Col Ombert
Ottobre 1916
La mattina del 6 ottobre 1916, mentre sulla Costabella le truppe che avevano sostituito gli alpini facevano un
altro tentativo contro la forcelletta a est del Sass da Lastei, ebbe inizio la seconda parte dell'operazione, quella
contro il Col Ombèrt, che costituiva il caposaldo della linea austriaca di Val Contrín. Per facilitare l'accesso alla
vetta di questo corno roccioso, isolato e dominante, gli austriaci avevano fissato con arpioni nella roccia una serie
di scalette di ferro, per le quali i difensori si arrampicavano a ogni cambio di guardia. Non fortemente difeso sul
versante sud, ove precipita ripidissimo, era invece ben protetto sugli altri lati, con due linee fortificate verso la
Val Contrín e piú debolmente verso la Val S. Nicolò, dove però poteva contare sul massimo appoggio dell'artiglieria.
Sul versante della Val Contrín il terreno era stato sistemato con tre opere difensive collegate fra loro, alle quote
2.344, 2.233 e 2.115. Piccole trincee blindate, con qualche appostamento di mitragliatrice, serravano la testata della
valle. Sul versante di S. Nicolò, dal Col Ombèrt al Sass da Lastei, la linea difensiva sbarrava le provenienze della Cima
Cadina, della Forcella Tasca e del Vallone dell'Ombèrt. Si trattava in pratica di avamposti, con una seconda linea piú
forte facente caposaldo sul Vernardàis.
La vera difesa austriaca era però costituita dalla dorsale Col Ombèrt Sasso di Rocca, congiuntamente alle posizioni del
Sasso Negro e del Colàz. L'ordine di operazione del Colonnello Garibaldi
dava come primo obiettivo da raggiungere i Lastei di Contrín e successivamente il Col Ombèrt. In seguito era prevista
la immediata sistemazione della linea Lastei di S. Nicolò, da quota 2.302 a quota 2.376 sul Col Ombèrt.
Per l'attacco ai Lastei di Contrín era stato disposto che i reparti muovessero da diverse direzioni. Il nucleo piú forte,
uscendo dal Passo delle Cirelle, avrebbe dovuto avanzare aprendosi a ventaglio. Un reparto doveva tenersi sulle pendici
inferiori del Sasso Vernale, lungo il vecchio sentiero di fondo valle, per sbarrare da questo punto la valle. Altri due reparti
avrebbero, intanto, puntato sulle tre opere di sbarramento all'orlo del terrazzo, mentre un quarto reparto doveva occupare la
linea del Passo di Paschè, coprendosi nell'avvallamento del Do Col Ombèrt e impadronendosi di questo punto,
abbastanza accessibile dal lato italiano.
Un quinto reparto, infine, muovendo dal ghiaione sottostante la quota 2.793 e dalla Cima Cadina occidentale, e aggirando la
parete rocciosa di questa, aveva il compito d'impadronirsi delle posizioni del Paschè e del Col Ombèrt. Non appena
quest'ultimo reparto fosse stato sul punto di raggiungere il suo obiettivo, un sesto nucleo si sarebbe mosso dai ghiaioni
di Forcella Tasca, diretto a occupare l'orlo del terrazzo dei Lastei di S. Nicolò. I Lastei di S. Nicolò e di Contrín
potevano essere tenuti anche di giorno, data la particolarità del terreno pieno di spaccature e di massi che offrivano
una certa copertura.
Siccome gli austriaci avrebbero potuto rendere insostenibili le posizioni occupate dal primo reparto operante, battendole
dalla "Fortezza", era necessario che l'attacco si sviluppasse anche verso questo obiettivo e cioè da nord. Questo era il
compito affidato alle truppe del settore Ombretta-Seràuta, le quali (secondo l'ordine d'operazioni), occupate le posizioni
della "Fortezza", sarebbero dovute scendere in Val Rosalia per cercare di aggirare le posizioni austriache della Contrinhaus
e le pendici del Vernèl. Raggiunti questi obiettivi, esse avrebbero dovuto rafforzarsi sulle nuove posizioni, avendo però
cura di ridurre, per quanto possibile, il loro numero prima dell'alba. Infine, se l'operazione avesse avuto buon esito,
l'occupazione poteva essere estesa, nella notte successiva, alla linea Col Fersuòch - Varòs, in Val Contrín fino alle pendici
del Vernèl, e in Val S. Nicolò dal Col Fersuòch alla Cima dei Lastei e alla Costabella.
Quanto alle forze necessarie, l'ordine di operazione prevedeva che le forze attaccanti fossero concentrate nei seguenti punti:
al Passo delle Cirelle una compagnia con due plotoni di fanti, a Cima Cadina occidentale due plotoni di fanti e una squadra
di alpini, a Forcella Tasca due plotoni di fanti e una squadra di alpini. Per l'azione il comando disponeva, inoltre,
di una squadra del Genio, di una sezione mitragliatrici, di due bombarde da 240, di quattro bombarde da 58B, oltre che
della cooperazione di tutte le artiglierie di piccolo e di medio calibro della zona.
Le truppe a disposizione del comando settore Ombretta-Ombrettòla per questa azione erano le seguenti: due squadre del
II plotone d'alta montagna del 51° Alpi e quattro squadre di alpini della
206ª compagnia del Val Cordevole con due ufficiali subalterni.
Tre squadre del I plotone d'alta montagna del 51° dovevano essere adibite al trasporto e al rifornimento delle munizioni
e dei materiali necessari. Le artiglierie di Passo d'Ombretta e di Passo d'Ombrettòla erano pronte a entrare in azione
con una dotazione di seicento colpi per pezzo. Una mitragliatrice era in postazione al Passo d'Ombretta e altre due
erano piazzate alle quote 2.942 e 2.554. Un posto di medicazione era stato approntato al Passo d'Ombretta e un
altro al Rifugio Ombretta. A metà strada fra i due un posto di scambio per i portaferiti. Tutti i partecipanti
all'azione dovevano essere forniti di maschere antigas, di elmetto, di bombe a mano, di munizioni, e recare con
sé una coperta da campo e viveri di riserva per due giorni.
L'inizio dell'operazione, previsto per le ore 15:00 del 5 ottobre, venne prorogato di ventiquattr'ore. Il giorno 6,
alle ore 14:30, le bombarde aprivano improvvisamente il fuoco sulle posizioni nemiche del Paschè e del Col Ombèrt.
Seguirono piú tardi, nell'ultima ora di luce, tutte le artiglierie da montagna e da campagna piazzate fra la Cima
Colbelli e il Passo d'Ombretta.
Cessato il tiro delle bombarde e scesa la sera, i medi calibri iniziarono il tiro di sbarramento, dirigendo i loro
colpi sulle zone illuminate dai riflettori collocati alla Forcella dell'Uomo, alla Cima Colbelli, al Passo d'Ombrettòla,
alla Cima Ombretta di Mezzo e al Passo d'Ombretta. Entrarono allora in azione i fanti e gli alpini: i due plotoni di
Cima Cadina avanzarono rapidamente con la squadra di alpini, prendendo possesso della quota 2.422 e della selletta fra
il Col Paschè e lo sperone nord-ovest di Cima Cadina occidentale. In un secondo tempo, essi occuparono l'orlo dei
Lastei di S. Nicolò e le pendici meridionali del Col Ombèrt. Dei quattro plotoni che dovevano uscire dal Passo delle
Cirelle, i due di destra avanzarono senza essere contrastati fino all'estremità del Col Ombèrt, all'altezza del Rifugio
Contrín; i due di sinistra, invece, fortemente ostacolati dal tiro austriaco, riuscirono a raggiungere i Lastei di
Contrín, nel tratto fra la quota 2.233 e la quota 2.344, facendo fronte al Passo di Paschè. Il comandante della Zona
Nord inviò allora dal Passo delle Cirelle due plotoni di rincalzo, che puntarono decisamente verso il Col Ombèrt.
Nel frattempo anche le truppe dell'Ombretta-Seràuta erano uscite (ore 17:00) divise in due nuclei: sulla destra con
obiettivo la Fortezza il Sottotenente Bruno Conz con trenta alpini della 206ª compagnia e quindici fanti del 51°,
sulla sinistra il Sottotenente Giuseppe Enoch con quindici fanti del suo plotone d'alta montagna e quindici alpini,
avendo per obiettivo le difese del Rifugio Contrín.
Il reparto di destra, mentre cercava di attraversare il ripido vallone che scende dalla Forcella Marmolada, venne
immediatamente fatto segno a un nutrito tiro di fucileria e mitragliatrici, e al lancio di bombe a mano da parte dei
difensori della Forcella. Il reparto di sinistra riusciva, invece, a portarsi all'altezza dei reticolati della quota
2.143 di Val Rosalia. L'avanzata era fino allora proceduta un po' a rilento ma sicura, ora si doveva attendere per
conoscere gli sviluppi dell'azione sulla sinistra del settore.
L'attacco contro il Col Ombèrt non era dunque riuscito. E non soltanto l'obiettivo principale non era stato raggiunto,
ma, nel frattempo, gli austriaci avevano ricevuto rinforzi e resistevano sulle posizioni, mentre si era avuta qualche
irregolarità nel tiro delle bombarde. Qualche esitazione per cause non ancora note produsse una certa disorganizzazione
e costrinse gli italiani ad abbandonare la Forcella del Paschè. Il Capitano Alba del 51°, inviato con rinforzi per
rioccupare la selletta e girare il Paschè dal versante nord, si dilungò discendendo in Val Ombèrt, invece di seguire
le pendici occidentali della Cima Cadina.
Fu cosí che, avvicinandosi l'alba, il comandante dell'azione diede ordine di ripiegare sulle posizioni di partenza.
Alle ore 06:00 del giorno 7 ottobre i reparti della 206ª rientravano al Passo d'Ombretta: un'ora dopo il
Capitano Andreoletti abbandonava l'osservatorio di
Cima Ombretta e le trincee del passo, scendendo anch'egli al rifugio. Nella notte, col favore dell'oscurità,
rientrarono al Passo delle Cirelle anche il Capitano Carpi con i fucilieri della 1ª/51° ed i tredici alpini della
206ª, in un primo momento dati per dispersi.
Nei giorni successivi, le artiglierie austriache si accanirono contro le perdute posizioni della Costabella; anzi,
il giorno 9 tentarono anche di assalire le posizioni italiane di quota 2.723, ma senza successo. In ogni modo i
tiri austriaci, con ogni specie di armi, continuarono in tutto il settore Costabella e Ombretta, per tutto il mese
di ottobre.
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