Attività in zona nord

Aprile - Agosto 1916

Nell'aprile del 1916, mentre le truppe della Marmolada erano duramente impegnate nelle operazioni contro il Seràuta, in Val S. Pellegrino la 266ª compagnia del Val Cordevole aveva continuato a rafforzare le sue posizioni lungo la cresta della Costabella, contro la quale gli austriaci si accanivano quasi giornalmente. Gli alpini lavoravano tutti di buona lena e avevano portato a termine opere notevoli. In questo periodo non si ebbero su tale fronte scontri di rilievo, salvo il 2 aprile, quando un pattuglione austriaco tentò di sorprendere gli avamposti del Sasso di Costabella, i quali però, appoggiati dalle mitragliatrici del Tenente Barbieri, respinsero l'attacco. Un bel colpo fu invece escogitato ed eseguito il 13 aprile dagli alpini della stessa compagnia: con un paziente e ben studiato uso di arpioni di ferro e corde manilla, essi riuscirono a sistemare un nuovo posto di cinque uomini sulla quota 2.885, tra la Forcella dell'Uomo e la Forcella Colbèl, consentendo di estendere il campo delle osservazioni sulle valli di S. Nicolò e di Contrín e la vigilanza sugli accessi alla Forcella del Cadinot.
Nei giorni seguenti gli austriaci, a loro volta, tentarono ripetutamente di avvicinarsi alle posizioni di Cima dell'Uomo e della Costabella, ma furono costretti a ritirarsi.
Analoga attività si svolse anche durante il mese di maggio: il giorno 13, durante un ennesimo attacco contro la Costabella, si constatò che gli austriaci, per la prima volta, avevano fatto uso di proiettili esplosivi. Un altro tentativo compiuto nella notte sul 17 per avvicinarsi alla Forcella Tasca fu respinto dagli alpini. L'indomani il Barbieri, in una ricognizione a Cima del Colbèl, si spingeva arditamente fino a circa metà della parete prospiciente la Cima di Costabella, allo scopo di studiare il terreno per una eventuale avanzata.

Anche in questo settore la sistemazione difensiva andava completandosi e perfezionandosi. Il 22 maggio furono trasportati e messi in postazione alle Cirelle due cannoncini da 42 mm e fu stabilito un nuovo posto di sei uomini alla Forcella del Ciadin, tra la Forcella dell'Alpino e la Forcella di Costabella. Un secondo posto avanzato fu sistemato sul ripiano sottostante la Cima Cadina Occidentale, in collegamento con altro dipendente dalle Cirelle. Anche in questa zona, quindi, alla fine di maggio l'occupazione italiana poteva contare nuovi posti di vigilanza.

Il 6 giugno, inoltre entrava in funzione una teleferica, collegante le cosiddette «Rocce Sud» della Costabella, agevolando notevolmente i rifornimenti degli alpini dislocati su quelle creste. In quei giorni, era stata sviluppata una piú intensa attività delle pattuglie ed un piú stretto collegamento con la 206ª compagnia che presidiava i Passi di Ombretta e Ombrettòla.
Alla fine di maggio l'estrema vetta della Marmolada, la Punta Penía, risultava occupata dagli austriaci, i quali avevano anche costituito lungo il suo costone occidentale (dov'era installata la cosiddetta "via ferrata") dei posti di vigilanza muniti di difese accessorie e di mezzi atti all'offesa. Una mitragliatrice era stata appostata sulla quota 3.166, e sul rovescio di tale posizione un continuo esplodere di mine faceva pensare che si stessero approntando dei ricoveri in caverna. Un'altra mitragliatrice si era fatta sentire dal ripiano sovrastante la quota 2.922, di questo costone roccioso. Da questi nuovi appostamenti sparavano quotidianamente sui posti italiani avanzati della Camorzera, del Costoncino e del Passo d'Ombretta, obbligando le vedette a tenersi ben defilate e costringendo gli italiani ad effettuare ogni movimento nel corso della notte. Sulla Forcella Marmolada era stata piazzata inoltre una terza mitragliatrice, che batteva gli accessi alla Val Contrín. Non sembrava invece occupata la cima del Piccolo Vernèl, sebbene un giorno si fosse scorta lassú, presso il segnale trigonometrico, una pattuglia in osservazione.
Apprestamenti difensivi si trovavano anche alle falde dei due Vernèl, verso la Val Contrín. Alla quota 2.708, sotto il Piccolo Vernèl, riparata da un roccione era stata scavata una trincea con appostamento per mitragliatrice o per cannone da montagna. La posizione era difesa da tre ordini di reticolati e comunicava, per un camminamento, con un ricovero retrostante, situato nei pressi della stazione superiore della teleferica. Sulla forcelletta che si apriva sotto il salto roccioso, tra la quota 2.708 e la quota 2.699 esisteva un'altra trincea con mitragliatrice e relativo reticolato, e un'altra ancora si trovava sulla quota 2.520, dalle quali gli austriaci sparavano principalmente contro il Passo d'Ombretta. Una serie di apprestamenti difensivi si notavano sulle posizioni circostanti il Rifugio Contrín, come a quota 3.212 e sullo sperone vicino a quota 2.176, e anche sul fondovalle, al Ciamp della Selva.
La difesa austriaca sulla sinistra della Val Contrín si appoggiava principalmente al caposaldo di Col Ombèrt. Sul cocuzzolo a nord della Cima Cadina Orientale una ridottina in muratura sorvegliava le provenienze dell'Ombrettòla e delle Cirelle. Il Passo di Paschè era difeso da un trincerone blindato per mitragliatrici, e un'altra postazione per mitraglia era sistemata sul costone a est della quota 2.560, raggiungibile per mezzo di una scala a pioli. Dalla stessa quota 2.560, sul rovescio della quale si scorgevano alcune baracche, partiva un camminamento che conduceva ad una ridotta fronteggiante i Lastei di Contrín, e che proseguiva sul costone del Col Ombèrt, dove si trovava altra trincea blindata, a nord-est della quota 2.344. Una terza e una quarta ridottina si trovavano alla quota 2.233 e al di là del costone dove c'era il sentiero che collegava i Lastei alle Pale delle Vacche e alla Busa. Altre opere difensive minori esistevano davanti alle già dette quote 2.202 e 2.219, sotto il salto roccioso del Col Ombèrt, al Ciamp della Selva, presso il Passo di S. Nicolò e all'estremità del Vernardais. Un cannone era piazzato in una caverna fra la quota 2.313 e il Vernardais stesso. A sud-est del Passo di S. Nicolò e a est della quota 2.363 sorgevano diversi baraccamenti: una strada incassata metteva in comunicazione il suddetto passo col Vernardais. Al passo medesimo giungeva infine la teleferica proveniente da Ciampei in Val S. Nicolò. Un altro cannone era sistemato in caverna fra le quote 3.430 e 2.454 del Varòs, sul rovescio del quale era stata pure tracciata una strada proveniente dal Passo di S. Nicolò e diretta al Sasso di Rocca, dove si trovava una batteria da 105. Due grandi riflettori, uno a Col Fersuòch e l'altro a est della quota 2.176, illuminavano durante la notte le posizioni italiane del Gruppo d'Ombretta. Un trenino a decauville era in funzione dal Col Fersuòch al Passo S. Nicolò.

Il 7 luglio, il comando della brigata Alpi avvertí i sottosettori dipendenti che il comando della 17ª Divisione, richiamandosi alle direttive già emanate dal Comando Supremo, aveva disposto che su tutto il proprio settore si dovessero intraprendere azioni offensive "limitate ma risolute, che dessero risultati utili per la ripresa della nostra avanzata". Per quanto riguardava direttamente la 206ª compagnia l'ordine si esprimeva in questi termini: "In regione Ombretta la compagnia alpini, traendo profitto dalla migliorata stagione, cercherà di estendere l'occupazione già esistente nel massiccio Cima Ombretta - Vernale, spingendo posti anche sulle difficili propaggini settentrionali della Cima Ombretta Occidentale, allo scopo di avere, se possibile, un piú diretto dominio di Contrinhaus. Il capitano Andreoletti riferirà in merito, per il solito tramite, a questo comando al piú presto".
In tale periodo, la 206ª compagnia aveva alle sue dipendenze altri reparti di fanteria, che, per l'occasione, avevano assunto la denominazione di plotoni d'alta montagna. Nei primi mesi del 1916, essi erano stati costituiti con soldati del 51° fanteria, e non differivano molto dal resto della truppa sia per quanto riguardava il loro equipaggiamento sia per le loro modeste attitudini alpinistiche. In ogni modo si adattarono abbastanza bene ai loro nuovi compiti, anzi i migliori riuscirono a farsi trasferire in modo piú o meno regolare alla 206ª compagnia. In seguito, nel periodo maggio-giugno 1916, erano stati costituiti altri reparti analoghi con soldati tratti dal 3° Reggimento Bersaglieri.

Il 19 luglio, secondo l'ordine impartitogli dal Maggiore Sala, comandante della zona Contrín, il Capitano Andreoletti si trasferí con il comando della compagnia al Passo d'Ombretta, per dirigere di lassú un'azione dimostrativa che doveva esser svolta alla testata delle valli di S. Nicolò e di Contrín, in concorso con le operazioni che la brigata Calabria doveva effettuare nel settore del Passo di S. Pellegrino. L'azione ebbe inizio l'indomani, 20 luglio, in tutta la zona, e si sviluppò soprattutto con violente e intense riprese di fuoco delle artiglierie. Dal Passo e dalla Cima Ombretta, dal Passo Ombrettòla e dal Passo delle Cirelle, i cannoni italiani continuarono a battere, per tutta la giornata, le posizioni di prima linea e le retrovie austriache, causando danni evidenti, fra i quali l'incendio di un grande deposito di materiali a Canazei. Per battere con piú diretta efficacia delle truppe austriache in movimento, avvistate nella Val S. Nicolò, vennero issati sulla Forcella Tasca i due pezzi da 42 mm del Passo delle Cirelle.
Gli austriaci reagirono con minor mordente del solito, forse perché pensavano (e a ragione) che si trattasse di un temporale passeggero. L'azione proseguí anche nella giornata del 21 e la 206ª compagnia vi concorse con talune pattuglie di combattimento, che si spinsero fin sotto le posizioni austriache per tenerle impegnate. Per ordine del comando di zona venne occupata anche la quota 2.554, a nord-ovest della Vedretta del Vernale, stabilendovi un presidio permanente. Questa attività dovette, alla fine, allarmare l'austriaco che, all'indomani, mandò alcuni aeroplani a sorvolare la zona. Nel complesso l'azione, che doveva svilupparsi dal Passo delle Cirelle e dalle Creste di Costabella, si svolse disorganicamente, con una serie di azioni scombinate, nel corso di tre successive e inutili giornate, finché al plotone della 206ª compagnia giunse l'ordine di rientrare alle posizioni di partenza.

Conclusasi senza alcun risultato concreto l'azione progettata dal Colonnello Peppino Garibaldi, le truppe della zona Contrín furono tolte, il 5 agosto, dalla dipendenza tattica del settore Val Biois e tornarono agli ordini della 18ª Divisione, il cui comandante, Generale Annichini, giunse (due giorni dopo) a rendere visita alla 206ª compagnia. Egli ispezionò accuratamente i passi Ombretta e Ombrettòla, interessandosi vivamente dei lavori già compiuti e di quelli in corso. In seguito a questa visita fu deciso di ritirare il presidio della quota 2.554, la cui occupazione veniva riconosciuta superflua, come aveva sempre sostenuto il Capitano Andreoletti.
Il 9 agosto, giunse sulle posizioni di Ombretta il Generale Saporiti, comandante della brigata Alpi, ed il 16 agosto arrivò anche il Generale Marchetti, comandante del IX Corpo d'Armata con il Colonnello Biancardi, suo capo di stato maggiore. Essi probabilmente volevano rendersi conto di come erano andate effettivamente le cose, e di chi era la responsabilità dell'insuccesso nell'azione del 20 luglio. Salvo questa infelice parentesi, l'attività bellica continuò a essere piuttosto limitata. In tale settore, come su tutti quelli d'alta montagna, era venuta a crearsi una situazione rigida e pressoché stabilizzata, per cui qualsiasi movimento non poteva essere che molto limitato. Un ipotetico attacco, come la recente esperienza aveva dimostrato, non avrebbe conseguito altro risultato che quello di strappare pochi metri di terreno o una quota di nessuna importanza, senza poter aprire una vera breccia nella barriera ormai salda delle difese austriache.

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