Azioni austriache
Giugno 1916
I comandi italiani ritengono prossimo un grande attacco austriaco, dato che l'offensiva nel
Trentino è stata arrestata; per questo motivo un plotone della 106ª ed una sezione mitragliatrici
vengono chiamate di rinforzo al Castelletto.
Nella note tra il 3 e 4 giugno una decina di uomini si posizionano a guardia del Camino
dei Cappelli assieme a Tissi stesso: data
l'altissima tensione, vengono sparati colpi a caso nel buio e lo stesso Tissi rimane ferito; verrà sostituito dall'aspirante Cadorin.
L'8 giugno gli italiani aprono una feritoia nelle rocce, circa 10 metri sopra e davanti alla
posizione austriaca. Subito una mitragliatrice austriaca piazzò alcuni colpi nella feritoia stessa,
in modo da dissuadere gli italiani dall'utilizzarla.
Il 9 giugno due drappelli di zappatori, guidati dall'alf. Schneeberger e protetti dalla nebbia si arrampicano fino a quel foro e vi gettano una bomba a mano; gli italiani la ributtano subito fuori e riescono anche ad impedire che vi venga gettato un barilotto. Gli ulteriori tentativi austriaci di allargare la fessura (circa ¼ di metro quadrato) per calarsi all'interno vengono resi vani dalla roccia e dalla posizione stessa; si tentò perfino con un cannone che il giorno 11 (al comando del cap. Pampichler) giunse in posizione ma gli italiani si affrettarono a chiudere la feritoia.
Nel frattempo l'alf. Schneeberger ed
il caporale Schatz effettuavano di notte delle ricognizioni sopra quel posto: durante una di queste
scoprirono un ricovero italiano ed il giorno dopo (probabilmente il 12 giugno) vi fecero
ritorno armati di pistola ma l'alpino di guardia riuscì a scappare e a dare l'allarme in quanto il
caporale Pichler non aveva tolto la sicura dalla sua pistola. Gli italiani provvedono a rinforzare
il presidio che così arriva a 10 uomini più un caporale, coadiuvati da un ufficiale che raggiunge
la posizione durante le notti.
Il cap. Raschin decise allora per un
attacco al Nido Roccioso (Felsennest, sopra il Camino dei Cappelli); nel pomeriggio del
14 giugno (verso le 18:00), sotto una bufera di neve e nebbia la squadra d'assalto (alf.
Schneeberger, caporale Schatz, 14
jäger e 2 zappatori, mentre secondo il Pieri
si tratta di 30 uomini) inizia l'attacco. Vengono però accolti dal vivace fuoco degli italiani che
nel frattempo avevano rinforzato il posto. Tuttavia gli alpini ebbero la peggio ed un caporale fu
catturato assieme ad altri due uomini (il bilancio del
Pieri è di 6 alpini feriti, un morto ed un
caporale prigioniero; i restanti tre si difesero come poterono, dopodichè scapparono lungo il
canalone ed avvisarono il comando di zona). Due austriaci (Skalka e Hutter) si spinsero fino allo
Scudo contro il quale tirarono alcune bombe a mano prima di ritrarsi in tutta fretta.
Il posto fu occupato dagli austriaci ma l'artiglieria delle Cinque Torri non dava tregua cosi
l'occupazione venne spostata mentre un tentativo italiano veniva respinto con l'ausilio
dell'artiglieria e di un cannoncino da 37 mm. Alla fine la posizione rimarrà "terra di nessuno".
L'azione valse a Schneeberger la
medaglia d'oro.
La maggiore preoccupazione da parte italiana è che lo Scudo faccia la stessa fine del Camino dei
Cappelli; si decide dunque di sistemare in caverna la posizione, mentre per rafforzare la vigilanza
in tutta l'area viene mandato il s.ten. Cavalli del
Pieve di Cadore (passato alle cronache per la
conquista della cima del Cristallo). Anche
Malvezzi concede per i lavori 8 minatori
che in 10 giorni costruiscono una galleria a 'Y': in un ramo si apre una feritoia per un
lanciabombe Thèvenot con una riserva di 400 colpi.
Gli austriaci piazzano tre pezzi da montagna sul rovescio del Castelletto, allo scopo di
controbattere l'artiglieria italiana delle Cinque Torri. Inoltre fra le rocce a 250 metri sopra lo
Scudo costruiscono una baracca con 12 uomini, il cui scopo poteva essere quello di gettare bombe a
mano sulla posizione italiana e contestualmente impedire la riconquista italiana del Camino dei
Cappelli.
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