Gli streifkommando Denzel e Barborka
Luglio 1915
Data la forte presenza di truppe in Val Travenanzes, alcuni comandi austriaci iniziarono a covare
la speranza di conquistare anche la Tofana II e III (in mano agli italiani) ma soprattutto la
Tofana I (che era ancora "neutra"); anche in questo caso le osservazioni del gen.
Krafft e del magg. Willisen
valsero ad arrestare almeno temporaneamente la prevista azione.
Ma il progetto riprese corpo e così tra i corpi di truppa a disposizione si scelsero i migliori
alpinisti che vennero equipaggiati e raggruppati in reparti di 80/100 uomini. Vennero indicati dai
tedeschi come Alpine Patrullenkommandos, mentre gli austriaci li chiamavano Alpine
Streifkommandos, poi Alpine Detachements ed infine Hochgebrigskompanien, numerate
progressivamente.
Il 19 luglio la 1° Jäger Brigade mette a disposizione del magg.
Spiegel un comando di pattuglie agli
ordini del tenente di complemento Denzel (3° Jäger), formato da:
- 2 sergenti maggiori;
- 36 uomini del III sciatori;
- 39 uomini del I sciatori;
- 4 uomini del II Jäger.
Obiettivo era la conquista della Tofana I e l'attacco alla Tofana II, al fine di disimpegnare il
presidio di Forcella Fontana Negra. Infine si doveva tentare un attacco ai posti di vedetta
italiani sulla Tofana III e per ultimo tentare un colpo di mano contro l'artiglieria italiana di
q.2893.
Il 20 luglio il comando giunge in Val Travenanzes e nella notte successiva spedisce delle
pattuglie a scalare la Tofana I. Il serg. Bauer con 7 uomini parte alle 2 dal rifugio
Wolf-Glanvell, sale la scala del Minighel e si dirige verso il rifugio Tofana; viene però scorto
dagli italiani e costretto a fermarsi. Un'altra pattuglia (caporale
Stark con 4 uomini) inizia
alle 21 l'ascesa per la parte nord-occidentale (già effettuata il 17 luglio da una pattuglia
di jäger al comando di Oppel).
Il 22 luglio la prima pattuglia a giungere in cima è quella del Bauer (verso le 6),
seguita dalla pattuglia Stark alle 11. In un secondo tempo per l'occupazione venne utilizzato un
sentiero a gradini (serg. Neubert) che partiva da Fontana Negra e passava davanti a Punta Marietta
(quella che oggi è la cosiddetta "via normale" di salita alla Tofana di Rozes).
Da allora in poi la Tofana fu presidiata da 3 posti avanzati. Dapprima ogni 48 ore, poi ogni 24,
infine 2 volte al giorno, circa 10/12 uomini agli ordini di un sottufficiale scendevano nella
valle. Alle 24 avveniva il cambio; 3 uomini rimanevano sulla cima, 3/4 sull'anticima (Höhlenposten)
mentre i restanti con il sottufficiale si portavano 150 metri sotto, nella Scharfschützenstand.
Nonostante le enormi difficoltà (tutte le posizioni erano prive di ripari sicuri e stabili), il
25 luglio gli jäger respinsero una pattuglia italiana che aveva quasi raggiunto la cima.
Il Patrullenkommando Denzel effetuò altre ricognizioni (in zona Kanzelgeschütz, Tofana III) ma venne falcidiato da congeeffetlamenti e malattie, tanto che il 14 agosto venne sostituito dallo Streifkommando 2 (ten. Bruckner) cui un mese dopo venne assegnato il cap. Zeyer (III Landesschützen). Quasi contemporaneamente venne allestito anche lo Streifkommando 1 destinato a tenere sgombre le pendici della Tofana III ed a conquistare la cresta montuosa compresa tra questa e Forcella Fiorenza. Al comando fu posto il cap. Barborka (III Landesschützen) con alle dipendenze 3 ufficiali ed 80 uomini provenienti da 18 corpi diversi. Un plotone (s.ten. Burtscher), partì il 28 luglio da La Villa portandosi dietro viveri per 6 giorni e 160 cartucce a testa ed una volta giunto allo sbarramento di Fanes riceve l'ordine di occupare Lorto (Grüne Kuppe, q.2190). La notte successiva 12 volontari (cad. Koch) si offrono per l'esplorazione del cocuzzolo e là sorprendono un ufficiale e 14 uomini del 23° Fanteria Como. Ma altri italiani aprono il fuoco ed uccidono il cad. Koch ed il caporale Demenego; l'altura viene poi occupata dagli alpini del cap. Baccon.
La colonna Barborka passò quindi a presidiare le pendici nord occidentali della Tofana III con avamposti attorno a q.2394: il capitano venne ripetutamente sollecitato dai comandi alla conquista della Tofana III ma non ritenne possibile l'azione richiestagli. "Non mancanza di ardimento o di spirito d'iniziativa, ma motivi più che ragionevoli e l'esatta cognizione dei rischi inerenti a una tale impresa lo indussero ad agire così. Egli era bensì persuaso che sarebbe riuscito a sorprendere colà, prima o poi, il nemico, quantunque anche questo fosse un punto discutibile; ma non intravvedeva alcuna possibilità di effettuare, con quei sentieri da capre, il rifornimento di uomini e mezzi sull'altura. Prevedeva inoltre che durante l'inverno le difficoltà del presidio si sarebbero raddoppiate, a causa delle nevi e delle valanghe. Per ultimo, non voleva puntare le artiglierie su Cortina, i cui abitanti militavano in gran numero nel suo reparto. (G. Burtscher="
Successivamente le opinioni del Barborka vennero confermate dal cap. Paulke e dal gen. Krafft stesso. Comunque riuscì a mantenere il controllo della zona per tutta la durata della guerra.
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