Contrattacchi austriaci contro Punta Berrino
Ottobre 1915
Il presidio di Punta Berrino effettuava il cambio ogni 3 giorni.
Nella notte sul 22 ottobre salì in linea la 230ª in sostituzione della 229ª, per restarci
fino alla sera del 25 ottobre. Il comandante, cap.
Berrino, si rese conto della gravità
della situazione e per aver tempo per rafforzare la ridotta, interruppe ogni azione offensiva. Ma
le azioni austriache si intensificarono.
La mattina del 25 ottobre tra le 9.30 e le 11 la Cengia veniva sottoposta ad un intenso
bombardamento; al termine di questo il Martini
telefonava al Berrino che stava per
tornare all'OdC 34 di Pocol per completare un
intervento. Ma alle 12 da tutte le posizioni austriache (La Prua, Forcella Lagazuoi, Muraglia
Rocciosa, e q.2668 dell'Antima) si scatenava un intenso fuoco di fucili e mitragliatrici contro
Punta Berrino. L'artiglieria austriaca danneggiò le due mitragliatrici, distrusse la linea
telefonica ed uccise il cap. Berrino.
Nell'azione dei difensori si distinsero il s.ten.
Malattia (sezione
mitragliatrici del Belluno), il maresciallo
Damaso ed il cap.
Masini (comandante della 229ª); alla fine
si contarono 10 morti e 20 feriti.
La calma ritornò alle 13.30 e si potè provvedere allo sgombero delle salme e dei feriti; solo la
salma del cap. Berrino venne portata a
braccia mentre tutte le altre vennero calate dentro sacchi di tela o canapa, inclusi alcuni feriti,
data la difficoltà della discesa.
Alle 13 il Martini venne informato che la situazione era critica: recatosi in Val Costeana presso
la trincea bassa, gli viene suggerito dagli ufficiali del 45° di muoversi la notte per evitare i
tiratori, ma decide di partire ugualmente e passare fuori dal sentiero usuale. Venne comunque fatto
oggetto di alcuni colpi, ma in mezz'ora giunse al canalino di accesso a Punta Berrino, dove stava
il posto di medicazione della 230ª (ten. Ravasi). Alle 14.30 giunse nella ridottina sconvolta. Qui
si diede subito da fare per riattare la linea telefonica, intensificare il trasporto dei sacchetti
di terra e di grossi tronchi per la copertura. Quando scese, si recò del comandante del 7° Alpini
(alla base del Canalone Falzarego) che gli assicurò che, per potersi meglio concentrare sulla
difesa della Cengia, avrebbe posto Punta Berrino alle dipendenze del
Belluno.
Nella notte del 27 ottobre gli austriaci (un distaccamento del 1° Kaiserjäger), favoriti dalla nebbia e della neve oltre che della mancanza di reticolati italiani, giunsero a pochi metri dalle vedette italiane che però reagirono prontamente; nel corso della sparatoria una bomba già innescata sfuggì di mano all'alf. Öllacher (probabilmente perchè colpito ad un omero) e ciò creò confusione negli attaccanti che iniziarono a spararsi tra di loro, agevolando in tal modo la difesa (affidata al s.ten. Pieri) da parte degli alpini. Lo stesso alfiere morirà il 30 ottobre, in seguito alle ferite riportate nel tentativo di attacco: da quel momento gli austriaci battezzarono la posizione italiana col nome di Öllacherstellung. A tutt'oggi la cima viene spesso indicata col nome di Punta Berrino-Öllacher.
I vari comandanti che si succedettero in quella posizione, cercarono di sistemarla nel modo migliore. Il primo ad ottenere buoni risultati fu il cap. Brida della 79ª ( Belluno) che ci rimase per 20 giorni nell'aprile del 1916. In questi giorni venne abbozzato un primo scavo dal quale si partì per costruire la galleria che si sviluppava sotto la cima, munita di aperture e ferite sui quattro lati. L'unico accesso dal fondovalle era uno stretto e ripido canalone: solo nel febbraio del 1917 gli alpini del Val Chisone vi impiantarono una teleferica a mano. Inoltre un reparto del 45° guidato dal cap. Masini costruì ed attrezzò un sentiero di arroccamento dalla base del canalone fino a Punta Berrino.
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