Il Fortilizio N. 10

17-21 ottobre 1915

Il 59° Calabria (a sinistra) deve attaccare il tratto Forte La Corte - Monte Sief, sul quale si trovano 10 opere fortificate suddivise in 4 gruppi: il primo comprende il Forte La Corte e le opere adiacenti. Il secondo è presso il paese di Laste e comprende 3 ridotte ed un trinceramento. Il terzo, con tre opere, sorge su nude rocce praticamente inaccessibili. Il quarto, comprendente un trinceramento ed una ridotta (nota come "Fortilizio N.10"), si spinge fin contro la parete del Col di Lana, dove questa si unisce al Sief.

Difese Col di Lana
Le difese del Col di Lana (Da V. Schemfil - "Col di Lana")

Le 10 compagnie del reggimento vennero suddivise in 4 colonne di 2 compagnie ciascuna. L'artiglieria ha lo scopo di sostenere l'azione delle fanterie, battendo gli obiettivi verso cui avanzeranno le colonne; osserva però il Mezzetti che: "conseguiva a tale scaglionamento in profondità di comandi e di mezzi una grave difficoltà per ottenere il tempestivo intervento dell'artiglieria in appoggio di quelle colonne i cui comandanti ne avessero inteso il bisogno."
Alla IV colonna (cap. Mezzetti) viene affidata anche una sezione di cannoncini da 42 ed una di mitragliatrici in quanto si ritenne che avesse il compito più arduo. Così il Mezzetti: "Il 17 ottobre, verso le 18, dal comandante delle due colonne di destra ricevetti l'ordine di assumere il comando della IV colonna che si sarebbe mossa la sera stessa e che si sarebbe formata strada facendo, ma con 3 compagnie invece di 4. L'ordine, dato quasi di sorpresa secondo un criterio seguito in quel periodo, rendeva difficile l'intendermi bene con i miei colleghi e impossibile porre in atto alcune di quelle 'operazioni preliminari' che pure erano state giustamente previste nello studio."
Alle 23 il Mezzetti si muove con la sua compagnia da Salesei ed alle prime ore del 18 ottobre raggiunge il margine sud-ovest del Costone di Brenta, ove si rafforza in attesa del resto della colonna. Alle 13 del 18 la colonna d'assalto formata dalla 7ª e dalla 12ª si avventa contro la posizione, sostenuta dal fuoco della 11ª. Nel frattempo, alle 6, era iniziata anche l'azione dell'artiglieria: "[...] a sostenerlo i pezzi non furono molti: una batteria da campagna con 2 soli pezzi da Salesei di Sotto, bombardò i ridottini bianchi n.6-7 e il Fortilizio N.10, sparando un colpo ogni 10 minuti. Alle 10 un'altra batteria da campagna, frazionata in due sezioni, piuttosto lontane fra loro, aprì il fuoco contro gli altri trinceramenti del Sief."
Alle prime ore del 19 ottobre, la IV colonna riceve l'ordine di proseguire la marcia verso il Vallone del Sief, lasciando le posizioni alla 6ª compagnia; la 7ª si schierò sulla destra, la 12ª a sinistra e la 2ª in riserva. Riescono a giungere inosservate fino a 500 metri dalle posizioni austriache e si rafforzano, mentre la 6ª (cap. Giglioli) tiene occupati i difensori della cima. Alle 13 giunge anche la sezione mitragliatrici del s.ten. Giannotti che si dispone per battere i camminamenti. "Poco dopo, circa le 17, fu attratta da movimenti nella trincea nemica. Mi rivolsi al sottotenente Giannotti, che trovavasi presso di me, per invitarlo ad osservare quanto avveniva. L'ufficiale, solitamente di umore giocondo e vivace, erasi fatto improvvisamente triste e scorsi qualche lacrima che gli bagnava il ciglio. Gli chiesi quasi scherzosamente: 'Ma che fa tenente?'. Si riprese subito e mi rispose: 'Pensavo ai miei', e si rifece allegro. Gli dissi ancora di far quietare la sezione che si faceva un po' sentire e scesi ad ispezionare la linea. Pochi minuti dopo un violentissimo fuoco d'artiglieria investì la zona boscosa che occupavamo, ma non avendo il nemico potuto precisare la nostra posizione ed avendo ormai la truppa imparato a defilarsi e coprirsi, ci fece lievi danni. C'inflisse però una perdita assai dolorosa: una delle prime cannonate troncò netto il capo al comandante della sezione mitragliatrici. Il sergente maggiore Romanatto, visto cadere l'ufficiale, ne raccolse tra le braccia il tronco e, correndo come un folle, lo trasportò verso il posto di medicazione. [...] Il giovane ufficiale aveva presentito, con impressionante intensità, la sua imminente fine."
Per quanto riguarda le altre colonne, la III non riuscì a progredire perchè gli austriaci incendiarono il paese di Sief; la II avanzò verso i ridottini di Laste, mentre la I si spinse fin dentro l'abbattuta davanti al forte La Corte ed iniziò il brillamento delle mine sepolte davanti ai reticolati. "Grazie all'abnegazione di un ufficiale del Genio, che restò ferito, e di alcuni soldati vennero fatte brillare 5 mine, ma molte altre ne restavano. Si tentò allora di inviare su quel terreno insidioso alcuni asinelli, ma questi, confermando il buonsenso di cui è dotata la loro specie, non ne vollero in alcun modo sapere e la piccola avanguardia asinina, appena sbucata dal bosco si arrestò, odorò il vento infido e si disperse ragliando dando luogo a comici episodi che pure in quei tragici momenti esilararono la truppa."
Nella notte tra il 19 ed il 20 ottobre, dalle 21 alle 24, gli austriaci bersagliano i fanti italiani con fucili, mitragliatrici, lanciabombe e cannoni di ogni calibro. Il 20, la IV colonna viene completata dall'arrivo della 6ª; la 7ª e la 12ª valicano il Vallone del Sief, mentre la 2ª rimane nelle vecchie posizioni e la 6ª si dispone sulla destra. Durante la sera, dopo aver ricevuto due comunicazioni di encomio, giunge l'ordine di attaccare il Fortilizio N.10 ed il Mezzetti scrive al comandante delle altre colonne che ritiene necessario il loro concorso, per non rischiare di trovarsi scoperto. Anche l'artiglieria italiana inizia a battere il Fortilizio, ma con scarso esito; inoltre, la sezione di cannoncini da 42 non riesce a portarsi in posizione utile per poter aprire il fuoco, tanto che "dal mio piccolo osservatorio avevo potuto seguire la manovra di due nemici che in cappottone azzurro ed elmo a chiodo, da un appostamento posto dietro il fortino, con tutta flemma rimettevano in batteria una mitragliatrice non appena i nostri pezzi tacevano. Provai a farli abbattere da qualche tiratore, non vi riuscimmo. Fu quella una delle tante volte nelle quali sperimentai il danno di non avere qualcuno di quegli infallibili tiratori che abbondavano invece fra i nemici o, quanto meno, di non poter disporre di fucile a cannocchiale e cavalletto."
Si tentò di incendiare l'abbattuta con delle granate incendiarie ma anche questa azione risultò inefficace. Alle 10 del mattino scatta l'attacco organizzato su 5 colonne: alle 10.05 brillano i tubi di gelatina, poi i tagliafili allargano le brecce nei reticolati per l'irruzione della prima ondata che travolge le difese e conquista il Fortilizio; ma gli austriaci iniziano a bombardare il fianco destro ed il tergo della colonna con i pezzi da 150 del Cherz. Inoltre dalle rocce sulla destra, gli austriaci tentano di aggirare gli italiani che si erano infiltrati nei camminamenti. Le perdite della 7ª e 12ª furono di 105 e 80 unità (su 270 totali). Un intero plotone della 6ª,inviato sul fianco destro, venne interamente perso tra morti e prigionieri. Lamenta il Mezzetti che: "Nonostante l'eroismo degli ufficiali e della truppa l'attacco fu mancato soprattutto:
per il fuoco dell'artiglieria e delle mitragliatrici del nemico [...]
per lo scarso risultato del nostro tiro di demolizione [...]
per il mancato attacco delle altre colonne [...]
per l'insufficienza della forza rispetto all'obiettivo. [...]
Le cause minori dell'insuccesso furono:
un'imperfetta fusione di tutti gli elementi della colonna;
la mancanza di artiglieria posta agli ordini diretti del comandante della colonna [...]
il deficiente armamento nostro rispetto a quello del nemico [...]
l'impossibilità di controbattere e parare le offese [...]
la stanchezza della truppa, spossata da 5 mesi di continua trincea e che aveva subito, in 3 giorni, ben quattro bombardamenti.
"

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