Preparativi per l'attacco italiano di fine luglio
11-29 Luglio 1916
Dopo l'esplosione il cap. Raschin
abbandonò gradatamente la linea avanzata sul limite nord del Castelletto e attorno al Sasso
Spaccato lasciando solo pochi posti di vedetta per ingannare gli italiani. Vennero inoltre inviati
consistenti rinforzi (le forze in zona raggiunsero la consistenza di un reggimento) tra i quali:
- la 20ª compagnia della Landes Infanterie Reserve 37
- mezza compagnia della Landes Infanterie Reserve 5
- 2 compagnie del 162° Landstürm (ten. Minkus e Sulzenbacher)
- l'Alpinen Detachement 14 bosniaco (ten. Zajicek)
- mitraglieri e zappatori
La notte sul 15 luglio il ten. Carugati,
partendo dal Masarè, sale di nuovo a q.2905 per lasciarvi 10 alpini nel posto ex-austriaco occupato
il giorno 9 da lui stesso. Nel frattempo il gen.
Tarditi richiama il ten.
Carugati che è andato a parlare con il
cap. Slaviero (incaricato di sgomberare
il Trincerone Verde del Masarè) per concertare l'azione. Gli Alti Comandi temono che la Nemesis si
possa trasformare in un nuovo Castelletto; l'assisllo maggiore è la via utilizzata dagli austriaci
per salire sulla Nemesis, che nessuno riesce ad individuare.
Carugati ipotizza un accesso dal Masarè
basso ("Mangio un mulo vivo, ferrato e bardato se di lì non si passa") anche se l'opinione
comune è che non sia possibile.
Il 18 luglio la situazione dei presidi avanzati era di 14 uomini sulla III Guglia e 22 sul
Sasso Spaccato tutti con l'ordine di ritirata di fronte ad un attacco italiano. Nel frattempo il
ten. Lochner (dei Pionieri) approntava nuove linee e punti di appoggio sulle pendici del Grande
Lagazuoi (Gasserdepot) e del gruppo del Fanis. Vicino agli italiani fu invece allestita una linea
mobile (che passò alla storia come il "sacco di Val Travenanzes") alla quale si lavorava
solo di notte, disponendo, anzichè i tradizionali cavalli di Frisia, paletti d'inciampo a
tagliola.
A disposizione del V Gruppo Alpino vengono messi anche il battaglione
Pieve di Cadore e temporaneamente anche un
battaglione dell'82° fanteria Torino. L'azione decisa
dal comando del settore ha come obbiettivo lo sfondamento della linea avanzata austriaca e
l'occupazione di Forcella Grande. Il piano è redatto dal magg. Grandolfi e dal cap.
Baccon e prevede l'utilizzo di
4 colonne:
1. Colonna Sirchia composta dal III/45°
Reggio e dal
Val Chisone
2. Colonna Grandolfi col
Monte Pelmo e
Monte Albergian
3. Colonna Celoria con il Belluno ed il
Monte Antelao
4. Colonna Pieve di Cadore
La fase iniziale deve consistere nell'occupazione dello sbarramento alla base del canalone tra
Tofana I e Castelletto ad opera della 96ª e 151ª del
Monte Antelao con 2 sezioni mitragliatrici;
dopodichè tutte le colonne dovranno attaccare in massa
1. da Cima Falzarego contro il trincerone antistante e forcella Travenanzes allo scopo di
richiamare ingenti forze austriache;
2. da Cima Bos contro le trincee di Val Travenanzes e Forcella Grande;
3. da Forcella Bos - Castelletto contro le stesse trincee della colonna 2 e contro la linea Fanis - Cavallo con il Belluno a sinistra e la 96ª a destra;
4. contro il Masarè
Il Grandolfi (coadiuvato dal Neri) aveva
il comando delle due colonne centrali le quali, una volta padrone della linea di cresta, avrebbero
dovuto piegare a sinistra per avvolgere i due Lagazuoi; la colonna Sirchia a quel punto doveva
puntare contro Forcella Grande e lanciare pattuglie sul retro dello sbarramento di Valparola.
Il 25 luglio a Vervei il col.
Tarditi, riuniti tutti gli ufficiali
del Gruppo, illustra il piano e conclude dicendo:
Il cap. Rossi partirà dallo sbocco della
galleria del Castelletto alle ore 22; discenderà in Val Travenanzes; rimuoverà gli ostacoli che
troverà; invierà allora un reparto alle spalle del Sasso Misterioso; toglierà di mezzo
quest'ostacolo, e finalmente avvertirà le truppe di Col dei Bos che potranno tranquillamente
oltrepassare il Colle e discendere in Val Travenanzes per risalire poi alla cresta
Cavallo - Castello; il cap. Rossi, quando
tutti i reparti gli saranno passati davanti, lascerà le sue posizioni e si dirigerà verso
Forcella Fanis. Il cap. Rossi farà tutta
l'azione preventiva; se non riuscirà la sua azione, nulla si farà; se la sua azione riuscirà,
egli farà da "portinaio": vi aprirà le porte e voi entrerete decisamente.
La difesa austriaca (Sackstellung) si sviluppava a sua volta su tre linee:
1. la linea avanzata del Sasso Misterioso
- di fronte a Cima Falzarego e Cima Bos 3 plotoni di Landstürm
- a Forcella Bos 3 posti (Sasso Triangolare, Sasso Misterioso, piedi del Castelletto) da 5
uomini
- nel canalone Tofana - Castelletto 6 uomini con 2 lanciabombe
- al Masarè 1 compagnia di Landstürm
2. la linea Lagazuoi - Tofana (appena terminata)
- a ridosso della Tofana un plotone della Streifkompanie 6
- nella trincea a sbarramento della valle l'Alpinen Detachement 10 Bosniaco (ten.
Zajicek, s.ten. Grünwald, Loczka e Suchanek) e dietro un plotone della Streifkompanie 6 (s.ten.
Ritter)
- sulle pendici del Grande Lagazuoi un plotone della Streifkompanie 6 ed uno del 167°
Landstürm (alf. Winkler) all'altezza del Sasso Triangolare ed altri tre al Gasserdepot (ten.
Obrist)
3. la linea di Forcella Grande
- ai piedi della Torre Fanis una compagnia di Landstürm
- a Forcella Grande due compagnie del 162° Landstürm (ten. Von Minkus e Sulzenbacher), due
plotoni di zappatori ed un plotone di Kaiserjäger
- sulle creste del Lagazuoi un plotone e due compagnie di Landstürm
A partire dal 19 luglio l'artiglieria italiana inizia dei concentramenti di fuoco saltuari
su diversi punti della difesa austriaca e di notte le pattuglie verificano gli effetti del tiro.
Il 29 luglio dalle 7 il fuoco dell'artiglieria italiana divenne violento e si placò solo alle 17.
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