centododici uomini distribuiti fra i vari posti di vigilanza, i piú importanti dei quali erano contraddistinti con i nomi di "Camorzera Superiore" (2.892), "Camorzera Inferiore" (2.622) e "Costoncino" (2.622), tutti al di là del valico, nella parte superiore della Val Contrín. La posizione piú avanzata era la "Camorzera Superiore" presidiata da una decina di alpini al comando di un sergente. Essi potevano muoversi soltanto di notte, con l'oscurità, per sottrarsi all'attento tiro dei cecchini appostati sul sovrastante costone ovest della Marmolada. In un primo tempo gli occupanti si erano adattati in una specie di grotta naturale, chiusa e protetta da un rudimentale muricciolo di pietre e sacchetti di sfasciumi rocciosi. Dopo qualche tempo venne disposto tutto intorno un reticolato di filo spinato e il posto venne allacciato telefonicamente con il Passo d'Ombretta. Anche gli altri posti avanzati avevano piú o meno la medesima sistemazione.

Un violento duello d'artiglieria si ebbe negli ultimi giorni d'aprile. Era una mattinata fresca e luminosa come ce ne furono poche in quel mese; il Tenente Ugo Almici, che comandava i due pezzi di Passo Ombrettòla, si recò come di consueto alla caverna del cannone. Qui puntò personalmente il pezzo e prese a sparare su di un gruppo di soldati che si scorgevano in faccende presso le trincee austriache del Contrín, poi contro le postazioni d'artiglieria del Vernardais e del Sasso di Rocca, che subito risposero. Alcuni colpi caddero ben presto nelle vicinanze della cavernetta, e una granata s'infilò nella feritoia, esplodendo all'interno con sinistro fragore. Un artigliere venne colpito in pieno, mentre il Tenente Almici e un suo sottufficiale rimasero gravemente feriti. Accorse subito il Sottotenente Vittorino Tommasi, per prestare i primi soccorsi ai feriti e provvedere al loro trasporto al Rifugio Ombretta. Il comandante della posizione, Sottotenente Carlo Volpe, che pure s'era prodigato per l'assistenza ai feriti, ricorda che il Tenente Almici non voleva assolutamente essere trasportato al posto di medicazione, se prima non fosse giunto un altro ufficiale che lo sostituisse al comando della sezione. Gli artiglieri superstiti riuscirono a rimettere in sesto il pezzo, che non aveva sofferto gravi danni, e ripresero i loro tiri sotto la direzione di un graduato.
Qualche tempo dopo, riconosciuta la sempre maggior importanza della posizione, vennero assegnati al Passo Ombrettòla altri pezzi da 70 e 65 da montagna che furono sistemati in caverne lungo il crinale del Sasso Vernale. Il 27 giugno 1916 venne installata lassú anche una sezione fotoelettrica al comando del Tenente Lolli e successivamente del Tenente Ronchi.

Sul finire del mese di giugno erano in costruzione due tronchi successivi di teleferica tra il Rifugio Ombretta e il Passo Ombrettòla e sarebbero stati pronti tra breve. In attesa era stato riattato e allargato il sentiero che risaliva i vasti e ripidi ghiaioni della Val Ombrettòla, tanto che ben presto i muli poterono arrivare con il loro carico fin sul passo, con grande gioia degli alpini che lo presidiavano. Si stava poi tracciando e in parte gradinando a prezzo di gravoso lavoro di piccone e di mina, un sentiero che portava alla vetta del Sasso Vernale, munito di funi metalliche nei tratti piú pericolosi. Un altro ardito sentiero si stava ultimando lungo i roccioni strapiombanti sulla Valle Ombrettòla; esso era in parte ricavato nella viva roccia e in parte sospeso su passerelle sostenute da paletti di ferro infissi nel macigno e munite di corde scorrimano, e permetteva di raggiungere rapidamente e completamente al coperto la Cima di Ombretta.

Anche la difesa del Passo di Ombretta era stata potenziata: ai primi di giugno, infatti, fu dotata di una mitragliatrice e di una stazione fotoelettrica da 50 cm comandata dal Tenente del Genio Molinari, coadiuvato dall'Aspirante Enrico Rusca. In seguito un altro proiettore da 50 cm venne installato anche sulla Cima Ombretta di Mezzo. Il 17 giugno, una pattuglia ufficiali della 206ª compagnia scalava la quota 2.942, a ovest della Cima Ombretta Occidentale (quota 2.988) per accertare la possibilità e la convenienza di stabilirvi un nuovo posto avanzato permanente.

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