Conquista della Costabella

Agosto - Ottobre 1916

All'inizio dell'autunno 1916 il «Nucleo Ferrari» che in agosto aveva conquistato il Cauriol e in settembre la Busa Alta, riprese le operazioni sulle Alpi di Fassa con il concorso delle truppe del IX Corpo d'Armata. Queste avevano il compito di eseguire energiche azioni dimostrative per impegnare gli austriaci, e da condursi a fondo qualora offrissero possibilità di successo. Gli obiettivi immediati erano i due importanti capisaldi della Cima di Costabella e del Col Ombèrt, che avrebbero dato il dominio sulla valle S. Nicolò.

La Cima di Costabella (m 2.759) è formata da un lungo crestone roccioso, alla cui estremità orientale si erge l'ardito corno del Sasso di Costabella. Verso nord sporge una crestina secondaria, con un doppio intaglio, che la unisce al Sass da Lastei. Verso est e verso ovest due ripiani la uniscono al Sasso di Costabella e alla Cima della Campagnaccia. La linea austriaca partiva dal Passo di S. Nicolò, saliva al Sass da Lastei e alla Cima di Costabella, continuava quindi lungo la cresta in direzione della Campagnaccia e del Passo Le Selle. Tutte queste posizioni erano munitissime. Sul rovescio della Costabella sorgeva addirittura un villaggio di baracche e di ricoveri in caverna.

Nel mese di agosto, su richiesta del Colonnello Peppino Garibaldi, il Capitano Andreoletti compilò uno studio sulla valle di S. Nicolò, sia dal punto di vista morfologico che sull'organizzazione della difesa austriaca. Un altro studio piú ampio e particolareggiato sulla zona era stato approntato sempre dallo stesso fin dal mese di maggio per il comando della brigata Alpi. In vista di queste progettate operazioni, il comando del IX Corpo d'Armata aveva dato una nuova sistemazione alle truppe della Val Cordevole:

  • - a sinistra la 17ª Divisione (settore Val Travignolo - Val S. Pellegrino);
  • - a destra la 18ª Divisione (settore Val Cordevole e Livinallongo);
  • - al centro un settore autonomo, direttamente dipendente dal Comando di Corpo d'Armata (Ombretta - Ombrettòla - Seràuta).
In relazione a questi, altri cambiamenti erano avvenuti nei comandi e nella dislocazione delle truppe nei vari sottosettori. Il comandante del Val Cordevole, Maggiore Olivo Sala, aveva lasciato il battaglione sin dal 29 agosto per passare ad altra zona del fronte, ed era stato sostituito dal Maggiore Luigi Nuvoloni, che sino allora aveva comandato la 266ª compagnia dello stesso battaglione.

Il Generale Adolfo Marchetti, comandante del IX Corpo d'Armata, che il 2 settembre aveva compiuto un nuovo sopralluogo al Passo d'Ombrettòla, il giorno 8 fece conoscere gli ordini per la nuova sistemazione delle truppe dell'Alto Cordevole. Per la zona della Marmolada le disposizioni erano le seguenti: "Il 3° reggimento bersaglieri (due battaglioni) si trasferirà in Val Pettorina, con un battaglione e il comando a Malga Ciapèla e con l'altro battaglione in regione Fedaia (compreso Sass del Mul). Al comando del capitano Andreoletti della 206ª compagnia saranno posti i presidi delle regioni Ombrettòla - Ombretta - Rifugio Ombretta Seràuta - Antermoia. All'uopo, la 206ª compagnia, oltre ai tre plotoni d'alta montagna del 51° fanteria, riceverà un congruo numero di complementi dal deposito del 7° reggimento alpini (“Belluno”). Il 51° fanteria (II battaglione) sostituirà il reggimento bersaglieri in regione Livine". L'ordine concludeva: "Le truppe della regione Pettorina e Ciamp d'Arei (3° bersaglieri e 206ª compagnia alpina) sono alle dirette dipendenze di questo comando".

Il 20 settembre, di ritorno dal Seràuta, dove si era recato per ispezionare le posizioni, il Capitano Andreoletti trovò la seguente comunicazione del comando del IX CdA: "Il comando della 4ª armata ha stabilito che si effettui al piú presto l'operazione già studiata dal colonnello Garibaldi, tendente a impadronirsi delle posizioni nemiche di Costabella e di Col Ombèrt". Il 25 settembre 1916, il capitano si recò pertanto a Fuchiade, in val S. Pellegrino, per conferire col colonnello comandante la Zona Nord di Val Biois, ed il giorno successivo rientrò al Rifugio Ombretta.
Da una decina di giorni era avvenuto il cambio tra la fanteria del 51° Reggimento ed i bersaglieri del 3° Reggimento nella zona di Fedaia: alle dipendenze del Capitano Andreoletti restavano invece all'Ombretta, con gli alpini della 206ª, i tre plotoni d'alta montagna, e al Seràuta la 12ª/51°, in attesa che il 3º Bersaglieri costituisse, a sua volta, due plotoni d'alta montagna, destinati a sostituire i fanti.
Nel settore Ombretta-Seràuta partivano ogni notte pattuglie di ricognizione verso la Val Contrín, e alla quota 2.554 sulla Vedretta del Vernale si lavorava per piazzarvi una mitragliatrice, destinata a battere d'infilata le posizioni austriache del Col Ombèrt. Veniva rafforzata anche la compagine degli ufficiali: il 26 settembre erano giunti all'Ombretta, infatti, altri quattro subalterni (fra cui il Sottotenente Domenico Zava e gli Aspiranti Scarduzio e Sansanelli) e un secondo ufficiale medico, il Sottotenente Antonini; poi, qualche giorno dopo, anche gli Aspiranti Bassot e Bogo. Finalmente il 3 ottobre arrivò al Rifugio Ombretta uno dei plotoni d'alta montagna di nuova formazione (3° bersaglieri), con ottantotto uomini e il Tenente Lazzarini, nonché un reparto di sessantatré uomini della Sanità, dieci dei quali furono subito dislocati al Passo d'Ombretta. I preparativi per l'ormai imminente battaglia si svolgevano soprattutto nella zona della Costabella, dove a mezzo di slitte appositamente costruite si trasportò un pezzo da 65 montagna a Cima Colbèl e due bombarde da 240 mm a Costabella. Nel frattempo, l'artiglieria italiana bombardava quotidianamente le posizioni e le retrovie austriache, aggiustando i suoi tiri. I pezzi austriaci (qualcuno si rivelava per la prima volta proprio in tale occasione) replicavano rabbiosamente. Dalla quota 3.187 della Marmolada la solita mitragliatrice sgranava con maggior frequenza le sue scariche sulle adiacenze del Rifugio Ombretta. Da poco si erano aggiunte due bombarde, postate l'una sulla Punta Penía e l'altra a quota 3.187 e, verso la fine di settembre, anche una terza sulla cresta fra la Punta Penía e la Forcella Marmolada. Questa bombarda tirava spesso sui posti avanzati di Passo d'Ombretta, con molto fracasso ma senza arrecare gravi danni. Nelle belle giornate volavano, molto alti nel cielo, alcuni aeroplani austriaci che svolgevano brevi giri di ricognizione, dileguandosi quasi sempre verso nord. Uno di essi - il 25 settembre dopo un volo sulle posizioni della Marmolada si dirigeva verso Alleghe lasciando cadere su baraccamenti militari degli spezzoni contenenti schegge d'acciaio.

L'azione prevista contro la Cima di Costabella fu intrapresa la mattina del 5 ottobre, ma la contemporanea azione contro il Col Ombèrt fu differita per ordini superiori, forse in attesa di conoscere l'esito della prima. L'azione era stata studiata e preparata con grande cura e con larghezza di mezzi: doveva essere eseguita dalla 266ª compagnia con il concorso della 1ª/81° Torino e della 10ª/XXV Bersaglieri. Il Tenente Francesco Barbieri, aiutante maggiore del Val Cordevole, che sulle Creste di Costabella aveva già dato tante prove di audacia e abilità, si era volontariamente offerto di guidare il reparto di sedici alpini destinato a condurre l'attacco alle agguerrite posizioni della vetta. Un altro nucleo di sei alpini era agli ordini del Sottotenente Giuseppe Lo Giudice. Questi uomini, scelti fra i migliori, ai quali era affidato il successo dell'impresa, rispondevano ai nomi di Adami, Da Rif Tiziano, De Mio Sante, Donatin, Candeago, Casanova, Faè Emanuele, Ganz Sebastiano, Ganz Silvio, Lucchetta Agostino, Pellegrinon, Roset Alberto, Sorarú, Zaccanini Attilio, Zandò Sante, ed i Sergenti Antò e Schiochet. Tutti furono mandati per tre giorni a riposo a Caviola in Val Biois: nel pomeriggio del 4 ottobre erano di ritorno all'Uomo della Campagnaccia, com'era stabilito.
Calata la sera del 4 ottobre, gli alpini, con alla testa il Barbieri, s'inerpicarono cauti e silenziosi per le rocce verso la cresta, raggiungendo uno dei posti avanzati, sul versante meridionale della Cima di Costabella. Qui sostarono in attesa dell'alba. Sulla posizione si trovavano con una mitragliatrice gli alpini della sezione già comandata dal Barbieri, ed egli si trattenne con essi per qualche tempo molto affabilmente come sempre. Nessuno riuscí a dormire sebbene molti si sentissero stanchi per l'intensa attività dei giorni precedenti. Tutti attendevano con trepida ansia l'ora dell'attacco. Intanto anche gli alpini del Sottotenente Lo Giudice, muovendo dall'Uomo della Campagnaccia e tenendosi al piede delle rocce, erano giunti inosservati alla base del canalone che saliva verso la Cima di Costabella, e vi si erano appiattati, aspettando l'alba.
Alle prime luci del giorno, gli alpini poterono distinguere e studiare da vicino, ancora inosservati, il piú avanzato piccolo posto austriaco e la prima trincea contro la quale dovevano operare. A un tratto, un razzo bianco si alzò nel cielo sul lato settentrionale del Sasso di Costabella: era il segnale convenuto per l'attacco. Tutte le artiglierie destinate a sostenere l'azione aprirono contemporaneamente il fuoco e subito reagirono le mitragliatrici austriache, con raffiche rabbiose in ogni direzione. Alle ore 08:00 entrarono in azione anche le bombarde da 58 e da 240 mm. L'aria fu presto piena di sibili e di schianti paurosi: proiettili d'ogni calibro s'incrociavano nell'aria e cadevano sulle trincee sconvolgendole. Dalla montagna le esplosioni staccavano grossi macigni che precipitavano a valle, accrescendo il fragore infernale. Nel momento in cui il fuoco delle bombarde e dei cannoni si fece piú preciso e intenso, sopraggiunse a folate un denso nebbione che avvolse ogni cosa, cosí che le artiglierie furono obbligate a rallentare il fuoco sugli obiettivi, limitando la loro attività al tiro d'interdizione. Verso le ore 11:15 la nebbia si diradò e le artiglierie poterono riprendere il fuoco, in modo da proteggere gli alpini che si apprestavano a compiere il primo balzo in avanti. In testa agli assaltatori c'era il Barbieri, il quale portava con sé un piccolo apparecchio telefonico da campo, duecento metri di cavo a tracolla e due bombe a mano attaccate alla cintura.
L'alpino Sebastiano Ganz di Falcade, che si trovava accanto al Barbieri in questa fase dell'assalto, cosí descrive i fatti: "Eravamo tutti pronti per l'azione. Ricordo che prima di cominciare il tenente Girardi ha portato una tazza di caffè al tenente Barbieri ma lui non l'ha voluto ed ha esclamato: 'Fra un'ora io sarò già morto!'. Poi ci siamo incamminati: il tenente Lo Giudice sotto il Sasso di Costabella, via per rocce su per il canalone di fronte al piccolo posto austriaco, mentre il Barbieri andò dritto per il sentiero. Un segnale per l'assalto! Gli austriaci non erano in molti a quel piccolo posto, non ricordo quanti di preciso ma credo quattro o cinque. Poi il Barbieri mi ha fatto schierare da solo sul costone della bocchetta nevosa. Egli era il comandante di tutti i soldati impegnati nell'azione, e il segnale l'ha dato lui, poi ha inviato un gruppo su per il camminamento. Il sergente Schiochet era in testa e al grido di Savoia! si sentiva il rimbombo della voce di Barbieri. Giunti fin sul colle della conca nevosa, il camminamento si presentò allo scoperto. Ricordo che in quel momento il Barbieri è stato colpito da una pallottola in pieno petto ed è caduto proprio vicino ai miei piedi: 'Avanti alpini, avanti!'. Poi abbiamo preso la trincea e catturato molti prigionieri. Quindi abbiamo saltato un muro che era alto circa due metri e abbiamo ancora preso altri prigionieri, all'imbocco del camminamento che portava al villaggio di baracche. Il sergente Schiochet ha dato una pugnalata alla guardia e l'ha uccisa. Lí abbiamo trovato due mitraglie, un pezzo di artiglieria e un mucchio di munizioni. Dopo un po' è arrivato il capitano Nuvoloni che ha mandato a riposo una squadra, ed a noi ha detto: 'Guardate ragazzi, qui siamo in un buco, bisogna prendere la cima, se no qui non possiamo restare'. Io, senza che nessuno mi dicesse niente, parto e vado su per la roccia seguito dall'alpino Agostino Lucchetta e da un certo Piero, che era stato degradato da sergente. Il capitano l'aveva messo con noi e gli aveva detto: 'Se ti va bene riavrai ancora i gradi da sergente'. Invece, poveretto, si è preso una pallottola al petto ed è morto. Io e Lucchetta - da soli abbiamo tenuto testa ai tedeschi sino all'arrivo degli altri, con il sergente Antò ed il caporalmaggiore Anno, che però avevano atteso la notte per salire a darci man forte".
Due plotoni, col comandante la compagnia, Tenente Costa, danno man forte, cosí che in breve tempo l'operazione può dirsi conclusa, con l'occupazione della Cima Costabella, della Conca, di quota 2723 e della Forcella di Lastei, dove viene trovato un cannoncino da montagna, smontato da un colpo di bombarda. Bilancio: 104 prigionieri, 6 mitragliatrici con abbondante munizionamento, un cannoncino e altro materiale. Nel cosiddetto «villaggio austriaco», vasto gruppo di baraccamenti per truppa e depositi di materiali, situato in posizione ben defilata dietro la quota 2.723, furono rinvenute grandi quantità di viveri in conserva, di calzature e d'indumenti: v'erano perfino una segheria e un'officina, in gran parte distrutte dal fuoco o sconvolte dalle granate.

Il comandante della zona Nord concludeva la sua relazione sul combattimento, con queste parole: "Il presidio delle nuove posizioni è attualmente tenuto da due plotoni di alpini, due plotoni bersaglieri e un plotone di fanteria. Intendo proseguire domattina le operazioni fra Cima Costabella e Sass da Lastei, e possibilmente spingerle fino al punto trigonometrico. Sarei sicuro di raggiungere questo obiettivo se mi fosse inviato un nuovo reparto di alpini, possibilmente della forza di una compagnia. Si procede al rafforzamento delle posizioni di sistemazione difensiva. Morale elevatissimo: tutti nessuno escluso si sono portati splendidamente".
Il tentativo di estendere l'occupazione venne ripetuto l'indomani senza la desiderata compagnia alpina, non potendosi pensare di sguarnire le posizioni dall'Ombrettòla al Seràuta dell'unico reparto alpino disponibile nella zona del IX CdA, ma durante la notte gli austriaci si erano rapidamente riavuti dalla dolorosa sorpresa del giorno innanzi e avevano ricevuto notevoli rinforzi, con i quali opposero un'accanita resistenza. La notte sul 6 ottobre, in seguito a ordini superiori, il comando del Val Cordevole con la 266ª compagnia, cedute le posizioni a reparti dell'82°, scese a riposo a Celat, continuando a inviare distaccamenti al Passo delle Cirelle, e alle quote 2.723 e 2.222.

< PrecedenteSuccessivo >